Governo
Ma Renzi fa bene a correre alle elezioni?
Da mesi il Parlamento non riesce a produrre una legge significativa. Prima nell’attesa del referendum sulla riforma della Costituzione, poi per le dimissioni del governo Renzi e la nascita del governo Gentiloni, poi per la pausa natalizia, poi per l’attesa della sentenza della Corte Costituzionale sulla legge elettorale, il Parlamento è rimasto paralizzato ad aspettare eventi senza fare un solo passo avanti in una serie di provvedimenti che pure dovevano caratterizzare, per scelta segretario del Pd Renzi, l’impronta riformista del governo, il suo marchio innovatore.
Per esempio la legge sulla concorrenza – ferma in Parlamento da quasi due anni, bloccata al Senato da mesi, che era stata presentata dal presidente del consiglio come una sfida alle lobby, ancora in queste ore oggetto di incontri tra governo e maggioranza con la previsione che prima di marzo – se va bene – non vedrà la luce.
Oppure la riforma della giustizia penale, rimandata prima del referendum a dopo il voto, poi a dopo Natale e ancora ferma in Parlamento. Ancora oggi il ministro Orlando ha dovuto definire “indifferibile” il varo di questa riforma, che però da mesi la sua stessa maggioranza e il suo stesso partito tengono a bagnomaria in attesa di decidere se è prioritario approvarla o andare alle urne.
Perché l’urgenza sembra essere ancora questa, anche a leggere i titoli dei giornali dopo la sentenza della Corte Costituzionale. Anche se poi tutti sanno che il Presidente della Repubblica scioglie le Camere solo se le Camere non sono più in grado di garantire una maggioranza al Governo, che al momento una maggioranza ce l’ha e non risulta intenzionato a dimettersi. Perché – invece che pensare alle elezioni – l’attuale maggioranza che è la stessa di prima non fa andare avanti le riforme che ha promosso?
A ricordare al Pd di Renzi questa serie di riforme da fare è stato un commentatore certo non ostile all’ex sindaco di Firenze come Michele Salvati che, dalle colonne del Corriere della Sera, ha inviato un messaggio molto netto: Renzi, per dimostrare di essere uno statista e non solo un politico interessato solo al suo destino personale, dovrebbe dare “un sostegno forte, assai più che leale, al programma di riforme del governo”, che poi sono le sue riforme.
Insomma: più che alle elezioni subito o al massimo entro l’autunno prossimo l’ex presidente del consiglio dovrebbe lasciare libero il governo di portare avanti almeno quelle cose che fino a qualche mese fa sembravano determinanti per far andare avanti “il Paese”, come dicono i leader politici che vogliono sembrare lungimiranti. Invece Renzi – dicono i retroscena – “vede il voto più vicino”. Un errore di miopia – un po’ come la scelta un po’ fuori tempo di aprire un blog – dovuto alla fretta, che probabilmente penalizzerebbe ulteriormente il famoso “Paese”. E, probabilmente, anche il partito e il suo segretario.
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