Governo
Ma voi “segretari di partito” che ci state a fare?
Ma che ci fate lì? Non sono io che scrivendo ciò che segue suscito antipolitica, siete voi che stando lì siete l’antipolitica. Se va bene.
Il Presidente Draghi si è trattenuto nel presentare la più imponente manovra strutturale dai tempi dell’Unità vestendo con intelligente prudenza l’abito repubblicano del suo maestro Carlo Azeglio Ciampi, un presidente che come pochi provò a infondere in una nazione scettica l’immagine, i simboli e la sostanza della Repubblica. Un solo accenno al futuro dei nostri figli prolungato ai nostri nipoti dà l’idea di tempi inusitati in politica e delle ambizioni, di una potenza di fuoco nel portafoglio che l’ex ministro del bilancio Cirino “bancomat” Pomicino non avrebbe mai potuto nemmeno sognare. E voi, segretari di partito, di fronte a un passaggio parlamentare che ridisegna le priorità del Paese e al quale aggrappiamo un pezzo consistente del nostro benessere, voi, che fate? Discutete di un ordine del giorno sul Coprifuoco, raccogliete firme elettroniche su un’ora in più al bar o rispondete che no, così non si fa o si sta dentro o si sta fuori? Ma avete contezza di ciò che dite, ci dite?
Ma voi il senso del vostro momento storico, la percezione dell’esercizio del potere, l’abito della rappresentanza elettorale sapete cosa sia? Voi sapete chi vi ha preceduto come segretari di Partito? Non solo il De Gasperi di Draghi ma gente per dirne qualcuno come Fanfani, Craxi, Moro, De Mita, La Malfa, Berlinguer, Spadolini, Zaccagnini e poi Giolitti, Parri e non parlo del Benso di Cavour e cito costoro tra gli altri perché, eccetto Berlinguer, furono anche Presidenti del Consiglio dei Ministri. Eppure quando prendevano la parola nell’emiciclo gettavano sul tavolo il peso politico, quello dei numeri, l’idea di guidare e non inseguire l’Italia o la loro costituency elettorale. Non idealizzo il passato per mia convinzione intellettuale perché sono un innamorato del futuro come fossi immortale ma uso il termine “impietosi confronti” per non usare quel termine sulle vostre persone.
Siete vecchi, lo sapete? Governate da troppo, siete una generazione giovane di quaranta/cinquantenni che sta lì da anni a corpo morto, piegata sul quotidiano e sulla immagine (e la vendetta) personale. In tutti (con una eccezione) il deficit culturale è evidente (e la cultura è il presupposto della politica), qualcuno viene da sconfitte e qualcuno è pure senza storia, non si sa da dove venga né cosa realmente pensi (o per questo può pensare di tutto). La vostra debolezza politica ha lasciato che piccole lobby e pezzi del vostro elettorato abbiano confortevolmente albergato al riparo delle strutture burocratiche, delle regole mediocri, della arrogante e sfuggente irresponsabilità che si dipana nelle lettere e nei decreti fino al trionfo del “fortemente raccomandato”. Siete quelli della Lombardia resa caso emblematico del Paese perché la punta di diamante si è sfracellata nella incompetenza ripetuta di fronte all’emergenza dove proprio nell’emergenza normalmente il Paese dà il meglio di sé. La vostra burocrazia infiltrata dalla fedeltà e dal controllo elettorale, dalle cordate personali, dall’affarismo che non ha ucciso la Regione solo perché troppo ricca è una burocrazia che non sa più “fare”: certo, la responsabilità politica è sotto gli occhi ma la triste “scoperta” è che la imperizia politica non è temperata dal presidio burocratico, anzi esso riflettendola inane ne è pervaso, sconvolto dalle lotte interne da fine impero. Incapacità che ha lasciato i sindaci, almeno quelli capaci, e i medici abbandonati in prima linea senza mezzi e ormai senza parole se non lapidari quanto definitivi giudizi sempre accompagnati da smorfie di disgusto.
Per chi ha parlato Draghi ieri? Per quell’appello ai “disinteressati se non alle sorti collettive” snobbato dal cinismo della stampa che guardandosi l’ombelico riflette il vostro. Un appello che dovrebbe mettervi nell’angolo ma che al contrario mostra in Technicolor la crisi intellettuale del Paese; di più, mostra la crisi nella vocazione, nell’impegno appunto “disinteressato”, nella incapacità vostra di vivere “oltre il nemico” e di motivare, appassionare, far sognare per immaginare che paese sarà quello dei nostri nipoti.
Rassegnatevi, forse anche essere solo antipolitici è un obbiettivo troppo ambizioso per voi, inchiodati nonostante i social a sondaggi elettorali per lo più immobili commentabili alla vecchia con “sostanziale tenuta”, “fisiologico aggiustamento” “trend che lascia sperare”. Schiere di storici e politologi leggono e cercano di comprendere il pensiero e i meccanismi anche di potere di quella pattuglia di segretari di partito che ho citato sopra, gente la cui vita ha attraversato le tragedie e le rinascite del Paese. Di voi temo che i nostri nipoti studieranno le Frasi di Osho.
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