Governo
Quel capitale di fiducia che non possiamo permetterci di dissipare
Io cerco di essere sempre tendenzialmente ottimista, per quanto possibile.
Ma da domenica sera mi è salita una inquietudine che è difficile descrivere.
Sono proprio scorato da come è stata introdotta tutta questa vicenda della fase 2.
La rassegna stampa mattutina su Radio 3 (l’App Rai Play Radio sì che è un nuovo affetto stabile) mi ha confermato una impressione sempre più evidente: Conte è riuscito in qualche modo a scontentare tutti, prima generando aspettative che non poteva mantenere e poi con scelte discutibili e una comunicazione che approssimativa è dire poco. Lo spiega bene anche Dino Amenduni nella sua newsletter (a cui consiglio di iscrivervi ).
La cosa mi preoccupa molto perché sino ad ora ci siamo tutti attenuti a nuove disposizioni per via di una grande fiducia collettiva nelle scelte del Governo, in un momento senza precedenti. Ci siamo affidati a Conte nella speranza che sapesse dove stesse andando a parare. Abbiamo accettato limitazioni e misure straordinarie. Ci siamo adeguati ad un regime di distanziamento sociale che – lo stiamo vedendo – ha un prezzo pagare altissimo per quanto riguarda la nostra tenuta sociale ed economica, come comunità. Ma lo abbiamo fatto perché sentivamo che era utile ad ottenere qualche cosa di più importante, a proteggerci tutte e tutti.
Abbiamo raggiunto risultati significativi e ne dobbiamo essere consapevoli. Ma dobbiamo essere altrettanto consapevoli di essere solo a metà del guado.
Quello che è successo da domenica sera in poi pone seri dubbi sul fatto che il Governo abbia un piano sensato. Io spero tanto che si tratti “solo” di un errore di comunicazione e qualcuno possa metterci una toppa. Ma è stato sconfortante non sentire da Conte nemmeno una parola sulle scelte e sugli investimenti in ambito sanitario, sui test, sugli screening e sulle azioni da mettere in campo per garantire a tutti noi di riprendere a frequentare in sicurezza luoghi di lavoro e di vita. Nè alcuna parola sulla riapertura delle scuole e sulla condizione in cui stanno vivendo bambini e adolescenti.
La sensazione che si stia navigando senza bussola è qualche cosa da scacciare il prima possibile, così come è da smentire il dubbio di essere governati da una classe dirigente trascurata e incompetente ( Luca Sofri, con il suo stile, coglie punti importanti e non lesina critiche in merito).
Perché a fronte di una tale pochezza diventa intollerabile sentirsi trattati come sudditi o come bambini. Ed il triste balletto sui “congiunti” ne è un ottimo esempio.
Non possiamo permetterci di intaccare il capitale di fiducia collettiva che abbiamo messo insieme in queste settimane.
E’ evidente che nessuno può “sapere tutto”, in un contesto del genere. E’ normale che ci siano degli errori di valutazione e delle sviste, nessuno è infallibile. Tutti stiamo imparando qualche cosa e tutti possiamo migliorare.
Ma proprio perché sappiamo che la fiducia è un bene prezioso e raro e che si riproduce solo convidendo con gli altri quel che di più prezioso si ha (ne abbiamo parlato in tempi non sospetti con il progetto Trust in Progress di RENA), è questo il momento di fare un forte investimento sulle capacità e responsabilità di tutte e tutti noi. Condividendo dati, dubbi e incertezze e facendo leva sul buon senso e la maturità che abbiamo messo in campo in queste settimane.
Mi piacerebbe che il Governo capisse, come scrive bene Cristina Tajani, che i cittadini sono la soluzione e non il problema. Non è un passaggio semplice né scontato. Ma senza un trasferimento di fiducia e una condivisione di responsabilità, assisteremo solo a una gara a chi finisce più in discredito e vedremo montare comportamenti antisociali ed accuse reciproche, contribuendo ad alimentare disordini e forme di anarchia non generative.
Abbiamo invece sempre più bisogno di sentirci comunità. Non è semplice ma.. se siamo noi i primi a non avere fiducia in noi stessi, come possiamo pensare di uscire da questa situazione?
La strada che abbiamo di fronte è lunga. Proprio per questo abbiamo bisogno di aiutarci a vicenda a tenere il passo e di assicurarci che nessuno sia lasciato indietro.
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