Governo
Ministro Giannini, ma che dice? La Teoria Gender non esiste…
Nell’epoca delle bufale virali, diffuse sulle ali dei social network e della condivisione alla cieca, finisce per radicarsi anche una bufala che tira in ballo la scuola. E che favoleggia sulla Teoria Gender (teoria del genere) tra i banchi, propugnata da insegnanti cattivoni al soldo di una oscura e potente lobby gay. Roba da non crederci. Eppure la ministra dell’Istruzione, Stefania Giannini, si è sentita in dovere di intervenire a suon di circolare inviata ai presidi per spiegare che no – proprio no – a scuola non viene proposta la Teoria del Gender nell’ambito della riforma del governo Renzi.
Insomma, con buona pace del buonsenso c’è stato bisogno di spiegare che a scuola – e ci mancherebbe – viene insegnata “la lotta a ogni tipo di discriminazione e la promozione a ogni livello del rispetto della persona e delle differenze senza alcuna discriminazione”. Insomma, viene spiegato agli alunni che bisogna essere rispettosi. Ma a destare perplessità è che la ministra Giannini non abbia puntualizzato l’aspetto fondamentale: la Teoria Gender non esiste. O meglio: è un’espressione presa in prestito per scopi propagandistici. In estrema sintesi essa è riferibile allo studio sul ruolo dei generi nella storia. Anche nella dichiarazione resa a Radio 24 l’esponente del governo ha preferito difendere la riforma, invece di approfondire la verità dei fatti.
Chi ha parlato e continua a parlare di ‘teoria gender’ in relazione al progetto educativo del governo Renzi sulla scuola compie una truffa culturale e voglio dire con chiarezza che ci tuteleremo con gli strumenti adeguati.
La Teoria Gender, nella formula in cui viene propinata, è un’invenzione paragonabile “all’uomo nero” che fa spaventare i bambini. Ed effettivamente il compito è proprio lo stesso: serve ad alimentare paure ancestrali. L’uso politico si riflette poi sulla ‘madre di tutte le battaglie’: la legge sui diritti civili per le unioni omosessuali, invisa all’ala più intransigente dei cattolici. E che è disposta a tutto per fermarla. In un clima di disinformazione militante, quindi, viene propagata questa presunta Teoria Gender che “nega l’importanza della differenza dei sessi e favorisce l’esercizio sterile e ludico della sessualità. Si arriva a considerare la famiglia un residuo storico destinato a scomparire in un prossimo futuro”, come ha sostenuto il Pontificio Consiglio per la Famiglia. Un modo per sbarrare la strade a riforme sui diritti civili. E un comportamento che davvero rievoca “l’uomo nero” che mette paura ai bambini, agitando uno spauracchio inesistente. Ma questa volta presso gli adulti.
E dispiace che una ministra dell’Istruzione non abbia colto l’occasione per chiarire – una volta per sempre – che la Teoria del Gender è frutto un’operazione di disinformazione. Con un pericolo doppio: bloccare l’azione legislativa sulle unioni civili e far crescere il sentimento di intolleranza. Tra un gender e l’altro è stata persa una grande occasione, in quanto un intervento deciso di un esponente del governo avrebbe aiutato a porre fine alla confusione; quella cortina fumogena che alimenta la leggenda dell’insegnamento della Teoria Gender.
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