Governo

MPS diventerà una “zombie bank”?

31 Dicembre 2016

Yalman Oneran, nell’edizione on line di Bloomberg, propone un impietoso confronto tra i sistemi bancari di USA ed Europa, rispolverando il vecchio concetto di “Zombie Bank”, tornato, a suo parere, prepotentemente in auge per il vecchio continente.

L’intuizione “Zombie Bank”, appartiene al giornalista economico Edward Kane, che espose la nozione su Society, in un articolo apparso nell’edizione di marzo/aprile 1992. La descrizione fatta da Kane, brillante ed evocativa, fu creata per descrivere il collasso del sistema bancario Giapponese, travolto nel 1990 dall’esplosione della bolla immobiliare e dal crollo dei prezzi di stock market. Nonostante gli analisti americani consigliassero ai propri omologhi nipponici di chiudere o ricapitalizzare le banche, il Sol Levante affrontò la crisi con meccanismi di salvataggio e aiuti di stato. Il risultato fu il prosperare delle c.d. “zombie bank”, ossia istituti bancari né vivi e né morti, non in grado di sostenere l’espansione del mercato e dell’economia.

Oggi, a distanza di quasi un decennio dalla crisi del 2008, secondo gli analisti finanziari di tutto il mondo, stiamo assistendo al rinnovarsi della spirale giapponese in Europa.

I grandi gruppi bancari, attanagliati dalla dalle mancate perfomance degli NPL (messi spesso a bilancio in maniera irregolare, come nel caso di MPS), si rivolgono ai governi centrali per scongiurare il default. L’esempio irlandese, è d’altronde ancora fresco.

Ma qual è, nel dettaglio, il reale effetto venefico di una zombie bank? Ci si potrebbe illudere, infatti, che un intervento di stato al netto di riforme strutturali di sistema, sia il male necessario per evitare le ripercussioni sociali seguenti al default di una banca. Ma non è così.

Ciò che genera una zombie bank sono i crediti inesigibili. Nelle economie stagnanti o a lento sviluppo, le imprese debitrici delle banche spesso, non sono in grado di rimborsare i prestiti. A questo punto, le infusioni di capitale da parte dei governi, ma anche i prestiti delle banche centrali, formano le zombie bank. Le banche rinviano così, il riconoscimento delle loro perdite. I governi concedono margine di manovra alle banche zombie nella speranza che le stesse saranno in grado di fare profitti nel corso del tempo, per coprire e invertire le loro perdite e rivitalizzarsi. Le zombie bank, tenute in vita già morte, piuttosto che esigere il rimborso dai debitori, effettuano prestiti con il denaro ricevuto dal governo ed offrono tassi di interesse più alti per attirare gli investitori. Le banche sane soffrono la concorrenza e perdono clienti, in una spirale che danneggia la loro redditività. Il salvataggio delle banche zombie, crea anche il c.d. moral hazard: gli investitori prendono rischi senza considerare le conseguenze negative, confidando che il governo li aiuterà in caso di fallimento dell’investimento. Gli investitori, da parte loro, non hanno incentivi ad essere preoccupati per il rapporto rischio-rendimento, essenziale per una sana economia. È palese, in definitiva, che si tratta di un cane che si morde la coda.

Il sasso scagliato in USA da Yalman Oreman, ha prodotto onde nel vecchio continente, in quanto palesa una critica al sistema Europa che non riconoscerebbe la libertà per le banche, impreparate ad affrontare la crisi, di fallire.

Il dibattito è stato ripreso in Italia dal Fatto Quotidiano, attraverso un commento del politologo e studioso di macroeconomia Roberto Marchesi. Ribalta la prospettiva di Oreman, concentrando il focus sugli squilibri prodotti dal sistema americano, molto attento ai grandi investitori, quanto “irriverente e persino spietato con chi non ne ha.” Marchesi chiosa la sua indagine asserendo come i liberisti indaffarati a questuare una maggiore libertà per i mercati – in spregio alla crisi del 2008 – rappresentino essi stessi degli zombies “nell’assegnare all’ideale liberista capitalista un primato che ha superato ormai di gran lunga il livello di sostenibilità per una società evoluta ma equilibrata, quindi è destinato a soccombere.” L’Europa, conclude, è visto ancora come un modello più vicino “all’umanesimo sociale necessario per incontrarsi coi bisogni reali della gente.”

Voglio riportare uno stralcio dell’articolo perché, nella mia esperienza di avvocato che segue molte cause bancarie di aziende e di volontaria presso le Fondazioni Antiusura, penso che Marchesi dia un’immagine troppo rosea della situazione europea o, per lo meno, di quella italiana: “[…] tanto sono diversi i due sistemi. […]negli Usa il credito delle persone è dato da un punteggio (il credit scoring) che definisce automaticamente la solvibilità teorica della persona. Quando quel punteggio scende sotto i 700 punti il credito viene dato con prudenza e con tassi molto alti (anche sopra il 25% annuo). […] Con uno “scoring” sotto i 650 punti diventa quasi impossibile avere prestiti di qualsiasi tipo e, quando si ottengono, sono a tassi da vera usura (vicino al 30% quelli delle banche e carte di credito, persino oltre quella soglia gli altri soggetti).[…] Un sistema che, come quasi tutto il resto negli Usa, è riverente verso chi ha molti soldi ma assolutamente irriverente e persino spietato con chi non ne ha. […] chi non è ricco non ha nemmeno l’opportunità di trattare con qualcuno in possesso di potere decisionale. Ti fanno parlare con delle persone, ma a decidere è sempre il computer.” Ritornerò su questo paragone ma sugli Stati Generali abbiamo già letto che in Italia le percentuali sono uguali a quelle “spietate” in USA per “chi non ha soldi”. (Vedi LINK A http://www.glistatigenerali.com/banche_macroeconomia/prof-zingales-purtroppo-il-marciume-e-piu-profondo/.)

Ritornando alle banche zombie, appare, francamente, complicato orientarsi tra le due tesi, d il rischio è piuttosto quello di inciampare nella guerra di religione. Non c’è dubbio alcuno che la deriva di MPS – per fare un esempio – gridi vendetta nei confronti del sistema Italia e nella inadeguatezza del suo sistema di controlli. Ciononostante non si potrebbe permettere una ricaduta sociale dovuta alla mala gestio di chi avrebbe dovuto amministrare l’istituto di credito. Il consenso al meccanismo dell’aiuto di stato può però apparire come il via libera alla trasformazione della banca più vecchia del mondo, in una zombie bank.

 

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi diventare un brain?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.