Governo
Le elezioni anticipate al 2016 sono più di un’idea
Nel gioco dei numeretti tra Renzi 1 e 2, il presidente del Consiglio sta pensando a un altro passaggio più concreto il Renzi II, inteso come secondo governo Renzi. E questa volta il segretario del Pd, che a parole ha riacceso il sacro fuoco della rottamazione, non vuole alchimie di Palazzo che possano consentirgli di restare in sella: chiederà agli elettori se lo vogliono ancora a Palazzo Chigi o se preferiscono sfrattarlo dalla scena politica.
Per questo la controffensiva post elettorale ha in realtà il sapore della campagna elettorale preventiva con il bombardamento politico avviato sul Campidoglio per estromettere il sindaco Ignazio Marino. Un modo per rispolverare quel talento comunicativo, che si usa partendo dall’individuazione del nemico: in questo caso il primo cittadino della Capitale. Il sacrificio di Marino è necessario pure per trovare un responsabile della situazione capitolina e dare un segnale sul “cambio di passo” all’opinione pubblica.
Tra i renziani la linea ufficiale è quella di ripetere a memoria il mantra: «Avanti con le riforme fino al 2018», ma in privata sede c’è chi vede inevitabile l’accelerazione verso il voto anticipato. “I problemi sono tanti e forse…” ragionano nell’ambito del renzismo, alludendo a una necessità di cambiare verso per davvero. Nulla è stato deciso, certo, perché i rischi sono alti come evidenziano i sondaggi. E anche perché il quadro è magmatico. Ma Matteo Renzi si sta ormai convincendo che la sua investitura deve avvenire con una consultazione elettorale, lavando l’onta dell’alchimia di Palazzo che lo ha portato alla presidenza del Consiglio. Potrebbe ravvedersi solo in caso di un reale rasserenamento di questa legislatura che ha definito “da brividi”, sebbene non sia molto diversa rispetto a tante altre. Tuttavia, l’improvviso rasserenamento sembra più una favoletta che una realtà politica, fatta di cronache giudiziarie devastanti per il Pd e di imboscate contro il governo.
Il 2016 sarebbe così veramente da brividi, tra Comuni come Milano e Napoli (e Roma?) chiamati alle urne ed elezioni Politiche. Matteo Renzi, nella versione numero 1, vuole scatenare l’inferno nello stile “o con me o contro di me”, con in testa un piano: spazzare via la minoranza del Partito democratico, formare un Renzi II pieno di fedelissimi con una maggioranza di comprovata fede renziana. Non a caso la sua analisi post elettorale, affidata a un colloquio con Massimo Gramellini, individua “nei Fassina e nei D’Attore” il problema, insieme – sic – alle primarie. Perciò vuole togliersi dai piedi minoranze e primarie. In questo caso i gli esponenti più vicini al segretario democrat nemmeno si esprimono, assumendo l’espressione di chi dice “non parliamo della sinistra Pd…”. Giusto per capire l’aria che tira tra i colleghi di partiti democratici.
Insomma, la strategia di Renzi è quella di lanciare una lunga campagna elettorale, magari con qualche provvedimento sul modello degli “80 euro”, che portano tanto consenso e sono in grado di far rapidamente dimenticare la delusione a una parte di elettorato. Gli unici veri ostacoli verso le elezioni sono, paradossalmente, l’Italicum che entra in vigore nel 2016 e l’assenza di una legge elettorale per il Senato, per cui attualmente vige il proporzionale puro. Ma per modificare il quadro – spiegava in tempi non sospetti un renziano alla Camera – “basta una leggina approvata in poco tempo…”.
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