Governo
Questa riforma del Senato è l’unico pasticcio possibile
Mettere mano alla Costituzione nel modo in cui l’ha fatto il governo Renzi non è il massimo della vita, per usare un eufemismo. Come si fa a proporre modifiche alla nostra Carta senza neanche avere chiare le idee sull’elettività (o meno) dei futuri senatori? Come si fa a discutere di riforma del Senato dopo aver varato una nuova legge elettorale che già la contempla?
Lasciamo poi perdere il fatto che questa riforma viene approvata – alla faccia delle ‘ampie maggioranze’ che sarebbero richieste in questi casi – al prezzo di continui scontri all’interno del partito di maggioranza e grazie al decisivo ruolo di un manipolo di transfughi le cui ragioni appaiono tutto tranne che nobili. Lasciamo perdere pure il fatto che l’elezione dei senatori (uno degli aspetti essenziali) è diretta e indiretta allo stesso tempo, con i consigli regionali che devono tenere conto del voto degli elettori in una maniera che sembra una versione grottesca dei “grandi elettori” statunitensi.
Lasciamo perdere tutto questo per la semplice ragione che un’alternativa non c’è. Il bicameralismo perfetto a cui ci siamo abituati non ha mai garantito la bontà delle leggi e nemmeno ha garantito un potere forte di controllo nei confronti delle leggi di emanazione governativa. Ha solo garantito che le leggi ci mettessero un’eternità a venire approvate e che, spesso, nel corso dei vari passaggi, si perdesse anche il senso di quella stessa legge, che tra commissioni ed emendamenti in aula si trasformava in topolino rispetto alla montagna delle intenzioni iniziali.
Lasciare tutto com’è oggi, insomma, non sembra l’opzione migliore. Ma c’erano alternative valide al pasticcio renziano? Certo, sarebbe stato bello che si disegnasse una riforma costituzionale pulita, solida, con delle basi condivise, frutto di una discussione ampia, in cui anche il paese partecipava a un discorso che sembra lontano dai bisogni veri dei cittadini ma che in verità su questi inciderà profondamente.
Sarebbe stato bello che le cose andassero così, ma mai in questi anni si è avuta la sensazione che si stesse per intraprendere la “retta via”. È invece sempre e solo sembrato che si continuasse a fare proposte su proposte, a intavolare discussioni su discussioni con il solo proposito di lasciare tutto com’è, che poi è sempre la strada più comoda e che garantisce a tutti sonni tranquilli.
L’inconsistenza istituzionale, culturale e intellettuale di Renzi e del renzismo non poteva che partorire una riforma pasticciata. Una politica che mette mano alla Costituzione di corsa, con un occhio ai sondaggi e l’altro rivolto alla strategia elettorale non può partorire nulla di nobile. Ma questo è quello che la politica propone oggi, non c’è da nessuna parte qualcuno che davvero abbia una visione alternativa che abbia qualche probabilità di realizzarsi. Piuttosto che continuare a dare credito a decennali gattopardi il cui unico vero obiettivo è non cambiare nulla, mi tengo questa pasticciata riforma di Renzi. E incrociamo le dita.
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