Governo
Sangiuliano: questione di stile
In realtà doveva già dimettersi Sangiuliano, perché per lui deve valere la legge dantesca del contrappasso ; un Ministro della Cultura che ignora la cronologia della storia e mette in relazione nello stesso torno di tempo Galileo Galilei e Cristoforo Colombo, e’ una contraddizione in re ipsa, inimmaginabile, inaccettabile, improponibile per la funzione, il munus che ricopre.
Non si contano le gaffe in cui è caduto: “Se pensiamo a Parigi, pensiamo agli Champs-Élysées e all’Arco del Trionfo, se pensiamo a Londra pensiamo a Times Square“.
E perciò Dante: si è puniti nei gironi dell’inferno, in relazione ad una pena che sia l’opposto del peccato commesso.
Va messo eternamente dietro una lavagna con le orecchie d’asino.
Sangiuliano è gradasso, barocco, ostenta, gli piace non essere sommesso, bensì mettersi al centro della scena, togliere il palco anche al primo attore.
È nella sua natura la connotazione essenziale del potere: la pompa, la vanità, che oggi con Instagram, Facebook e LinkedIn si traduce ineludibilmente così: apparire, avere massima visibilità, a prescindere da quello che si dice e da quello che si è e si fa, purché si appaia: i contenuti sono parva materia.
Per Sangiuliano è d’uopo tagliare nastri, contare i passaggi televisivi, vedere foto su giornali, concedere interviste possibilmente genuflesse, ove si devono rammostrare le sue vittorie, i traguardi, i primati, i trionfi.
Non è un uomo di cultura, non può esserlo: non ha la macerazione del dubbio, l’ inquietudine delle scelte da adottare, la visione dei disegni e delle progettualità.
Parla a vanvera e dice castronerie.
Ecco allora che si immola con il trash: si compiace con un’avvenente “fanciulla” e la rende partecipe anche di scelte di gestione, di organizzazioni di eventi, appare disinvolto e gaudente nelle foto.
Passa in secondo piano che abbia utilizzato fondi pubblici o che sia ricattabile o meno dalla fanciulla.
È una questione di stile e di eleganza che Sangiuliano non ha nelle sue corde.
E Meloni se ne deve liberare ed affidare la cultura ad altri, penso a Marcello Veneziani, Petrangelo Buttafuoco, Franco Cardini.
Sangiuliano può organizzare battesimi, comunioni, cresime.
È un re travicello anche quando piange in tv e chiede scusa alla moglie, per essersi innamorato della fanciulla: non è Clinton.
Meloni accetti le dimissioni, anzi le imponga.
La cultura è una cosa seria: non da Sangiuliano.
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