Governo

Ma l’uomo dell’anno è Matteo Renzi

27 Dicembre 2014

Piaccia o meno, l’uomo dell’anno in Italia, e addirittura anche in Europa, è lui: Matteo Renzi. Il 2014 del presidente del Consiglio ha le sembianze di una poderosa scalata, in pieno stile rottamatore. La scoppiettante fine del 2013, con la conquista della segreteria del Partito democratico attraverso il trionfo alle primarie, ha rappresentato il più classico trampolino di lancio verso ben altri orizzonti. Dalla leadership del centrosinistra all’ascesa al governo, il passo è stato breve. Palazzo Chigi è stato espugnato in poco tempo con una guerra lampo: un blitz chirurgico che ha lasciato poche “vittime sul campo”, tranne Enrico Letta relegato al ruolo di “esiliato di lusso”, in attesa di un adeguato ritorno sulla scena.

La macchia dell’hashtag #enricostaisereno, usato per tranquillizzare l’allora premier, è stata cancellata con un perfetto smacchiatore (molto più efficace da quello usato da Bersani contro il giaguaro-Berlusconi): il 40% ottenuto alle Europee. Quelle elezioni sono destinate a entrare nella storia, non solo per il centrosinistra. Dopo il voto di maggio, in realtà, il cammino dell’ex Rottamaore non è stato costellato di solo successo: in molte occasioni ha dovuto assaggiare i piatti amari delle proteste. In primis quelle sindacali contro il Jobs Act per continuare con la rabbia operaia dei lavoratori di Terni e i primi cali nei sondaggi.

Ma questi fatti non scalfiscono la considerazione su Renzi uomo dell’anno. Il presidente del Consiglio è riuscito a monopolizzare il dibattito politico, catalizzandolo sulla sua persona (su Gli Stati Generali c’è stato un confronto molto interessante, come è possibile leggere qui, qui e qui). Ormai la nascita delle categorie dei renziani e degli anti-renziani è un fatto assodato. Ci sono due opposte tifoserie che si confrontano intorno avendo lui come unico fulcro. Proprio quello che Renzi vuole, visto che è dedito alla costruzione  delle dicotomie tra i “rinnovatori” e i “frenatori” (anche detti gufi e rosiconi). Così gli altri protagonisti, da Beppe Grillo a Matteo Salvini – passando per Silvio Berlusconi – sono costretti a inseguire la lepre di Palazzo Chigi.

Il presidente del Consiglio si è dunque messo al centro della scena politica, gettando le basi per una lunga conservazione del potere. Renzi, in pochi mesi, ha potuto forgiare l’immagine del leader che «non ha alternative», perché il Movimento 5 Stelle e la Lega sono più abili a sobillare e a inveire che a proporre e costruire, mentre Forza Italia evoca un ritorno al passato adatto più alla cinematografia che alla realtà politica (anche se molte volte la cronaca riesce a superare la fiction). Certo, la suddetta conservazione del potere non è un compitino agevole: stare al governo è logorante e l’ipercomunicazione griffata Renzi rischia di usurare il suo appeal in poco tempo. Il pericolo è che possa essere divorato da se stesso.

Inoltre Matteo Renzi è perfetto come uomo dell’anno nel 2014 anche in Europa, dove è diventato un interlocutore necessario dopo le Europee. La smisurata ambizione di trasformarsi nell’anti-Merkel è stata alimentata dall’ampio consenso alle elezioni. I risvolti hanno portato comunque più a un’operazione di marketing politico che a un effetto pratico. Insomma, a Bruxelles ha sfoderato tanta immagine e poca sostanza. Il bilancio della presidenza del semestre europeo, infatti, non è stato certo scoppiettante. L’Ue, Renzi o non Renzi, resta sempre Berlinocentrica, come testimonia la difesa dell’impresentabile Juncker, l’uomo sponsorizzato da Angela Merkel. Resta in ogni caso la constatazione che il Rottamatore, nel suo 2014, ha costruito un profilo internazionale da spendere eventualmente per il futuro.

Insomma, volenti o nolenti, bisogna ammettere che l’ex ragazzino terribile del Pd merita il riconoscimento di uomo dell’anno: sotto il punto di vista personale è stato un 2014 splendido. Ma questo, sia chiaro, non vuol dire che il suo 2015 sarà una passeggiata tra trionfi e applausi.

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