Governo
L’idea di Boeri era buona, infatti Renzi fa il contrario
Tagliare le pensioni d’oro, compresi i super vitalizi dei parlamentari, per cercare di aiutare gli over 55 in difficoltà economica. Ecco, detta così potrebbe apparire davvero come una tesi qualunquista, di quella accalappiavoti avanzata da un qualunquista in prossimità di una campagna elettorale. E invece no: è la proposta dell’Inps, presieduto dallo stimato economista Tito Boeri, che a quanto risulta non ha alcuna ambizione politica. Anzi, si è sempre guardato bene dalla tentazione di una discesa in campo.
La verità è che la sua era una proposta di buonsenso, talmente densa di buonsenso, che finisce per sembrare populista. In sintesi la proposta normativa «consiste nell’istituire un reddito minimo garantito pari a euro 500€ (400€ nel 2016 e nel 2017) al mese per una famiglia con almeno un componente ultracinquantacinquenne». Nel documento pubblicato dall’Inps viene spiegato inoltre che «le risorse per questa operazione si ottengono migliorando le proprietà distributive della spesa assistenziale al di sopra dei 65 anni di età. Questa oggi va a dismisura a vantaggio del 30% della popolazione che ha i redditi più elevati». Insomma, una pura quanto decisa operazione di redistribuzione del reddito: un piccolo sacrificio chiesto a chi ha di più, per sostenere chi ha di meno. Ma il ministero del Lavoro, che ha avuto tempo e modo di valutarla, ha respinto tutto al mittente. Il motivo? Mette la mani nelle tasche dei pensionati. Ed è quindi giudicato – udite udite – iniqua. Chissà cosa penserà un “esodato” di fronte a tale ardita teoria.
Orbene, è ben accetto un piano alternativo del governo per contrastare la povertà, offrendo una solida garanzia alle fasce più disagiate, quelle che rischiano seriamente di non trovare una ricollocazione lavorativa. Ossia gli over 55 indicati da Tito Boeri. La questione è che un piano del genere non esiste, ci sono le misure della Legge di Stabilità che vanno in un’altra direzione. Perciò lascia stupefatti la patente di “iniquità” attribuita a una proposta che tagliava gli assegni d’oro in favore di chi ha meno.
Certo, il problema è quello di andare a intaccare “diritti acquisiti”, con la possibilità di scontrarsi con la classica “pioggia di ricorsi” da parte dei beneficiari. Ma d’altra parte è una materia su cui bisogna pensare a un intervento. Anche perché non si parla di azzeramento dei vitalizi o delle “super pensioni”, bensì di una sforbiciata sostanzialmente ragionevole. E poi nessuno sostiene che gli articoli redatti dall’Inps vanno copiati integralmente e applicati: bastava prendere l’impianto, valutarlo, cercando di migliorarlo.
La sostanza è però evidente: Tito Boeri, da presidente dell’Inps, ha mostrato il coraggio che continua a mancare alla politica. Ha lanciato nei fatti una battaglia su un tema concreto, come la povertà di quegli italiani finiti nella terra di mezzo di un’età indefinita (nel senso occupazionale, s’intende). Ma lo stesso coraggio non ha animato l’uomo che aveva promesso di rottamare le rendite di potere. Quel Matteo Renzi che da presidente del Consiglio scarta la possibilità di incidere su privilegi stratificati.
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