Governo
QUEI 3000 EURO IN CONTANTI
Sarò io che sono pigra o forse troppo esterofila ma io pagherei volentieri tutto con il bancomat e il mio portafoglio è spesso semivuoto, solo gli spiccioli per il pane, il caffè e le sigarette. E poi un paio di quei rettangolini di plastica, che funzionano una meraviglia e mi permettono di acquistare tutto quello che voglio e quando voglio (anche alla sera dal divano nei negozi online).
Ammetto che quando vedo le banconote verdi (da 100) mi sembrano soldi finti e mi ricordo ancora l’unica volta che ho visto dal vivo quella viola (detto il “violone”) da 500€, era poco prima di Natale da Feltrinelli. E mi domando sempre dove si prendano, perché gli sportelli automatici erogano al massimo quelle da 50. E sarà che son prevenuta, e penso male, ma quando vedo quei tagli di banconote mi vengono in mente come minimo transazioni in nero e riciclaggio.
Fui infatti molto contenta quando nel 2012 venne introdotto il limite di 1000€ per le transazioni in contanti, anche se ero tra quelli che avrebbero sperato in una soglia più bassa, mi è sembrato un passo nella direzione giusta. Nel paese dell’evasione, e della mafia che prospera con il traffico di stupefacenti limitare l’uso dei contanti era doveroso.
Adesso pare che nel Consiglio dei Ministri di venerdì si discuterà, tra altri meritevoli cambiamenti in materia fiscale, di innalzare il tetto a 3000€. E la domanda che mi sorge spontanea è: perché? A chi serve? Non è certo ai ricchi spendaccioni extra-europei che non riescono a svuotarsi le tasche nel quadrilatero della moda o intorno a via Condotti, perché per loro il limite è già a quindici mila.
Io onestamente faccio poche (eufemismo) transazioni da tremila euro e quando succede faccio un bonifico, o un assegno oppure uso la carta di credito. Io tremila euro in contanti in tasca non li ho mai avuti anche perché dovrei andare a prelevare al bancomat per 6 giorni di fila (se è un bancomat del mio istituto bancario). Evidentemente sono pigra.
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