Governo
Piattaforma Rousseau: ma il democlic non è costituzionale
È estremamente pericoloso quello che sta accadendo in queste ore: si subordina al giudizio della “piattaforma Rousseau”la fiducia che dovrà ottenere in Parlamento il tentativo del governo Conte, la cui maggioranza si nutre del patto tra il Partito Democratico con il Movimento Cinque Stelle.
Dunque, se la piattaforma Rousseau dovesse esprimere un giudizio negativo, sembra di capire dalle cronache parlamentari che il governo non prenda l’abbrivio.
È stato già scritto( si leggano i contributi di eminenti costituzionalisti tra cui Pasquino, Zagrebleski, Siervo) che questa modalità di esprimere un voto attraverso una piattaforma telematica non è affatto rappresentativa, oltreché sicura ed affidabile.
Perché esso lo sia,occorre seguire procedure formali, tali per cui sia possibile un controllo ed una verifica ex post.
Infatti perché si abbia una procedura formale chiara, deve essere concesso di capire ed appurare
1- in che modo si voti;
2- chi viene ammesso e chi viene escluso dal voto;
3- chi garantisce telematicamente quale sia la modalità di espressione del voto e se essa si sia effettivamente concretata (per esempio noi sappiamo attraverso l’immissione della scheda nell’urna);
4- in quale modalità si esprima il conteggio del voto;
5- chi decreti e stabilisca quale sia l’esito;
6- quale sia la commissione o l’ente che giudichi in caso di contrasto sul detto esito.
Il meccanismo della democrazia parlamentare o anche di quella referendaria è dato dunque da regole che si agganciano ai principi di
a) trasparenza,
b) visibilità,
c) riproducibilità.
Non certo è possibile attraverso il democlic – un clic che sostituisce il voto costituzionalmente previsto – pensare che un algoritmo tenga conto dei tratti distintivi indicati dalla procedura formale di espressione del voto, che attinge alle regole codificate di rappresentatività democratica.
La piattaforma Rousseau è deficitaria da questo punto di vista e si rileva eversiva rispetto al sistema democratico, frutto di consolidate conquiste che partono dalla Magna Charta, passano dalla Rivoluzione Francese sino alle Costituzioni moderne.
In alternativa al popolo si sostituisce la moltitudine che lo stesso Rousseau definiva “cieca, la quale spesso non sa ciò che vuole, perché raramente conosce quel che è bene per lei”.
Si approda non alla democrazia che contiene e garantisce gelosamente le decisioni del popolo, ma ad un’oligarchia dominata dall’algoritmo di Casaleggio e company.
Ma non può essere così. La manipolazione della democrazia digitale è mistificante.
Biagio Riccio
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