Governo

Nel discorso sulla Fase 2 qualcosa in più sulla scuola me lo sarei aspettato

28 Aprile 2020

Sulla Fase 2 sono molte le riflessioni che si stanno sentendo. Io se proprio dovessi togliermi dei sassolini dalle scarpe sul discorso di Conte di domenica sera lo farei sul fatto che il premier della scuola ha detto poco o niente. Ha parlato di settembre e di riaprire in sicurezza, ma non ha fatto alcun cenno ai mesi che abbiamo davanti, tranne che sugli esami di maturità che si terranno senza prove scritte in presenza, per garantire il distanziamento sociale nel corso della prova orale. Sulla scuola però c’è tutto il tema della didattica a distanza, che è il modo in cui in questi mesi si sta continuando a fare scuola. Su questo il premier nel suo discorso non ha detto niente, né a livello di corpo docente, né a livello di studenti, tanto meno di genitori che in questo momento stanno esercitando un difficile ruolo di supplenza. Insomma, a me questa cosa non è piaciuta, e non sono uno che vuole andare a cercare il pelo nell’uovo. Noto solo che ci sono più di otto milioni di studenti, compreso me che sono genitore di una di loro (e a settembre due), che dal discorso dell’altra sera in merito alla scuola si sarebbero aspettati un cenno.

Qualche elemento in più è arrivato ieri da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e immagino che anche a lui come a me, non sia piaciuto il modo con cui non è stato trattato l’argomento nella conferenza di domenica. Secondo il Presidente Mattarella, intervenuto con un video per presentare un nuovo programma del canale Rai Cultura, “le scuole chiuse sono una ferita per tutti. Ma, anzitutto per voi, ragazzi; per i vostri insegnanti; per tutti coloro che, giorno per giorno, partecipano alla vita di queste comunità”. Ecco il punto allora, la scuola non è solo un servizio essenziale per la vita di uno Stato e di tutti noi. La scuola è una comunità di gente in crescita, una comunità fatta di insegnanti, studenti, genitori e nonni. Bypassare l’argomento in una conferenza sulla ripartenza, la tanto attesa Fase 2, non rappresenta per me un bel segno. Soprattutto pensando alla coincidenza che potrebbe realizzarsi a breve, quella di avere i figli a casa e i genitori, con tutte le precauzione del caso, a lavoro.

Le conferenze del Presidente del Consiglio su queste emergenza coronavirus me le sono viste tutte. Potenza della comunicazione, sono diventate un appuntamento irrinunciabile anche per commentare a caldo, in famiglia, quello che sarà e quello che non sarà, se potremmo o meno andare al mare, oppure se potremmo o meno tornare a giocare al parco. Mia figlia più grande ha capito la potenza della comunicazione e ha capito anche che quando io e mia moglie guardiamo queste conferenze lo facciamo per sapere dal giorno dopo come ci dovremmo comportare e anche per commentare a caldo ciò che è stato deciso. Annunciare la fase 2 senza dire niente su come sarà la vita educativa dei bambini nei prossimi mesi mi è sembrato un atteggiamento a dir poco leggero. Così a mia figlia che mi ha chiesto cosa ha detto il premier Conte della scuola io non ho saputo rispondere. E invece sulla scuola una risposta sarebbe opportuno che ci si affrettasse a darla, è una questione davvero troppo importante.

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