Governo
Nonno Mariano ci ha lasciato: ha vinto lo Stato dei barbari
Nonno Mariano ci ha lasciato: era il malato terminale di Palermo che conosceva tutta l’Italia, vittima di un’espropriazione immobiliare per la quale i suoi familiari avevano chiesto un rinvio al Giudice dell’esecuzione, attese le sue gravissime condizioni di salute. Ed invece per tutta risposta il Tribunale ha continuato lo sfratto e nonno Mariano è deceduto fuori le mura di casa sua.
Sono passati pochi mesi dallo sloggio che poteva avvenire tranquillamente, lasciando morire questo povero vecchietto nella sua dimora.
È un tristissimo epilogo: nonno Mariano è stata un’altra vittima dell’accanimento giudiziario, della necessità di dover a tutti i costi far valere la forza virulenta del diritto: lo confermano raccapriccianti immagini di un video che è diventato virale, nel quale si vede che il povero nonno Mariano viene imbracato da avventizi, nonostante oggettive difficoltà di respirazione e deambulazione, per essere scaraventato, come un pacco postale di risulta, dalla sua casa.
Ha vinto lo Stato con la sua forza tonitruante, che lede ogni diritto anche quello di spegnersi in pace tra le mura domestiche, ove si sono consumate gioie e dolori di una modesta ed onesta famiglia del profondo Sud.
Dal giorno dello sfratto non parlava più e si era chiuso in un silenzio di dolore dell’anima, pronto solo ad aspettare la morte, che quello Stato barbaro non gli ha consentito che avvenisse nella pace del buon Dio.
Queste storie non fanno onore alla giustizia che è equilibrio, composizione,mediazione di conflitti.
La forza si applica, ma solo per ripristinare la pace, non per distruggere i deboli e gli impoveriti.
È il chiaro quadro della dissennata norma – art. 560 cpc – che si applica in tutti i casi: lo sloggio va praticato da aguzzini custodi, “arnesi della legge”, per dirla con Bacchelli, autore del Mulino del Po, anche quando si è al cospetto di bambini, portatori di handicap, malati terminali.
È la barbarie del diritto: deve vincere la forza, il potere delle banche per accelerare esecuzioni di beni immobili che saranno venduti a prezzo vile ed il debitore rimarrà tale per tutta la vita, mentre si arricchiscono “il drappello dei professionisti”, custodi, avvocati, notai, che vanno di fretta, perché vengono pagati in pre-deduzione, prima di tutti, anche dei creditori ipotecari, come ci ha insegnato Bruno Capponi, eminente giurista ed esperto delle esecuzioni immobiliari.
Summum ius summa iniuria il dover necessariamente applicare, isolatamente una norma, senza considerare la cornice dei principi naturali in una logica interpretativa che contemperi tutti gli interessi in campo anche quello della parte più debole, genera una somma ingiustizia, ci ricorda Cicerone nel “De officiis”.
La forza del diritto non è mai legittima, se il diritto alla vita ed al morire in pace non è rispettato. Lo ricordava Antigone al tiranno Creonte nella tragedia di Sofocle, perché le leggi positive non possono ledere i principi naturali, scritti nel cielo, prima della nascita degli Dei.
La Costituzione tutela l’inviolabilità dei diritti personalissimi, tra i quali anche quello di morire degnamente.
Questo lo hanno dimenticato i Giudici di Palermo che potevano concedere un rinvio: anche breve.
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