Governo

L’illusione del metodo Ursula

21 Agosto 2019

Il metodo Ursula non è stato un patto politico tra forze diverse su obiettivi comuni, ma un patto di potere (non inedito) tra partiti dell’establishment europeo, esteso stavolta anche ad altre forze minori perché da soli – socialisti e popolari – non avrebbero più avuto la maggioranza. Un accordo legittimo ma non per questo politicamente significativo.

Popolari e socialdemocratici erano già alleati al Parlamento e nell’esecutivo europei nella precedente legislatura, e il loro uomo era Juncker. Anche lui aveva un programma di “convergenza”, ambizioso e media friendly. Tra le ultime, peculiari manifestazioni di questo esecutivo democratico europeo, menzioniamo le dichiarazioni su Hong Kong di Federica Mogherini, Alto Rappresentate per la Politica estera Ue, ancora in carica.

Chiede la Mogherini che Cina e manifestanti – entrambi! – interrompano la violenza. L’Europa ufficiale e istituzionale mette quindi sullo stesso piano la potenza globale cinese coi carrarmati pronti a soffocare le proteste nel sangue, e i cittadini disarmati che manifestano per difendere la propria libertà da un regime potente e autoritario. In Mogherini non c’è il disprezzo per la democrazia che riconosciamo negli autocrati Putin o Erdogan, ma  c’è – ed è evidente – una burocratica indifferenza verso il suo valore.

La Via della Seta è lastricata di carri armati, di intelligenza artificiale al servizio del regime, di controllo e repressione di massa. La Cina, pur con tutto il suo cash, non vale per l’Europa il sacrificio dei manifestanti di Hong Kong.
Ma valgono (ancora) qualcosa democrazia e libertà per i cittadini europei? Forse perché eravamo in vacanza, forse perché eravamo appesi alla angoscia per i diseredati della Open Arms, ma non abbiamo avvertito l’esigenza di scendere nelle piazze d’Europa per la libertà dei cittadini di Hong Kong, manifestare davanti alle sedi dell’Unione europea e dei consolati cinesi, per affermare che l’Europa abbraccia i manifestanti, rifiuta il dispotismo e non deroga nemmeno in nome degli affari.

Le priorità dei partiti del Patto Ursula sembrano però essere altre. Il programma e la figura di Von der Layen sono così catch-all da poter in effetti includere tutti, sovranisti compresi. Ha votato VdL il popolare Orban, ma dubito che a convincerlo sia stata la volontà di affermare lo Stato di Diritto in Ungheria, né credo che la Polonia, con il suo appoggio alla cristiana VdL abbia inteso sacrificare la prosperità della propria economia a carbone in nome della sostenibilità ambientale e inter-generazionale.
Sovranisti e popolari, socialisti e gialli europei hanno applicato un semplice principio del potere: meglio sedersi al tavolo che starne fuori. Ma per farne che?

Ha senso applicare lo stesso metodo Ursula – o “Orsola” nella italianizzazione proposta da Prodi – anche al caso italiano?
Chi caldeggia questa ipotesi naturalmente non teorizza un patto per il potere, ma un accordo su obiettivi politici che potrebbero essere comuni – comuni a (quasi) tutti tranne Salvini. Non quindi un contratto sul modello giallo-verde, con una cosa a me e una a te, elencate cencellianamente sulla base dei rispettivi pesi parlamentari, ma su obiettivi condivisi (o condivisibili) aldilà delle bandiere di parte.
Questo tipo di accordo presuppone che i contraenti condividano almeno una cosa, il metodo. Non devono inventarlo, il metodo è scritto nella Costituzione e non prevede che i parlamentari siano “poltrone”.

I grillini in Italia chiedono il vincolo di mandato per i parlamentari. Non so se cambieranno idea dopo aver scoperto nell’ultima settimana la centralità del Parlamento, e il senso delle prerogative costituzionali dei parlamentari. Gli stessi grillini vogliono d’altronde anche tagliare i parlamentari – e Renzi è d’accordo, Forza Italia è d’accordo, Salvini è d’accordo. L’argomento per tutti è: risparmiare.
Nessuna delle forze politiche elettorali si esprime contro le implicazioni di questa cosa in maniera aperta, netta e si batte per impedirla. Sembra quasi che le stesse forze politiche rappresentate in Parlamento si vergognino della democrazia parlamentare che, pure, è quella che ha arginato la deriva autoritaria del Capitano e delle sue diffuse truppe di lacché. Un’iniziativa per la democrazia però è stata presa dal Partito Radicale che ha già preventivamente costituito il comitato per il NO, in caso di referendum. Si può aderire qui.

Ora che la vecchia Carta è stata ripescata dalla polvere sia dal senatore Renzi, che la voleva rottamare, sia dai grillini che insistono ancora nel volere stravolgerla, si può anche sperare che tra le implicazioni inedite di questa crisi di governo per le forze politiche elettorali ci sia che la Costituzione, oltre che nominata, venga per una volta anche anche rispettata.

@kuliscioff

 

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