Governo
l’assist di Mattarella (che nessuno raccoglierà)
Come già detto da voci ben più autorevoli, Mattarella ha dettato l’agenda.
Non è dato sapere se imbeccato dai poteri forti dell’Unione o, come piace pensare al sottoscritto, perché, da vero democristiano, ha voluto disvelare a tutti il cuore nero sotteso ai processi politici, fatto sta che il dado è tratto.
Volete uscire dall’Europa o fingere di farlo, in entrambi i casi, però, parlando d’altro? Bene, non con me come Presidente. Anzi, sapete che c’è, la prossima campagna, le prossime elezioni saranno finalmente centrate sull’unico e solo tema che conti: l’Europa.
E allora, sinceramente, capisco poco i piagnistei di queste ore, soprattutto da sinistra.
Lungi da me sottovalutare Salvini, assai probabile che abbia l’Italia in tasca come dicono tutti (attenti alla Sindrome di Stoccolma, però), ma questo, e qui sta il punto, stava già avvenendo, e con un approccio terribile sui temi dell’immigrazione e dei diritti civili a cui faceva da contraltare una totale opacità sulla questione europea. Salvini sarà sì il vincitore, ma adesso si deve dichiarare. E non ai suoi fan, e nemmeno ai distratti e arrabbiati. Si dovrà dichiarare a quelli che deve convincere se vuole andare oltre il 17%. Furbo com’è, sta ovviamente evitando accuratamente di farlo, anche in queste ore martella ancora sugli sbarchi, ma sarà difficile per lui non pronunciarsi se la campagna elettorale sarà sul dentro/fuori europeo.
Che faranno a quel punto i pochi, ma ancora esistenti, che si raccolgono intorno a Berlusconi? Cosa farà Silvio lo stesso? E, in generale, cosa farà la destra liberale (sempre che ci siano, dove siete ragazzi?), cosa farà Confindustria, cosa faranno tutti coloro che la Lega sotto sotto la voterebbero pure, ma su Euro e Europa non hanno idee così radicali e, forse, qualcosina da perdere?
Alla Lega basterà l’alleanza con Di Maio, dicono in tanti tra cui l’Istituto Cattaneo. Può darsi, ma dunque, invece di fare boom!, i 5stelle si accontenteranno di fare i portatori d’acqua di Salvini, soprattutto dopo quello che a tutti gli effetti appare un tradimento? O diventeranno ancora di più il partito dell’assistenzialismo? E come potranno fare una campagna su No Euro e No Europa quando, parole di ieri a Fiumicino, tra una proposta di impeachment e un’altra, Di Maio ha ribadito che questo punto non era nel programma né nel successivo contratto? Se Salvini esce rafforzato, ma lo sarebbe stato ugualmente e senza l’obbligo di esporsi, i veri sconfitti, lo dicono tutti, sono proprio i grillini. E a meno che non si pensi che quel 30% e più sia adesso tutto pronto a immolarsi alla causa leghista, si farebbe a gara, soprattutto a sinistra, per raccogliere l’assist di Mattarella.
In particolare un “centrosinistra” (le virgolette sono d’obbligo) in piena (e forse irreversibile) crisi di identità e programmi potrebbe trovare nel Presidente (che non a caso ha strigliato non poco PD e soci nel recente passato) un insperato aiuto: Europa, ragazzi, Europa! Questo è il tema intorno a cui ricompattarsi e rilanciare, questo il tema con cui recuperare il rapporto con i cittadini. E, si badi bene, il tema potrebbe essere declinato sia alla Macron (certo, se lo si lascia fare a Renzi…) sia alla Mélenchon, basta che lo si affronti, basta che ce lo si ponga, davvero, una buona volta, senza adottare la soluzione thatcheriana del no alternative.
Perché il punto che ieri Mattarella ha segnato è proprio questo. Piaccia o non piaccia, è con l’Europa che ci si deve confrontare. Che la si consideri il più importante modello sovranazionale per benessere, welfare, mercato o la principale responsabile delle attuali situazioni di povertà, disuguaglianza, populismi, sempre lì si deve tornare, è con l’Europa, piaccia o non piaccia, che si devono fare i conti. Senza considerarla l’origine di tutti i mali, ma nemmeno un destino inconfutabile, quanto, piuttosto, un’umana creazione e, come tale, passibile di errore, cambiamento, evoluzione.
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