Governo
Mediaset-RayWay? Renzi spunti il miglior prezzo: il resto è fuffa
Ragazzi miei, quante sciocchezze si stanno sentendo intorno a Mediaset Rai Way. Leggendo, perché non si è più abituati a un giornalismo che sappia approfondire. E sentendo, perché con Silvio in pista è sempre Milan Inter, come appunto con scoraggiante superficialità ha sparato l’ex ministro dell’Industria Bersani (sottolineo l’incarico ministeriale per ricordare le competenze standard dei ministri) o come si sono precipitate a sostenere le trasmissioni Radio Rai del giorno dell’annuncio, corse a intervistare senza contraddittorio esperti timorosi del mercato che dire di parte è nulla.
Tutti attenti alle televisioni, il feticcio irrisolto della politica, tutti attenti al conflitto di interessi sul quale mai si legiferò per la convenienza alla opacità della politica, e nessuno attento alla seconda parte del comunicato di Mediaset, quella sulle TLC.
E’ quello delle reti televisive (e no) un monopolio naturale? No, gli unici monopoli naturali pubblici evidenti sono quello ferroviario e quello elettrico. Il primo non ha bisogno di spiegazioni, il secondo lo abbiamo scelto. C’è anche quello autostradale ma non è più di natura pubblica. DI quello idrico non parlo, avete voluto il referendum e adesso becchiamoci gli acquedotti senza manutenzioni.
Dal punto di vista economico e della convenienza del Paese, due sono gli aspetti della vendita di Rai Way su cui riflettere. Partiamo dal secondo, la convenienza per il Paese: una rete di trasmissione di alta qualità e ad alta copertura offre la possibilità di risolvere i problemi di connessione e accesso ad Internet veloce che storicamente ci affliggono e che sono una barriera soprattutto per le fasce di cittadini più deboli o disagiate. Delle televisioni poco mi cale, il digitale ha moltiplicato le frequenze a disposizione e con una semplice regolamentazione ci sono garanzie per tutti, tenuto conto che la trasmissione televisiva via etere ha già la concorrenza della trasmissione via satellite e quindi è difficilmente catalogabile come monopolio naturale. Ciò su cui vale la pena di concentrarsi è invece lo scarsissimo accesso che hanno gli italiani a connessioni internet di qualità, e per italiani intendo sia i privati, sia le aziende che la pubblica amministrazione, scuole comprese. La mancanza di banda larga è una delle grandi sfide industriali della modernità che per molti motivi non riusciamo a vincere: portare la fibra in ogni casa è impresa improba in città con abitazioni su palazzine di tre piani e frazionate: a New York, diciamocelo, è più semplice. Diventa una sfida quasi impossibile nei paesi e nelle cittadine in montagna. La copertura televisiva al contrario è capillare e dove arriva Che Tempo che Fa si può far arrivare agevolmente il web veloce. Una integrazione industriale con un regolamento adeguato può risolvere il problema in qualche anno (pochi) e rappresentare un business redditizio. Inutile ricordare che è già cosí in alcuni altri grandi paesi dell’Unione Europea, qui da noi si guarda solo a viale Mazzini e al potere di interdizione che quella azienda sa esercitare sulla spalle di noi pagatori del canone attraverso decenni di legami con la politica.
Ma col passo del gambero torniamo al primo vantaggio per il Paese, quello economico. La offerta di Mediaset è generosa, ben calcolata e invitante secondo gli operatori finanziari. Ha l’aspetto non secondario della trasparenza, perché fatta secondo le regole e sotto la vigilanza degli organi di controllo di mercato, cosa poco frequente nel nostro piccolo mondo antico. Ha insomma caratteristiche sia di mercato che di trasparenza rispetto al conflitto di interesse, e se non abbiamo mai voluto regolamentarlo allora dobbiamo accettare che il conflitto c’è e i rischi che comporta che sono bassi perché in questo caso è trasparente e tutti possiamo esserne coscienti.
Vuole il Governo essere veramente altrettanto trasparente e non far pensare che il patto del Nazareno non riguardava la elezione del presidente della Repubblica o altro ma il silenzio sulle operazioni Mondadori-Rizzoli e Mediaset Ray Way?
Allora deve fare la parte del buon venditore. Che significa vedere se ci sono altri operatori in grado di fare offerte economicamente (e industrialmente) competitive con quella Mediaset e strappare le migliori condizioni per l’azionista (il Mef), l’azienda (la Rai) e noi “canonisti”.
Il resto è fuffa, compreso che questa operazione sia il lasciapassare per l’uscita di Silvio dalla politica perché è evidente a tutti tranne che a Fitto e qualcun altro che Silvio rimane lí e loro continueranno ad esserne dipendenti. O i dipendenti, dipende dal tasso di orgoglio che ognuno ha.
L’unica cosa che vi chiediamo è di non farci pagare le risse degli ultimi vent’anni regalandoci un ritardo infrastrutturale di altri venti: se non va bene Mediaset, ok, nessun problema. Ma allora ditemi come faccio a leggere i vostri tweet stando in posti dove non arriva un bit.
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