Governo

L’Italia ha il suo nuovo Primo Ministro: è Matteo Salvini

19 Giugno 2018

Certo, si era intuito sin da subito che Giuseppe Conte non avrebbe mostrato particolare carisma, nell’esercitare il suo ruolo di Presidente del Consiglio dei Ministri. Conte intanto si trova a Palazzo Chigi perché l’idea della staffetta Di Maio-Salvini nel ricoprire la carica di Primo Ministro, emersa nei quasi tre mesi di trattative dal 4 marzo al 1 giugno, era impraticabile. Troppo rischiosa la prospettiva della defezione (del tradimento dell’accordo), in una applicazione della teoria dei giochi, da parte del primo che avesse assunto l’incarico. Serviva una figura terza, non politica. Conte, inoltre, deve rigidamente attenersi al contratto di governo stipulato da Lega e Movimento 5 Stelle.

Si apre allora una falla nel sistema, non solo politico, ma anche costituzionale. Il comma 1 dell’articolo 95 della Costituzione recita infatti:“Il Presidente del Consiglio dei Ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l’unita` di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando la attività dei Ministri”. Conte, data la sua particolare condizione, questo non può farlo. Ma ogni vuoto di potere deve essere colmato. Chi, quindi, dovrebbe de facto guidare l’esecutivo?

La risposta più scontata dovrebbe essere: Di Maio. È lui il leader della singola forza politica (non consideriamo quindi la coalizione di centrodestra) risultata maggioritaria alle ultime politiche, ottenendo il 32.66% delle preferenze. Tuttavia, se da un punto di vista elettorale l’investitura di Di Maio a candidato premier si è senz’altro rivelata una scelta vincente, non lo stesso si può dire per l’investimento che su di lui si è fatto per la gestione del periodo post-elezioni. Un partito che non ha il 50%+1 dei seggi in Parlamento e aspira a governare dovrà per forza trovare qualcuno che lo aiuti, un amico, un alleato (anche se gli esponenti del M5S detestano che si parli della Lega come di un loro alleato). In una situazione di questo genere la “stampella” può ricattare il corpo principale, perché senza il suo sostegno tutto l’organismo crolla. Il Partito Democratico non l’ha capito, o non ci ha pensato. Salvini, invece, sì.

Salvini ha saputo sfruttare benissimo le proprie qualità, e le debolezze del partner di governo. In primis, il leader della Lega ha molta più esperienza rispetto a quello del M5S. Salvini, ad esempio, è stato in grado di rompere la coalizione di centrodestra senza però distruggerla del tutto. È abituato ad avere a che fare in chiave cooperativa con attori che non appartengono al suo stesso partito. Di Di Maio non si può certo affermare lo stesso.

Di Maio ha anche in parte pagato la natura da catch-all party del Movimento. L’essenza acchiappatutto dei grillini li ha senz’altro favoriti, visto che alle elezioni sono stati in grado di ottenere consenso sia dai delusi di destra che dagli scontenti della sinistra. Ciò, però, si rivela un boomerang una volta terminata la fase elettorale. Ogni mossa rischia infatti di ledere gli interessi o le idee di una delle fazioni opposte che ha votato il M5S, minandone in prospettiva la forza. L’elettorato di Matteo Salvini ha invece le idee molto più chiare su tutto: su Europa, immigrazione, sicurezza, economia, politica estera. È quindi molto più semplice per lui dettare un’agenda, decidere cosa fare. Salvini sa cosa i suoi elettori vogliono da lui, e cerca di accontentarli in tutti i modi.

In tutto questo,  è altresì evidente che Salvini, come Di Maio ma persino più di lui, vive in una campagna elettorale perenne. Nessuna discontinuità di tono nel passaggio dalla carica di partito a quella ministeriale, dalla fase preelettorale a quella governativa. Rischia, così, di essere un Ministro degli Interni (e un Presidente del Consiglio ombra, lui sì) che agisce non per il bene complessivo dello Stato, ma per il mero soddisfacimento degli interessi dei propri elettori, e che si occupa di tutto. Basta guardare le sue recenti uscite in materia di politica estera (“È più importante salvaguardare le relazioni con l’Egitto che scoprire la verità sul caso Regeni”) e di politica economica (la proposta di eliminare il tetto ai pagamenti in contanti). Una situazione molto pericolosa.

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