Governo

Mistero al Ministero: ma che fine ha fatto Federica Guidi?

1 Dicembre 2014

Il Presidente del Consiglio arriva ogni giorno trafelato sulla piazza degli imprenditori in un forcing nei confronti di un pezzo di gruppo dirigente del Paese notoriamente diffidente, con non poche ragioni e molti pregiudizi, verso un uomo che esce da stanze nelle quali hanno regnato gli eredi del PCI e di quel cattolicesimo poco amico del libero mercato quanto amico della grande impresa purché di famiglia altrettanto genuflessa.

La segreteria della CGIL non perde occasione per mostrarsene contrariata, ancora una volta non riuscendo a distinguere il ruolo della politica dalla funzione sindacale e su questo equivoco lascerà le sue fortune.

Ma di un attore abbiamo perso la traccia, il senso della missione, la notorietà.

Sul sito istituzionale i compiti sono vasti, la competitività delle imprese di capitale e cooperative, la concorrenza, le liberalizzazioni di mercato e i mercati internazionali, le telecomunicazioni, il petrolio, il gas naturale, le fonti rinnovabili e per tutti questi ambiti le azioni vanno da incentivi e sostegni a normative, bandi, interventi straordinari.

In un Paese che rimane la seconda economia manufatturiera d’Europa e una delle prime otto al mondo e che basa il suo presente e il suo futuro sulla esistenza del mondo produttivo, che il Ministro dello Sviluppo Economico sia uscito dal radar di ogni impresa e di tutta la stampa non è esattamente cosa commendevole. Certo, sarà sepolto dalle domande di ristrutturazione e dagli interventi di emergenza; e, ovvio, è questo un governo che ha centrato la sua immagine sul Premier.

Ma che il Ministero dello Sviluppo economico nel peggiore momento della storia industriale d’Italia dalla Unità ad oggi sia evaporato di fronte a ministeri come il Lavoro, le Riforme Istituzionali o addirittura della Funzione Pubblica è cosa che non lascia perplessi ma si declina direttamente nella delusione e nella considerazione finale sulla sua inutilità amministrativa e istituzionale.

Caro Ministro Guidi, non ci serve che Lei mandi un segnale della sua esistenza, chi non è un politico di professione può anche farne a meno e lavorare dietro le quinte. Ma che ci sia un lavoro lo si deve dimostrare, magari coi fatti. E magari con qualche idea sull’asfittico mercato della energia popolato di municipalizzate piene di debiti e da grandi player che normalmente fanno anche la nostra politica estera. Sulle liberalizzazioni dei mercati non siamo qui a rimpiangere le inutili lenzuolate ma ci dia una dritta, sia al nostro fianco nel chiedere che la burocrazia faccia un passo indietro. Insomma, sia un passo avanti al Premier nella volontà di far funzionare i mercati, lasci a lui il ruolo di mediatore ma, diavolo, Lei faccia capire che si occupa di noi, ci dica qualcosa, che so,  sulle scie luminose!  In un mondo senza orizzonte dove la considerazione davanti alle macchinette del caffè di ogni azienda è che ci siamo già giocati anche il 2015, Lei deve dire che no, non è vero e sta lavorando con noi. Se al contrario questo lavoro non le piace, e non avrebbe tutti i torti, dia un segnale di diversità. Noi imprenditori abbiamo dimostrato di essere più utili in azienda che altrove.

federica guidi

 

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