Governo
Regno Unito al voto: la fine del bipartitismo
Oggi, giovedì 7 maggio 2015, le urne elettorali saranno aperte in tutto il Regno Unito per le elezioni parlamentari che con tutta probabilità sanciranno la fine dello storico modello bipartitico inglese, ponendo così fine al dualismo Conservatori-Labouristi che ha monopolizzato la politica inglese per decenni.
Secondo i sondaggi d’oltremanica la parola chiave è molto chiara: frammentazione. Dunque i partiti tradizionali inglesi, Labour e Tory, guidati in questa tornata elettorale rispettivamente da Ed Milliband e dal premier uscente David Cameron, si vedono costretti a gareggiare non per la maggioranza assoluta ma per prevalere nella corsa a due.
La sensibile erosione del bacino elettorale dei due partiti maggioritari, che un tempo controllavano circa il 90% dei voti, è da imputarsi all’ascesa del partito nazionalista scozzese (Snp) guidato da una donna, Nicola Sturgeon, e del movimento indipendentista di Nigel Farage (Ukip), già alleato del Movimento 5 Stelle al Parlamento Europeo, rischia di far crollare la Gran Bretagna in una situazione di incertezza simile, per certi versi, a quella verificatasi in Italia dopo le elezioni politiche del 2013, quando Pd e Pdl si video costretti a formare un governo di coalizione guidato da Enrico Letta.
In Scozia il trionfo elettorale della Sturgeon è annunciato quanto atteso, almeno da chi aspetta una rivincita indipendentista dopo la sconfitta del voto referendario lo scorso settembre. Spostando il partito a sinistra, attirando il voto delle donne, la nuova leader dello Scottish National Party ha rilanciato le istanze autonomiste della regione. In campagna elettorale ha vietato di parlare di indipendenza, ma tornerà di stretta attualità un minuto dopo la chiusura delle urne. A vedere i sondaggi delle ultime ore, pare che il partito nazionalista scozzese possa aggiudicarsi ben 50 dei 59 seggi scozzesi, prosciugando così la riserva elettorale labourista oltre il Vallo.
L’Ukip invece, dopo l’exploit delle elezioni europee dello scorso anno, è comunque accreditato intorno al 15% e così facendo potrebbe risultare l’ago della bilancia in caso, molto probabile a questo punto, si renda indispensabile un governo di coalizione: l’apertura di Farage ad un possibile governo con i Tory fa tremare Bruxelles, dato che lo stesso leader ha fatto sapere che “se ci troveremo, dopo il 7 maggio, nella giusta posizione pretenderemo di indire il referendum sull’adesione all’Unione Europea, e non sarà l’unico”.
I sondaggi delle ultime ore danno il partito di Cameron al 34% del voto nazionale, leggermente davanti al principale rivale che si ipotizza essere al 33%. Da qui sono tre gli scenari possibili: una riproposizione del patto tra Tory e i LibDem guidati dal vicepremier Nick Clegg (più indietro nei sondaggi),un accordo di supporto esterno che vedrebbe i separatisti dello Snp votare di volta in volta le proposte di legge dei Labour, oppure il già citato supporto dell’Ukip ai conservatori.
L’appello che accomuna tutti i leader in campo è principalmente diretto a ridurre l’astensionismo, dato che alle politiche del 2010 si recò alle urne solo il 65% degli aventi diritto, e solo una buona affluenza potrebbe evitare l’ormai prevedibile scenario di stallo politico.
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