Governo

Legge di bilancio: addio al fondo per la cura dei disturbi alimentari

7 Gennaio 2024
Stop allo stanziamento dei 25 milioni di euro per il biennio 2023-2024, per il contrasto di mali subdoli e potenzialmente letali quali anoressia, bulimia, binge eating, alimentazione notturna, picacismo. Se entro il prossimo 31 ottobre non saranno inclusi nei Lea o inseriti in un decreto legge, gli ambulatori preposti all’assistenza scompariranno. Una sofferenza doppia che si è deciso di ignorare

 

 

 

La legge di bilancio appena approvata, riserva un’altra sorpresa davvero poco piacevole per chi soffre di disturbi alimentari, e per le famiglie che si trovano a combattere quotidianamente con un male spesso invisibile, ma molto subdolo e potenzialmente letale.

Il provvedimento finanziario introdotto di recente, infatti, cancella i 25 milioni di euro (del biennio 2023-24), stanziati dal Governo per il Fondo da destinare al contrasto di anoressia e bulimia, binge eating, alimentazione notturna, picacismo, pensato per istituire ambulatori appositi da dislocare in zone territoriali sprovviste, in modo tale da approntare una rete di strutture in tutta Italia.

Una rete insufficiente però, anche a fronte dell’aumento dell’incidenza di questi disturbi dopo il Covid , dal momento che l’ultimo censimento del 2023 ha contato 126 strutture sul territorio nazionale, di cui 112 pubbliche e 14 private accreditate. Con grandi differenze tra una regione e l’altra. La maggior parte, 63 per la precisione, è infatti concentrata al Nord: ce ne sono 20 in Emilia Romagna e 15 in Lombardia. Nel Centro scendono a 23, di cui 8 nel Lazio e 6 in Umbria, mentre 40 sono distribuite tra Sud e Isole, 12 in Campania e 7 in Sicilia. Nel Molise non ci sono proprio. Puglia, Sardegna, Abruzzo e Calabria ne hanno un paio appena“, ha commentato Laura DallaRagione, direttrice della Rete disturbi alimentari Usl 1 dell’Umbria.

Ad ogni modo, fino ad oggi, grazie al Fondo erogato, è stato possibile procedere all’assunzione di 780 professionisti, con varie specializzazioni in tema di disturbi alimentari come: psicologi, psichiatri e neuropsichiatri infantili, infermieri, dietisti e nutrizionisti e medici specialisti in nutrizione clinica.
L’allarme per gli addetti ai lavori, ma soprattutto per coloro che soffrono di anoressia o bulimia, binge eating, alimentazione notturna, picacismo, è scattato al rischio concreto che, qualora entro il 31 ottobre prossimo, il Fondo non dovesse essere rinnovato, gli ambulatori sarebbero costretti a chiudere, lasciando allo sbando pazienti che, per poter continuare ad essere curati adeguatamente, dovrebbero affrontare trasferte fuori regione, anche di centinaia di chilometri, con maggiori difficoltà anche nella diagnosi di nuovi casi. L’unica speranza passa per la possibilità che queste patologie, vengano inserite nei Lea (livelli essenziali di assistenza), o siano oggetto di una decreto legge ad hoc.

Anche Giuseppe Rauso, presidente dell’Associazione nazionale disturbi del comportamento alimentare, manifesta il suo disappunto: “Siamo disperati, come è possibile che non si sia riusciti a dare continuità? Non sappiamo come dirlo alle famiglie. Qui si parla della seconda causa di morte tra i giovani dopo gli incidenti stradali. Speriamo che qualche decreto legge possa restituirci la speranza“.

 

Un fenomeno quello dei disturbi alimentari che può colpire, sin dall’adolescenza, e che se non intercettato e curato in modo mirato, può rovinare per sempre l’esistenza, fino a portare a conseguenze tragiche come la morte. Un calvario inimmaginabile anche per coloro che assistono quotidianamente allo spegnersi di persone care a causa di ciò. Un fenomeno, però, che risulta altrettanto curabile, se preso nei tempi e modi giusti, e dal cui abisso si può riemergere in modo brillante, riaffermando il proprio diritto di tornare alla vita.

Perché la politica italiana, decide ancora una volta di relegare nell’ oblìo un tipo di sofferenza del corpo e dell’anima che riguarda tutti? Tutti coloro che un’anima, continuano ad avercela e a sentirne tutto il peso specifico, quello che reclama dignità e attenzione.

 

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