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Sanità/PNRR: 350 Case di comunità aperte. Ma in molte non ci sono medici
In oltre un terzo delle strutture che sono state inaugurate grazie allo stanziamento dei fondi del Pnrr nell’ambito della sanità territoriale, la presenza dei medici è davvero esigua o addirittura assente ed i servizi erogati molto lontani dagli obiettivi
Il piano di ristrutturazione e potenziamento della Sanità territoriale, attingendo dai relativi fondi del Pnrr in ottemperanza al decreto interministeriale 77/2022 prevede che, per ogni 40-50mila abitanti, il Distretto sanitario di zona, disponga di una Casa della Comunità (distinguendo due modelli organizzativi : le Case della Comunità hub e le Case della Comunità spoke), ovvero così come si legge testualmente nel provvedimento, di “un luogo fisico, di prossimità e di facile individuazione al quale l’assistito può accedere per poter entrare in contatto con il sistema di assistenza sanitaria. La CdC è una struttura facilmente riconoscibile e raggiungibile dalla popolazione di riferimento, per l’accesso, l’accoglienza e l’orientamento dell’assistito. La Casa della Comunità prevede un modello di intervento multidisciplinare e al suo interno si troveranno équipe multiprofessionali composte da Medici di Medicina Generale, Pediatri di Libera Scelta, Specialisti Ambulatoriali, Infermieri e Psicologi“.
Ma, delle 350 Case di comunità inaugurate (ideate durante la Pandemia del Covid) in modo tale da permettere ai cittadini italiani di avere un Ssn più prossimo ed accessibile alle proprie necessità, molte non dispongono della presenza dei medici, o laddove ci fosse, questa corrisponderebbe ad un monte orario limitato. Una carenza preoccupante che si annuncia come destinata a perdurare anche per le altre nuovissime strutture di Sanità territoriale che continueranno a sorgere nel prossimo biennio, per arrivare alla quota minima richiesta dal Pnrr che è di 1.038 in tutto il nostro Paese.
Dunque, di fatto il rischio dell’ennesimo flop a livello sanitario è assai concreto, e a farne le spese come sempre, sono i cittadini costretti a vagare da una struttura ad un’altra alla ricerca di assistenza, sapendo di non poter contare quasi mai sugli accessi ai pronto soccorso in costante emergenza.
Ecco perché l’assenza dei medici nelle Case di comunità, costituisce il più grave dei deficit organici riguardanti il suddetto piano di rilancio sanitario regionale. In oltre un terzo, ovvero 120 strutture aperte, infatti, la presenza dei camici bianchi, medici di famiglia o pediatri non è contemplata; in altre 56, la presenza si attesta sulle 4 o 5 ore al giorno, quindi meno di 30 ore settimanali. Nella metà delle stesse strutture, le prestazioni ed i servizi erogati sono per lo più di natura infermieristica o di consulenza psicologica o di assistenza sociale; solo in 60 Case di comunità, medici di famiglia e pediatri sono presenti tra le 30 e le 49 ore ed in 110 tra quelle funzionanti, tra le 50 e le 60 ore settimanali. Senza contare che meno della metà del totale, sono aperte h24 e sette giorni su sette.
Dei 7 miliardi investiti dal Pnrr per il potenziamento della Sanità territoriale, il potenziale fallimento di questo percorso di avvicinamento tra cittadino, diritto alla salute e servizio pubblico offerto, costituirebbe un ulteriore grave ed imperdonabile danno.
L’imprimatur riguarda l’urgenza di assumere nuovo personale. L’ultima manovra ha stanziato 250 milioni per il 2025 e 350 milioni per il 2026 per procedere al reperimento di altre risorse professionali da dislocare su tutto il territorio. Si attendono doverosi correttivi capaci di colmare l’assenza dei medici in queste strutture sanitarie.
Quali servizi dovrebbero essere erogati nelle Case di comunità così come pensate originariamente?
La CdC hub è la struttura di riferimento, completa nelle sue dotazioni di servizio e punto di riferimento per la programmazione sanitaria. Le CdC spoke sono invece sue articolazioni territoriali con dotazioni di servizi molto più ridotti, ma il cui numero sarà autonomamente stabilito dalle singole regioni perché non vi sono standard nazionali di riferimento a questo proposito.
I professionisti presenti nelle Case della Comunità
Professionisti nelle Case della Comunità di tipo “hub”
La Cdc hub deve obbligatoriamente garantire:
Presenza medica h24 – 7 giorni su 7 anche attraverso l’integrazione della Continuità Assistenziale.
Presenza infermieristica h12 – 7 giorni su 7 (fortemente raccomandata la presenza infermieristica h24 – 7 giorni su 7).
Équipe multiprofessionali (Medico di Medicina Generale, PLS, Continuità Assistenziale, Specialisti Ambulatoriali Interni (SAI) e dipendenti, Infermieri e altre figure sanitarie e socio sanitarie).
Professionisti nelle Case della Comunità di tipo “spoke”
La Cdc spoke deve obbligatoriamente garantire:
Presenza medica h12 – 6 giorni su 7 (lunedì-sabato).
Presenza infermieristica h12 – 6 giorni su 7 (lunedì-sabato).
Équipe multiprofessionali (MMG, PLS, Specialisti Ambulatoriali Interni (SAI) e dipendenti, Infermieri e altre figure sanitarie e socio sanitarie).
I servizi delle Case della Comunità
I servizi obbligatoriamente erogati dalle CdC hub sono:
Servizi di cure primarie
Servizi di assistenza domiciliare
Servizi di specialistica ambulatoriale per le patologie ad elevata prevalenza (cardiologia, diabetologia, pneumologia, ecc.)
Punto prelievi
Servizi infermieristici
Sistema integrato di prenotazione collegato al CUP aziendale
Integrazione con i Servizi Sociali
Continuità assistenziale
Servizi diagnostici di base (ad esempio ecografia, ECG, spirometria, tomografia ottica computerizzata (OCT), retinografia, ecc).
Sono invece facoltativi:
Servizi per la salute mentale, le dipendenze patologiche e la neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza
Attività consultoriali
Programmi di screening
Attività di profilassi vaccinale
Medicina dello Sport.
Servizi erogati dalle CdC spoke
I servizi obbligatoriamente erogati dalle CdC spoke sono:
Servizi di cure primarie
Servizi di assistenza domiciliare
Alcuni servizi di specialistica ambulatoriale per le patologie ad elevata prevalenza (cardiologia, diabetologia, pneumologia, ecc)
Servizi infermieristici
Sistema integrato di prenotazione collegato al CUP aziendale
Integrazione con i Servizi Sociali
Collegamento con la Casa della Comunità hub di riferimento.
Sono invece facoltativi:
Punto prelievi
Continuità assistenziale
Servizi diagnostici di base (ad esempio ecografia, ECG, spirometria, tomografia ottica computerizzata (OCT), retinografia, ecc)
Servizi per la salute mentale, le dipendenze patologiche e la neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza
Attività consultoriali
Programmi di screening
Attività di profilassi vaccinale
Medicina dello Sport.
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