Costume

Le nuove smanie per la villeggiatura

4 Aprile 2021

Scriveva Carlo Goldoni nel 1761 che a Livorno alcuni borghesi si davano da fare con schermaglie da commedia per i preparativi alla villeggiatura in collina, a Montenero, a due passi dal centro. E, come in ogni commedia, c’è sempre il triangolo amoroso a farla da padrone. Più o meno questo il pitch de Le smanie per la villeggiatura.

Certo Goldoni non avrebbe mai immaginato che nel 2021, in piena pandemia, ci sarebbe stato chi avrebbe smaniato per la villeggiatura in una maniera quasi offensiva. Offensiva, sì, e pure inopportuna.

La differenza è che, nelle settimane che stiamo vivendo, tra un vaccino negato o concesso, tra un parente in condizioni gravissime in ospedale, o un conoscente morto, o con una parte della famiglia in quarantena, e con situazioni sociali, economiche, culturali sempre più critiche, la cosa più importante stabilita dal nuovo governo (ma è poi davvero così “nuovo”?) sia dove trascorrere “le vacanze”. Il problema più impellente degli italiani, che magari avrebbero passato volentieri qualche giorno nelle tanto amorevolmente e benignamente appellate “seconde case”, senza dare fastidio ad alcuno, magari evitando così di affollare corsi e viali, in famiglia, anche ristretta, senza invitare per forza tutto il parentame, è invece quello di poter partire verso mete esotiche, al contrario concesse. Corto circuito della logica? Sembrerebbe proprio di sì. Che significato ha, dal punto di vista della sicurezza, una simile scelta? A chi giova? Che messaggio si vorrebbe trasmettere?

Perché, poi, accanto al permesso accordato per andarsi a sdraiare alle Seicelle o in Polinesia, si annuvolano brevi quarantene al rientro in patria, tamponi sia all’andata che al ritorno e altri ritrovati per cui una vacanza di quattro o cinque giorni si tramuterebbe in un’assenza di almeno dieci o più giorni. Per chi se lo può permettere, certo, non sarà mai un problema, solo una rognetta di lieve entità, una perdita di tempo, ma resterà comunque un’agognata vacanza, magari ricca di selfie da inviare a chi è rimasto a casa, quasi una beffa per questi ultimi.

A chi verrebbe in mente di andare in giro proprio quando i contagi stanno pericolosamente risalendo, magari diventando veicolo inconsapevole di varianti virali che non farebbero altro che aggravare una situazione già assai mal gestita che ha mostrato anche l’inaffidabilità del sistema sanitario affidato alle regioni? A chi è venuto in mente, chi è quell’imbecille che ha stabilito queste regole assolutamente fuori dalla logica e dal buon senso, unicamente per assecondare le smanie per la villeggiatura del nostro popolo?

Il capitano dei capitani sbraita sempre (alternando schizofrenicamente chiusure drastiche, a seconda del ghiribizzo del giorno) che vuole riaprire tutto e subito; poi gli fanno capire, alla bell’e meglio, che non si può, colui poi si cheta, poi continua a fare campagna elettorale senza aver ancora compreso che questo governo è provvisorio ed è di larghe intese e serve solo per far funzionare meglio il paese, nient’altro, dopo che il suo omonimo ha deciso di eliminare Conte. Ma lui continua imperterrito a spalmare il suo debordante e patologico narcisismo sulle palle degli italiani, i suoi sessanta milioni di figli. Che padre insopportabile, da rinchiudere in isolamento in una RSA, poveri badanti. Chissà come ha fatto la soubrette televisiva a sopportarlo per tanto tempo, forse solo perché stava sempre in giro.

Non si capisce che gioco faccia, ossia, sì, certo, la sua solita demagogia per usare la pancia della gente che non ne può più, ma i tempi di una pandemia purtroppo li stabilisce un virus con tutte le sue varianti. Se la prenda colla sua Lombardia che non riesce a gestire alcunché, visto che la signora Mestizia e il caro signor Fontana non fanno che combinare un guaio appresso all’altro, come pure il precedente Gallera, di cui non si è più sentito parlare e di cui sarei curioso di sapere se pagherà qualcosa per la sua incompetenza o malafede.

