Costume
Omogenitorialità, un referendum dove la politica non può arrivare
Mi ha fatto molta impressione la decisione della Procura di Padova di impugnare in senso iper restrittivo la registrazione dei figli di coppie omogenitoriali, come previsto dalla Cassazione. Impressione per l’intervento freddo, burocratico della Procura a smentire l’intervento del Comune che dal 2017 quegli atti li aveva regolarmente registrati. Burocrazia e legge contro Politica e legge sulla pelle di famiglie e bambini, brutta cosa.
Sono un maschio bianco etero di mezza età, convinto per formazione politico-culturale che i rapporti di produzione plasmino la società e l’attivismo LGBTQ+ e dintorni mi appartiene assai poco, come pochissimo mi appartiene l’attuale abbrivio politico impresso dalla segretaria del PD in direzione della transizione di un ex partito in contenitore di attivisti. La dico tutta, trovo l’attivismo una forma decadente di petulante individualismo borghese, un pigolare “io, io, io” con le orecchie chiuse alle altrui argomentazioni. Ma la mia stessa, vetusta, formazione mi ha sempre parato davanti l’imperativo morale di osservare le trasformazioni della società e per quanto possibile aderirvi.
La famiglia tradizionale nel 2023 è, almeno nei centri urbani, un anacronismo, un po’ spiace ma è così. Di più, sta diventando un anacronismo anche la scelta di fare figli, ed è un bel problema, che assolutamente non ci possiamo permettere. Per capirci, siamo a un tasso di fertilità medio di 1,27 figli per donna, quando il tasso di sostituzione (ossia il numero di figli per non depopolarsi) è a 2. L’Italia è il Paese più vecchio dell’Occidente, non ci sono santi, e questo vuol dire che saremo i primi ad arrivare al poco invidiabile traguardo di un rapporto 1 a 1 tra giovani e anziani, c’è pochissimo da stare sereni. Chi, etero o omo-genitoriale, decida nel 2023 di fare figli in Italia andrebbe sostenuto, non ostacolato, con sano pragmatismo.
Lo stesso pragmatismo che, senza gli oscurantismi attuali e senza salire sul carro del Pride, credo alligni nella società, dove i fenomeni accadono molto prima e molto più fluidamente di quanto il loro racconto e soprattutto la loro ipostatizzazione in leggi non faccia pensare. Sono convinto che, non solo nei centri urbani, esista un’ampia maggioranza di persone sufficientemente laica (non dico simpatetica, laica), da sostenere questa battaglia di civiltà nella forma di un referendum popolare. C’era nel 1974 e nel 1978, DC regnante, per divorzio e aborto, su cui si chiese il parere dei cittadini per ratificare quello che la politica, che costruiva e faceva la guardia ai muri ideologici.
Oggi siamo per qualche verso in una situazione simile. Certo il Paese è apparentemente molto meno progressista nel voto, ma è assai più laico, che è cosa ben più rilevante. Non ha tributato il consenso alla Destra per convinta adesione culturale, ma per mancanza di alternativa e soprattutto senso di insoddisfazione costante, male di tutti gli elettorati democratici e dunque della democrazia occidentale. La Destra, esattamente come gli altri, in Italia e altrove, cattura il consenso ricevuto per provare a eternarlo e per plasmare la società secondo le sue convinzioni e i gusti dei supporter più vicini, fedeli e rumorosi. In tutta onestà, è quello che fa ogni parte politica quando entra nella stanza dei bottoni, in particolare se è la prima volta. È una delle manifestazioni più fastidiose eppure ricorrenti della politica, rappresentare il mondo sempre troppo vicino al proprio nocciolo duro, per cui dopo un po’ le persone ricavano la fastidiosa sensazione che la politica parli d’altro, non abbia la percezione di quello che si muove tra il Pride e il KKK, che è il mondo reale, in cui sono convinto c’è anche la pacifica e tollerante apertura a forme di coppia e famiglia post 1950.
Purtroppo, tanto nella maggioranza quanto nell’opposizione prevale l’utilità del muro contro muro, del racconto parziale per gonfiare la pressione della bolla, del gorillesco mostrare e battersi il petto. Allora, se la politica va per margherite e crisantemi, si abbia tutti il coraggio di chiedere ai cittadini come la pensano, su questo e su altri temi da paese laico e civile come la depenalizzazione delle droghe leggere e il fine vita. Ce lo meritiamo.
Dio, quanto ci manca Marco Pannella.
Devi fare login per commentare
Accedi