Governo
Matteo ‘col segno più’, ma serve un testo con coperture oltre agli hashtag
Di sicuro c’è un fatto: la Legge di Stabilità 2016 entrerà nella storia. Non per gli annunci, che in fondo erano stati anticipati da tutti i giornali a poco a poco – dal canone Rai in bolletta alla cancellazione della tassa sulla prima casa, passando per il taglio dell’Ires – ma per il mezzo con cui è stata presentata. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha ideato l’hashlogan #italiacolsegnopiù. Un po’ con il ‘sole in tasca’ o, fuori di metafora berlusconiana, opponendo lo splendente ottimismo al plumbeo vittimismo. Nel concreto, oltre alle misure preannunciate, ci si deve accontentare delle pilloline annunciate: quindi sgravi, ma diminuiti, per le nuove assunzioni, possibili tutele ai lavoratori autonomi, part-time per gli over 63, assunzioni per ricerca e cultura. Ma la manovra è stata prima di tutto uno show, che finirà su molti manuali di comunicazione politica. E bisogna dare atto a Renzi, che con il segno più è riuscito a trasmettere il messaggio da par suo.
Tuttavia, come insegna la dura realtà, la comunicazione è una parte importante della politica. Ma non l’unica componente. Per l’attuazione delle misure economiche servono i fatti, che in genere sono un po’ più complessi degli slogan. E lo sono ulteriormente quando si parla di una manovra che deve essere sottoposta al vaglio del Parlamento italiano e soprattutto della Commissione europea. In questo senso Bruxelles ha già lasciato intendere che l’impianto generale è destinato a subire modifiche. Alcuni passaggi non piacciono all’Ue, a cominciare dalla Promessa Numero Uno di Renzi: l’abolizione della tassa sulla prima casa. Certo, difficilmente il presidente del Consiglio cederà su questo tema, in quanto l’approvazione gli consentirebbe di portare uno scalpo (simbolico) dell’Ue con la ripetizione del concetto, declinato in vari modi, “abbiamo piegato l’Europa dei burocrati”. Palazzo Chigi 1 Unione europea 0, già immaginiamo i tweet anti-gufi.
A parte volatili e cinguettii, un giudizio definito sulla Legge di Stabilità è un esercizio alquanto complicato, visto che sul sito del governo non c’è a disposizione nemmeno un comunicato stampa, troppo demodé, sostituito dalle ‘leggendarie’ slide che raccolgono gli annunci, chiuse dal”hashlogan #italiacolsegnopiù. Dietro lo spot pubblicitario, però, non si può spulciare tra le cifre per capire quale sia la reale applicazione dei provvedimenti promessi e in che modo siano reperite le risorse. Detto in maniera più brutale: bisogna capire da dove arrivano i soldi promessi nella Legge di Stabilità. Per ora, per i comuni mortali non c’è un documento vero e proprio da consultare, analizzare ed eventualmente applaudire o criticare.Per questo parlare di Legge di Stabilità è più un’analisi da comunicatori politici che da cronisti parlamentari.
Un punto, però, sembra emergere: si intuisce, tra le righe, che il famoso masterplan per il sud ha preso la forma qualche Articolo nella Manovra. Nelle slide vengono menzionati la Terra dei Fuochi, lo stanziamento per la Salerno-Reggio Calabria e il fondo di garanzia per l’Ilva. Che forse sono la base di partenza del piano per il sud, chissà. Si vedrà. Comprese le coperture per il taglio della tasse e per tutti gli altri interventi promessi.
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