Governo
Quel sereno distacco dalla politica che è maturato in me
Ho maturato un sereno distacco dalla politica. Ma esattamente quando e come esso si sia prodotto ancora non mi è dato modo di saperlo. E dire che fino a pochi anni fa avevo passione, partecipavo. Sono stato anche candidato in almeno due o tre occasioni. Comunque seguivo e leggevo i giornali. Mi attardavo in discussioni sul punto della mia idea di democrazia. Credevo che la politica avesse la capacità di portare in sé una qualche forma di rivoluzione. Che potesse effettivamente servire per affermare una certa idea di bene collettivo. E ricordo di avere fatto varie volte tardi la sera per continuare a discutere di tutte quelle cose. Poi è subentrata in me questa idea o sensazione di distacco. Non so come spiegare, ma ho sentito che il mio benessere era altrove e che era del tutto indipendente dalle questioni della politica.
Devo dire che questo cambiamento è avvenuto senza che siano cambiate le condizioni a contorno delle quali io ho continuato a svolgere la mia esistenza. Nemmeno, a quanto mi risulta e a mio giudizio, ho registrato particolari mutamenti di carattere. Sono sempre il solito estroverso che non riesce a stare fermo e che se ne inventa una ad ogni angolo che gira. Uno che è dannatamente curioso di tutto e che esercita al meglio la sua curiosità partecipando. Ecco, già la mia partecipazione di pensiero alle sorti di questo paese la considero politica. Oppure semplicemente il fatto di riuscire a strutturare un certo tipo di pensiero, cosa che per me è già politica. Così come il coltivare le lettere, insomma. E la dialettica. Perché ho sempre ritenuto che se ognuno di noi si impegnasse a fondo in qualcosa, oltre a quello che fa già come professione, ecco, se ognuno cercasse una sua piccola eccellenza da coltivare con pura gratuità, questo sarebbe già un meraviglioso agire politico. E a quel punto, a che servirebbe la politica? Se tutti donassero una porzione del loro tempo per gli altri, a cosa servirebbe la politica? Specialmente nei piccoli contesti, nei piccoli comuni o su territori di poca estensione, se esistesse questo meccanismo di mutuo scambio tra tutti, a cosa servirebbe la politica? Quello che a cui sto pensando non è nemmeno una forma di democrazia dal basso, semmai è un meccanismo in tutti di possono fidare di tutti. Che è pura utopia, lo so. Ma seguitemi nel ragionamento.
Le più grandi rivoluzioni sono state fatte sempre da gente che ha agito a puro titolo gratuito, chi le ha messo in atto ha ricevuto come sola ricompensa il fatto di aver partecipato a determinare quel tipo di cambiamento. E tutti quelli o quelle a cui sto pensando sono persone che con la politica non hanno avuto niente a che fare. Persone che, credenti o meno, si sono impegnate per la risoluzione di alcuni problemi concreti. Anche lo spirituale gode di una sua immediata concretezza! Ecco, è pensando a tutta questa gente che ammiro ed ho ammirato che sono arrivato a maturare questo sereno distacco dalla politica. Perché voglio essere estremo: vedrei come unica condizione per uscire da tutto questo solo una via, quella della gratuità che però è pura utopia. Diciamo che mi potrei accontentare per il momento anche di una sola misura di pura giustizia sociale, che vengano aboliti, per esempio, tutti i vitalizi di consiglieri e parlamentari. Maturino pure la loro pensione, ma come tutti lo facciano con il regime Inps attualmente vigente per tutti, quello contributivo. Ecco, fino a che una simile misura non sarà applicata il sottoscritto si darà esclusivamente alla lettere e alle pratiche ascetiche, cum summo gaudio!
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