Governo

L’Italia vista dal Medio Oriente

1 Giugno 2018

From: Fiammetta Martegani

To: Susan Dabbous

Carissima Susan,

Per la prima volta da quando vivo qui, alla luce dei fatti che hanno caratterizzato il (non) governo degli ultimi giorni, mi sembra quasi di vivere in un paese “normale”, governato, per quanto la linea politica sia assai discutibile, dalla stessa, più o meno, coalizione di destra, da circa un ventennio.

Si potrebbe in un certo senso paragonare il ventennio di Bibi con quello di Berlusconi: uomini dal grande ego, con poca coscienza politica, e forse poca coscienza in generale, ma entrambi molto sicuri di sé e determinati nel portare avanti il proprio incarico da Primo Ministro.

Oggi invece, aldilà delle diverse collocazioni politiche dei partiti della cosiddetta maggioranza, la classe politica sembra essere andata completamente allo sbando, anche dal punto di vista demagogico, dichiarando da un giorno all’altro l’esatto contrario di quanto dichiarato il giorno prima, senza nessuna prospettiva non di lungo, non di medio, ma nemmeno di brevissimo periodo.

Questo è ciò che più mi lascia perplessa del nostro paese di origine: la totale mancanza di prospettiva, e non tanto di chi è stato eletto, ma degli stessi elettori.

Parafrasando d’Azeglio: “Fatta l’Italia, ora dobbiamo fare gli italiani”.

E dimmi, per te che come me hai lasciato l’Italia da anni, qual è  la tua di prospettiva da italiana all’estero?

From: Susan Dabbous

To: Fiammetta Martegani

Cara Fiammetta,

ho assistito a questa recente crisi istituzionale in diretta, e davanti al discorso disarmante del Presidente Mattarella mi sono venuti i brividi. Soprattutto all’idea che l’Italia possa davvero minacciare la stabilità dell’Unione Europea con questi venti di delirio irrazionale e nocivo.

Ho avuto i brividi perché dalla Brexit in poi, passando per l’elezione di Donald Trump, mi sembra che si stiano mettendo tutti in fila, in ordine cronologico, i capitoli della storia che possono portare a una terza guerra mondiale.

No, non sono catastrofista, sono una che si ricorda bene come sono andate le cose in passato: instaurare barriere identitarie quando manca del tutto un’ identità, fa davvero riflettere, e mi mette una grande tristezza. Non voglio dare un giudizio morale sull’elettorato, perché qui come apri bocca salta fuori che appartieni a poteri forti.

Il mio professore di Storia contemporanea direbbe che Azeglio non disse mai quella frase e che il processo di unificazione dell’Italia non si è mai compiuto. E se all’italiano medio sta stretto il suo Stato, figuriamoci quanto possa stargli stretto un intero continente.  Ma se l’economia andrà davvero a rotoli non resterà che tornare a zappare l’orto. A questo punto la domanda nasce spontanea: tu sai zappare? Conoscendoti non mi stupirebbe se mi rispondessi di sì.

From: Fiammetta Martegani

To: Susan Dabbous

Nonostante la mia passione per fiori e piante diciamo che la zappa non è proprio il mio forte, ma immagino che la tua fosse una domanda retorica, per non dire: che ne sarà, tecnicamente, dell’Italia e degli italiani che ci rimangono visto che, sia tu che io, sono ormai una decina di anni che l’Italia la visitiamo più come turiste, limitandoci ad assistere dallo schermo dei nostri computer il crollo, sia economico che morale, del Bel Paese in cui siamo nate e cresciute e del cui patrimonio storico e culturale viviamo di rendita perché da Michelangelo a Fellini, da Giuseppe Verdi a Primo Levi, come italiana all’estero, almeno io, mi sono sempre sentita accolta, in tutti paesi in cui ho vissuto o viaggiato, con un occhio di riguardo e di rispetto.

Oggi invece le cose sono cambiate. Quando amici e colleghi mi chiedono di spiegargli cosa sta veramente succedendo in Italia, qualcuno, sorridendo, mi chiede se si tratta di un nuovo esperimento di “commedia dell’arte”.

Altri, meno sofisticati e più cinici, parafrasando il potere dei social network hanno già elaborato il nuovo hashtag #iostoconmozzarella: ecco come viene vista oggi l’Italia dall’estero, anche perché non possiamo più permetterci di vivere solo sull’eredità dei grandi artisti e statisti del passato.

Ci sarebbe fortemente bisogno di un ricambio della classe politica ma il vero problema sta nel fatto che la maggior parte dei candidati, e purtroppo degli elettori, non ha la più pallida idea di chi abbia scritto e quale sia il contenuto, sia storico che morale, del Nabucco.

Ma forse sono io quella sbagliata. Sono io quella che vive attraverso l’immagine di un’Italia che non ha nulla a che vedere con la realtà. Forse sono io che dovrei cominciare ad andare in terapia per cercare di mettere a posto i miei pezzi d’identità lacerata. Forse questo è l’eterno conflitto dell’italiano all’estero, che, mentre da un lato si sente “tradito” dalla sua stessa patria, dall’altro viene additato come “traditore”, per averla abbandonata.

E tu, cara Susan, come ti senti e come ti collochi in questo delicato gioco di equilibri?

From: Susan Dabbous

To: Fiammetta Martegani

Cara Fiammetta,

comesai la mia identità italiana è quella dominante, per due semplici ragioni: ho studiato in scuole pubbliche italiane e parlo italiano ai miei figli. Per queste due ragioni sarò sempre italiana fino al midollo, con tutto il mio patrimonio genetico siriano, rimasto schiacciato, negli anni fondamentali della vita, da Dante, Manzoni e Calvino.

Te ne aggiungo un’altra di motivazione: sogno una vita dalla mezza età in poi in Italia. Un po’ come gli inglesi e tedeschi che si comprano la casetta in Spagna e si trasferiscono da pensionati. Ecco, io spero di arrivarci prima dei 67 anni, ma non riesco a vedermi bene a mangiare burro nei freddi paesi del Nord Europa. Ti dirò, però, che ora, questo futuro in paesi a scarso tasso di vitamina D, lo vedo come un gran privilegio, soprattutto per i miei figli. E questo mi dispiace, perché non ho mai vissuto una vita di privilegi. I privilegi sanno di ancien regime e io mi sono sempre sentita una sanculotta. Non mi piace vedere la nave che affonda da fuori. Vorrei lottare perché mi sento italiana, madre di due bambini italiania tutti gli effetti, anche se Sami al momento sembra un piccolo hooligan.

Secondo me l’Italia non è mai stata brava a volersi bene, e gli italiani non sanno quanto sono fortunati a viverci. In questo hanno sbagliato le élites culturali che dal dopo guerra in poi non hanno volutamente incoraggiare una cultura patriottico-nazionalista, alla francese, per intenderci. Il risultato è che ora i politici si divertono a fare a pezzi le istituzioni.

L’amara riflessione, in conclusione, è che la democrazia in Europa, tra astensionismo e populismo, sembra ormai essere giunta in dirittura d’arrivo. Spero solo di sbagliarmi.

 

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