Governo

Mattarella al Quirinale potrebbe complicare il percorso delle riforme

31 Gennaio 2015

Con l’elezione a Presidente della Repubblica di Sergio Mattarella, Matteo Renzi ha ottenuto una vittoria  politica incontestabile. In un colpo solo, è riuscito a ricompattare, intorno al nome del professore siciliano, l’intero partito e ad affermare la propria leadership sull’opposizione interna Pd, oltrechè l’egemonia di quest’ultimo sulla compagine di maggioranza. Ha ottenuto una vittoria importante, ma tutta personale: sia perché solo a Renzi la si deve, sia perché il metodo muscolare, cui ci ha abituato, di certo non renderà più agevole il cammino del governo delle prossime settimane.

È una vittoria lampo, quella di Renzi, ma pur sempre istantanea, che induce a placare l’entusiasmo della conquista. Il nodo politico è e rimane ancora il percorso delle riforme istituzionali, il pacchetto della legge elettorale e della revisione della Costituzione, attualmente in discussione alla Camera.

Nessuno crede che Sergio Mattarella, a dispetto del carattere mite e riservato, svolgerà supinamente il compito e le funzioni oggi affidategli, riservando per sé il grigio ruolo notarile di chi è costretto a rimanere nell’ombra. Non potrà rinnegare di essere stato homo accademicus e giudice della Corte Costituzionale, proprio adesso che si avvicina l’approvazione dell’Italicum e della riforma costituzionale. Non potrà dimenticarlo lui, né tantomeno Renzi.

Mattarella, da giudice della Consulta, è stato membro del collegio che ha dichiarato, con la Sentenza n. 1/2014, l’incostituzionalità dell’abnorme premio di maggioranza che il Porcellum garantiva alla coalizione di maggioranza. Non è affatto scontato, quindi, che firmi con leggerezza una legge elettorale come l’Italicum che, proprio in materia di premio, produce effetti distorsivi analoghi al precedente sistema censurato e sulla quale molti esperti hanno già sollevato perplessità. Da ideatore del sistema maggioritario, appare difficile credere che Mattarella ritenga il metodo proporzionale dell’Italicum confacente alle esigenze di governabilità e stabilità del Paese né che lascerà passare un sistema elettorale inefficace senza colpo ferire.

Tantomeno non potrà non sollevare le proprie critiche nei confronti del progetto di revisione dell’assetto bicamerale e del Titolo V della Costituzione. Da siciliano e da uomo di diritto, rileverà l’assurdità di un disegno, come quello renziano, in grado, contestualmente, di picconare l’autonomia regionale e ricentralizzare il potere nelle mani dell’Esecutivo, distruggendo così il percorso ventennale verso un compiuto federalismo.

Come pensare che il Presidente Mattarella possa tacere di fronte all’aberrazione di una riforma fiscale, che depenalizza e raddoppia le soglie di punibilità dell’evasione fiscale e dimezza la possibilità di una lotta senza cedimenti?

La speranza è che al percorso delle riforme, così furioso quanto confuso, si accompagni il porto sicuro dell’esperienza e della sapienza che un uomo come Mattarella incarna, permettendo così che alla forma si aggiunga anche un contenuto ragionevole.

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