Governo
Per il bene dell’Italia, Tria dovrebbe dimettersi
Parlando stamane al convegno “Meno tasse per crescere” promosso da Confcommercio, il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria, ha detto testualmente: «Ho giurato nell’esclusivo interesse della nazione e non di altri. E non ho giurato solo io». E ancora: «La Manovra deve essere di crescita ma non deve lasciare dubbi sulla sostenibilità del debito. Quando abbiamo chiesto la fiducia c’è stato anche questo, di proseguire sul sentiero di discesa del debito per conservare la fiducia degli investitori, ma anche dei risparmiatori, perché dobbiamo difendere i risparmi degli italiani dall’aumento dei tassi». Parole chiare che lanciano un preciso segnale ai suoi colleghi di governo: le pirotecniche promesse elettorali verranno in parte mantenute, ma nel rispetto della stabilità economica. Insomma, non si potrà avere tutto e subito.
L’intervento del ministro arriva dopo lunghi giorni di trincea in cui ha dovuto tener botta agli attacchi e alle minacce che sono arrivate dagli esponenti di punta del partito della Casaleggio Associati, che freme per ottenere quel “reddito di cittadinanza” che gli ha permesso di sbancare alle elezioni del 4 marzo. Una promessa costosa e assai difficile da mantenere su cui oggi si fonda gran parte della credibilità del governo Lega – M5S. Leggendo i deliri quotidiani di molti colleghi del titolare dell’Economia, ultimo quello di Luigi Di Maio che ieri ha dichiarato di voler “abolire la povertà”, l’impressione diffusa è che il mite docente di Economia Politica dell’Università di Tor Vergata sia tra i pochi ad interpretare il suo ruolo con senso della realtà e dello Stato, motivo che verosimilmente spinse il Presidente Mattarella a puntare su di lui per calmierare quel libro di discutibili sogni che è il cosiddetto “contratto di governo”.
Probabilmente Giovanni Tria è l’unico ministro del governo gialloverde ad aver giurato nell’esclusivo interesse della nazione. Gli altri hanno giurato nell’interesse della loro propaganda, della società che li controlla, forse di qualche altra nazione che punta al disfacimento dell’Europa. Questa condizione lo pone in un totale isolamento, un isolamento emerso chiaramente nei giorni scorsi, quando il premier prestanome Giuseppe Conte ha dovuto difendere il suo “portavoce” Rocco Casalino che aveva violentemente attaccato i dirigenti del Mef. Per quanto tempo Tria riuscirà ad arginare questa situazione? Probabilmente ancora per poco. Il ministro si trova già davanti a un bivio: assecondare le richieste dei partiti che hanno saldamente in mano il Governo e mettere la firma su quella che potrebbe diventare la più grave devastazione dei conti pubblici della storia della Repubblica, oppure agire nell’esclusivo interesse della nazione, traendo le dovute conclusioni.
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