Ma torniamo alla villeggiatura degli italiani, che si crede nelle alte sfere non pensino ad altro, perché questo è il punto. La villeggiatura è vista come il massimo della libertà, libertà che un virus stizzoso ci nega. Ma, appunto, come abbiamo visto, non è percepito dai più come un dispetto del virus. Piove, governo ladro. Naturalmente secondo chi crede che la libertà sia finita, come in certi ambienti di destra e negazionisti, che credo siano ancora convinti che dentro i vaccini abitino i microchip di Bill Gates per controllare e dirigere le nostre vite premendo un misterioso bottone, la colpa è sempre del governo, prima di Conte adesso di Draghi, e di ministri della salute che negano sempre tutto, per sport, perché c’è un disegno oscuro e perverso di limitare il movimento della gente, per schiavizzarci. Cui prodest, poi, sarebbe da capire. Anche di codesti microchip ultimamente non se n’è sentito parlare molto da parte di questi sconsiderati dei no vax. Mode passeggere. Mi aspetto che ritornino in auge tra non molto, magari inseriti nei corn flakes da colazione.

Ma torniamo alle smanie per la villeggiatura. Avevo sentito dire, poco tempo fa, dalla bocca di “esperti” in televisione, sui giornali, alla radio, che avremmo dovuto abituarci a villeggiature più nostrane e quindi a rinunciare alle mete lontane perché il mondo e la maniera di spostarci che conoscevamo sarebbe stata rivoluzionata. Forse solo io trovo codesta affermazione un po’ contraddittoria rispetto alle villeggiature oltre confine concesse a un popolo vacanziero in ismanie viaggiatrici pur con penitenza dopo il giro di dadi col destino?

Una vita in vacanza, cantavano i ragazzi de Lo Stato Sociale poco tempo fa che, dietro l’apparente aria sbarazzina e superficialotta, facevano invece il punto della situazione: una vecchia che balla, niente nuovo che avanza, eccetera. La Totentanz, la danza macabra, scheletri danzanti che ti portano con sé nell’aldilà, è un’altra maniera di ricordarsi che Atropo, alla fine, ci taglia il filo della vita. E può accadere, in tempi epidemici, anche in villeggiatura o a causa di essa, viste le bizzarrie esotiche e variabili di un virus dispettoso.

L’acatisia, grave forma di irrequietezza motoria, sembra contraddistinguere la società contemporanea che ferma proprio non ci vuole stare, whatever it takes, come dice usando parole inglesi perfino il nostro nuovo presidente, inconsapevole che è il titolo di una canzone (2017) di un gruppo che, guarda che combinazione, si chiama Imagine Dragons, forse lontani cugini d’oltremare del nostrano Draghi. A qualsiasi costo bisogna agitarsi. E villeggiare. Capisco che il capitan de’ capitani non ce la faccia più a star fermo e che voglia tornare al Papeete a pancia all’aria dal suo popolo di vacanzieri nostrani, osannanti per il nulla che colui esprime al suono della bela madunina in remix. È il suo brodo di coltura, d’altro canto, vogliamo negarglielo? Infatti la sua acatisia colui la manifesta in vari modi, sempre in prima fila nel contestare qualsiasi cosa, forse col larvato disegno di sollevare polvere per evitare di constatare i guai della regione lombarda procurati dai suoi delfini e, prima ancora, da celesti alleati poi finiti in gattabuia. Una vita in vacanza dietro le sbarre. Ma anche il cervello sembra essere andato in vacanza perpetua. E irreversibile.

L’esatta dimensione del dramma epocale che stiamo vivendo ci sfugge, grazie anche agli ottimistici mantra dell’andrà tutto bene, grazie anche all’irresponsabile condotta di cittadini insofferenti e di governanti incompetenti che aprono e chiudono tutto a singhiozzo come se facessero i portieri di professione anziché adottare una vera linea di comportamento coerente, come in genere si è fatto colle epidemie nel passato.

Io, e non solo io, che da oltre un anno sto in vacanza a casa mia, anche perché, col lavoro azzerato, coi risparmi dissanguati, colle prospettive ignote che annebbiano l’avvenire, dove cazzo vuoi andare in villeggiatura, mi chiedo se davvero una pandemia possa ancora farci riflettere e insegnarci qualcosa.

Non è per niente facile stare in casa, molto meno facile che andare a scorrazzare di qua e di là, ma siccome c’è ancora un pericolo grave, non solo per sé ma per tutti, è preferibile restarci. Infatti non appena si aprono le gabbie e la gente si riversa in strada pensando infantilmente che tutto sia passato, magari anche avendo fatto il vaccino, i contagi risalgono. E coi contagi risalgono i morti. Ma l’importante è la villeggiatura. Per un mondo diverso libertà e tempo perso.

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