Clima
Romagna, Romagna Mia
In Romagna abbiamo una parola molto precisa per definire chi parla, parla, parla di cose d’altri senza averne poi tutto questo diritto. Questa parola è “bocalòne”, che può essere traslitterato come “persona dalla bocca larga, che da troppa aria alla bocca”. Ecco, da romagnola, che vive a ridosso del fiume sotterraneo più grande d’Europa, in queste ore diventato un incubo di superfice pieno di fango e melma che ci fa comprendere come forse questo fiume appariva millenni fa, quando i Romani che si insediarono qui gli diedero il nome “Maricula”, piccolo mare, Marecchia, permettetevi di dirvi una cosa: state zitti.
Mi riferisco ai comunicati stampa che girano: un Presidente del Consiglio che dice “Massima disponibilità ad aiutare l’Emilia Romagna”, un Ministro che parla di dedicarci il suo cuore e il suo impegno di cui il Milan non è degno… Io so che questa è una testata che guarda principalmente Milano che forse meno spesso arriva sui banchi della politica a differenza delle grandi testate nazionali, ma giuro che spero con tutta la “tigna” (altro termine romagnolo che sta ad indicare quella che a Napoli chiamano “cazzimma”) del mondo che in qualche modo la legge dei 7 gradi di distanza, secondo cui siamo collegati ad ogni persona esistente attraverso sette persone, possa fare il suo corso e arrivare a far leggere queste righe a qualcuno del Governo.
Perché vedete, voi siete abituati a pensare a noi romagnoli come gente così, da Riviera: siamo quelli cordiali che vi fanno passare delle belle vacanze, quelli che sorridono sempre, che si spaccano la schiena a far le stagioni, quelli che sanno come godersi la vita e che passano l’estate tra mare, locali e discoteche. Siamo quelli con la esse grassa che vi fa tanto ridere, che vi ricorda gli anni d’oro di Cevoli a Zelig o Giacobazzi e la scena del Caminetto di Cesenatico. Vi strappiamo un sorriso genuino solo immaginandoci, e quando siete in ferie, tra un tweet e l’altro, venite a spassarvela al Papeete e ad abbronzarvi come i bambini nelle colonie estive del ventennio che venivano a prendere un po’ di iodio, che fa bene.
Ma ecco, c’è qualcosa che forse non capite di noi Romagnoli: noi i bocalòni siamo abituati a rimetterli al loro posto. E, come forse avrete sentito dire in qualche sketch comico corrispondente alla realtà, “non abbiamo voglia di pugnette”. Non ci aspettiamo la “massima disponibilità” dello Stato, ci aspettiamo l’obbligo che gli compete e che comunque ci fa ridere se pensiamo al terremoto dell’Emilia e a quanto poco abbia inciso in confronto alla nostra solidarietà e capacità di rimboccarci le maniche autonomamente. Perché noi siamo gente così: non aspettiamo che le cose ci cadano dall’alto o che vengano a salvarci, e non diamo la colpa a qualcuno se ci capita qualcosa, perché non ne abbiamo il tempo, non ci interessa e abbiamo cose più urgenti da fare: sistemare le cose. È quello che oggi i grandi manager e HR definirebbero “capacità di problem solving”, altra cosa che ci fa molto ridere perché le studiano tutte per far sembrare eccellenza capacità che dovrebbero essere presenti in qualsiasi forma di intelligenza minima: pure le piante sanno come risolvere problemi, se cercate questa qualità in un lavoratore di qualsiasi livello vuol dire che siete abituati proprio male, o che non avete in azienda un romagnolo.
Ma tornando a noi, in queste ore di acqua e fango, il messaggio che spero arrivi agli occhi del Governo è il seguente: come fate a non vergognarvi? Cioè, dico sul serio. I vostri sondaggisti, i vostri Social Media Manager, chiunque stiate pagando per decidere le vostre linee di comunicazione, che tipo di dati vi fornisce? Pensate davvero che perché siete stati eletti dagli italiani, gli italiani vi vedano di buon occhio quando fate delle uscite così? Vi rendete mai conto di quanto siete imbarazzanti, a Destra e a Sinistra, quando definite “massima disponibilità” gli aiuti di Stato OBBLIGATORI per dei contribuenti colpiti da calamità naturale?
Nessun consulente della comunicazione vi ha spiegato che “massima disponibilità” unito a “aiutare vittime di un’alluvione” vi fa sembrare pateticamente in grado di poter decidere per cosa e per chi essere disponibili o meno? Nessuno ha spiegato a Matteo Salvini che i suoi tweet estemporanei dal salotto di casa mentre guarda la partita e si preoccupa di tenere libero il telefono per esserci vicino con “il suo cuore e il suo impegno” – perché noi sì che li meritiamo a differenza del Milan, e aggiungerei: che culo! – non sono neanche più definibili fuori luogo, stupidi o da analfabeta funzionale, ma semplicemente da persona da niente, completamente incapace di contestualizzare le proprie riflessioni e, in definitiva, di effettuare una delle azioni base della politica per eccellenza come ponderare le parole? Ecco, volevamo farvi sapere che noi è così che vi vediamo: persone da niente di cui non ce ne facciamo niente. Non stupitevi perché non ci disturbiamo neanche più a venirvi a votare: esercitare un diritto di scelta quando la scelta è tra una Destra fantozziana e una Sinistra che si scimmiotta da sola è un’offesa a chi sperava di garantirci questo diritto dando per scontato che avremmo avuto scelte degne di presentarsi in politica. A vedervi c’è quasi da rimpiangere la Monarchia. E non per fortuna, ma per buon senso e capacità, abbiamo una Regione che funziona.
Perciò fateci un favore: a meno che non siate disponibili a prendere una pala in mano e venire a sporcarvi le mani di persona quando sarà tutto finito, o di mandarci persone e fondi a darci una mano a ricostruire quello che abbiamo perso dandoci il vostro “massimo rispetto”, fateci la cortesia di stare zitti. Smettete di fare i bocalòni, che non serve. E come diceva Cevoli, che vi piace tanto immaginare quando pensate a noi romagnoli: fatti, non pugnette.
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