Governo
Signorini fa il suggeritore di Renzi per convincere Silvio sul Nazareno
Per mandare definitivamente in vacca anche il più pallido ricordo di una certa politica – buona o cattiva che fosse ma leggermente più acculturata di oggi – ci giunge fatalmente alle orecchie la notizia che per convincere Silvio Berlusconi a resistere sul Piave delle riforme quel praticone di Matteo Renzi gli avrebbe mandato, non un tomo di Ugo La Malfa che magari rischiava di incupire il povero Silvio ma, più realisticamente, una smartissima mail, previo consenso informato di Alfonso Signorini, glam-direttore di «Chi», rivista patino-popputa nata, come tutti sapete, sulle ceneri dei «Quaderni Piacentini».
La mail ha un evidente carattere sportivo e punta a intenerire l’uomo che un bel giorno fissò la storia sulla sacra maglia rossonera: «Il club più titolato al mondo». Ma qui il trust di cervelli renziano lavora di cesello. Scarta l’ipotesi di una mail in cui si evoca il Milan, troppo ruffiana e passibile di polemiche interne da bar dello sport, e punta tutto sul sacrificio. Il sacrificio di un un atleta speciale, Dorando Pietri, che crolla a pochi metri dal traguardo della maratona di Londra 1908 e viene sorretto fino alla fettuccia olimpica, perdendo così la più incredibile delle medaglie d’oro.
«Caro Presidente – scrive Renzi – sei un uomo di sport. Dorando Pietri che si ferma a un passo dalla fine è un’immagine suggestiva e romantica. Ma oggi conta vincere. Fermarsi a un passo mi sembra un errore clamoroso. Il pacchetto delle riforme deve decollare e finalmente l’Italia potrà cambiare. Abbiamo tutto da guadagnare, come dirigenti politici, come partiti, e soprattutto come cittadini».
Non c’è bisogno di scomodare Gianni Brera, cantore maximo di imprese sportive, per trarre la moralina del caso. Dorando Pietri è visto qui come un povero sfigato, sì, d’accordo, magari passato alla piccola storia (peraltro planetaria) di quelli che credono ancora a quella muffa dei sentimenti, ma, applicato alla società odierna, del tutto inutile. Dunque conta solo chi arriva primo. Avendo una certa conoscenza del Cav., non so come Silvio Berlusconi avrà pesato quella mail e soprattutto, non immagino quanto gli fosse chiara la storia del protagonista. A conoscenza avvenuta (via Wikipedia), non escludo che egli abbia potuto adattarla alla sua personalissima vicenda, concludendo che mai gli era successo, nella vita e nel lavoro, di lasciare una cosa a metà.
Ma se è del tutto chiaro l’obiettivo finale dell’operazione – rafforzare il patto (che vacillava) con Berlusconi attraverso un’immagine sportiva di quel tipo – assai più oscure sono le dinamiche che hanno portato il succitato trust di cervelli che gravita intorno al premier a identificare Alfonso Signorini come vaglio ineludibile sulla bontà della mail. Probabile che il trust abbia fatto la spunta delle persone care al Cav. e poi andare per esclusione. Pascale e Verdini no, all’epoca dei fatti non c’erano e successivamente si può serenamente escludere che se ne siano mai interessati, Maria Rosaria Rossi come sopra, Santanchè ormai dimenticata dal Capo, e dunque cosa restava? Appassionato di gossip ma anche di opera, il buon Signorini rappresentava forse un’onesta mediazione culturale, punto di sintesi che qualcuno della famiglia Berlusconi gli riconobbe anche all’epoca dello scandalo Marrazzo facendogli visionare la famosa cassetta. Oggi l’Alfonso ci rivela, attraverso il suo libro, che Renzi lo ha consultato prima di fare un passo verso il Cavaliere. Altro che bar sport, qui siamo in spiaggia, bermuda e sullo sfondo una voce: “Cocco, cocco fresco….”
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