Governo
M.T. Meli: “Schlein inadeguata? Quanti maschi inadeguati, e nessuno lo diceva”
Ho incontrato Maria Teresa Meli nella redazione romana del Corriere della Sera, per un’intervista sulla sua carriera da giornalista che sarà inclusa nel mio prossimo libro “Giornaliste Italiane”, appassionata ed esperta di politica, ne ho approfittato per farle qualche domanda sui temi di attualità degli ultimi giorni, che riporto qui in anteprima.
La tua passione per la politica nacque quando eri molto giovane, a 14 anni ti iscrissi alla Federazione Giovanile Comunista Italiana, insieme a Maria Berlinguer, come si è evoluta negli anni questa passione?
In realtà questa passione negli anni si è involuta. Quando ho iniziato a lavorare da giornalista ho restituito la tessera del partito, perché ritenevo fosse giusto e poi col tempo ammetto di essere diventata abbastanza cinica rispetto alla politica. Un po’ come il claim “Quando lo conosci, lo eviti” ecco è andata un po’ così. In parte ho poca stima della maggior parte dei politici italiani di adesso e non ho più una passione politica, nella politica italiana non mi ci ritrovo, non mi interessa, poi ovviamente essendo una donna di sinistra non potrei mai votare Meloni, Salvini e Tajani, però ci sono stati anni di votazioni, una di seguito all’altra, in cui non ho più votato.
Ho letto che sei considerata una delle migliori “retrosceniste” politiche. Cosa significa?
In Italia purtroppo c’è questa cattiva abitudine per cui i politici difficilmente dicono il vero e quindi negli anni si è costruito un lavoro, che prima facevano i settimanali, che è quello di spiegare perché un politico dice A, pensa B e agisce facendo C, è una ricostruzione molto complicata, devi verificare le fonti e ragionarci anche sopra. Questo è il restroscena. Negli altri Paesi lo si fa molto più seriamente, perché sia la stampa sia la politica sono molto più libere.
Come sono cambiati i politici e il modo di fare politica?
Una volta anche nella politica c’era la gavetta, iniziavi come segretario in un piccolo circolo e soprattutto faceva politica il più intelligente della famiglia. Inoltre era una professione, quindi dovevi essere capace di farla. Poi è accaduto che la politica come professione è diventata una cosa orrenda, in questo ha contribuito anche Tangentopoli che non ha ucciso solo le prime file della politica italiana, ma anche le seconde, le terze… Si è ristretta quella platea di persone che potevano accedere alla politica ed è diventata una cosa complicata e difficile, mano a mano si è impoverita e adesso si fa molta più comunicazione e molta meno politica e il peggio è che si governa molto poco. Governano ancora i sindaci e i presidenti di Regione (non tutti ovvio). Chi sta al Governo, e non sto parlando di Meloni, ma di chiunque, e chi sta all’opposizione, non ha idea di cosa significhi
governare, perché governare è fare politica. Invece adesso governare è fare un decreto, farne un altro… L’arte della politica è sconosciuta.
Come invece è cambiato il rapporto fra stampa e politica? Il modo di raccontare la politica?
Il rapporto fra stampa e politica in Italia è sempre stato poco lineare, perché non ci sono mai stati editori puri e quindi è sempre stato complicato. Ricordo che era così anche quando lavoravo a Il Giorno che dietro aveva l’ENI o alla Stampa della Famiglia Agnelli, ma all’epoca c’era una dialettica e i direttori non erano tutt’uno con la proprietà, i direttori erano l’interfaccia fra la redazione e la proprietà. Adesso non è più così, in nessun caso, basta vedere i licenziamenti facili che si fanno e questo ha portato al fatto che la politica abbia la meglio sul giornalismo. Adesso in tutti i giornali c’è la paura che arrivi la smentita. Quando andai alla Stampa presi la mia prima smentita ed Ezio Mauro mi disse: “questa è la prima medaglietta che ti appunti”, cioè essere smentiti dai politici voleva dire aver in qualche modo aver dato fastidio, oggi si ha paura di essere smentiti, non solo
da Meloni o da Schlein, ma anche dall’ultimo che passa per strada.
Parlando di attualità secondo te perché esiste questa abitudine di annunciare i provvedimenti sulla Finanziaria prima che questi siano stati decisi?
Il gioco è questo: prima vedo che succede, butto la palla e vedo la reazione, anche perché adesso siamo controllati dall’UE e non possiamo più fare le cose a caso. Inoltre prima del bipolarismo non c’era un sistema di alternanza, quindi potevano permettersi di non avere la stessa attenzione e terrore nei confronti delle elezioni. Adesso invece con il sistema di alternanza c’è molto più terrore di sbagliare e perdere le prossime elezioni.
Le forze di opposizione riusciranno a stare insieme o come dice Mieli resterà sempre il “solco largo”?
Bella domanda. Io credo che alla fine staranno insieme, però il rischio è che stiano insieme senza convinzione, quindi non so poi quanto questo sia utile e quanto possa durare. Inoltre già ora non sono d’accordo su chi sarà il candidato Premier a Palazzo Chigi delle prossime elezioni, mentre il centro-destra la risolse sempre facilmente dicendo “Chi ha più voti, va”, come accade per esempio quando la stella di Berlusconi era in discesa, anche se alla fine Salvini dovette fare l’accordo con Conte. A Sinistra questo patto non lo fanno, anche perché purtroppo, siccome vige ancora la regola che la politica la fanno gli uomini, c’è questa idea che Elly Schlein sia troppo giovane e inadeguata. Ma quanti leader maschi abbiamo avuto inadeguati? Tantissimi, a cominciare proprio da Conte. Lei risulta essere inadeguata, perché è donna. Purtroppo su questo, e mi scoccia ammetterlo, sono stati più bravi quelli del Centro-Destra che hanno accettato che ci sia una donna a guidare il carro della coalizione.
Cosa può cambiare in Italia se venisse eletto Trump?
Potrebbe cambiare che Conte non fa più l’alleanza con il Centro-Sinistra, che l’Italia cambi la linea d’aiuto sull’Ucraina. Forse cambia più per il mondo, per l’Italia conta poco. Sì forse Meloni e Crosetto diranno che non dobbiamo inviare armi che possano essere utilizzate sul territorio russo, ma quello che cambierà sarà lo scenario mondiale, poi ovvio che anche in Italia si stanno preparando a questo momento. Conte se gli chiedi Kamala o Trump non si esprime, anche Meloni è in imbarazzo perché sotto sotto preferirebbe Kamala, però non può ammetterlo. Per l’Europa cambierebbe perché non avrebbe più il partner americano, cambierebbe per la NATO, perché gli USA non darebbe più gli stessi soldi, cambierebbe
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