Governo
La vuota sedia degli ARS (Antirenziani Snob)
Ah sì, leggo che nella tribù si apre la gara a chi è, nello spirito e nella sostanza, più vicino al Caro Leader, se lo Spirito Originario che si sente tradito dall’esercizio del potere, o chi di tale esercizio non vuole fare una critica ma semmai una dotta esegesi filologica scevra di appunti non scientificamente motivati e non semplicemente figli di snobismo intellettuale. Di chi è Più Vicino, sia chiaro, si discute; e non di chi è Antirenzi, giacchè Egli è Colui Che Non Ha Alternative, talchè al massimo ci si può dire Diversamente Renziani, strizzando l’occhio al politically correct di una sinistra ormai dichiaratamente vegana. Tranquilli, vuota è la sedia degli antirenziani…
E tanto per farsi subito degli amici, che sia una questione generazionale, che sia la non rassegnata delusione o che si sostenga che va giudicato con puntigliosa competenza il colore della matita più che il saper disboscar la foresta dai tronchi, lasciatemi dire che questo dibbattito tende alla politique politicienne e molto meno purtroppo ad una visione snob della stessa.
Un paio di giorni fa mi sono divertito con Giorgio Benvenuto, incrociandoci su Jobs Act e Protocollo di San Valentino, rappresentando quest’ultimo una case history (inglese come vezzo generazionale di chi beve qualsiasi caffè eccetto quello francese, perché a tutto c’è un limite) particolarmente utile per comprendere le sane dinamiche del potere: nel 1984 la posta in gioco non era un accordo sindacale ma la modifica del sistema di comando del paese, da quasi un decennio affidato al dialogo tra PCI e DC. Si giocò una partita nel mezzo di una crisi internazionale di grande portata perché Reagan stava dichiarando All Inn nel Patto Atlantico in risposta agli SS20, e gli Alleati erano davanti alla decisione di reinstallare in Europa i missili Nato, per capire che arietta tirava erano quelli che Kennedy tolse dopo Cuba. Ingrao in un Comitato Centrale disse che quell’atto era la rottura del patto post bellico che prevedeva il coinvolgimento del PCI sulle grandi questioni strategiche, Berlinguer mandò preciso il messaggio che nessun provvedimento di natura sociale poteva essere assunto nel paese senza il PCI. Giovanni Spadolini ebbe la sua mano di poker atlantista ottenendo i missili a Comiso; Craxi invece usò gli euromissili contro il PCI e il referendum sulla scala mobile, conseguente agli accordi di San Valentino, come siluro contro la CGIL che si spacco’ e contro la egemonia comunista sulla sinistra. Il tutto accadde in una stagione nella quale il Paese diede il meglio di sé dal dopoguerra, e cioè la straordinaria reazione che portò alla sconfitta del terrorismo delle Brigate Rosse. No, dico, mica peanuts (altra concessione generazionale) e si sa come finí: vinse a mani basse il Cinghialone e fino a Tangentopoli tenne le chiavi del potere serrando e disserando sí soavi….
Che sta facendo oggi Junior (ennesima concessione generazionale)? Mentre Obama e Merkel si fanno la guerra sul campo di Putin, Matteino, ben allineato a Foggy Bottom, sta giocando la sua partita di potere all’interno del Centrosinistra, non avendo più avversari a destra: il premio non è risanare il Paese ma completare l’opera intrapresa con le primarie e #enricostaisereno, sbaragliando gli ultimi ostacoli davanti alla presa del potere. Lo fa come fece Craxi tra mille paure (perché Craxi aveva paura) scegliendo il campo di battaglia dell’avversario e cioè il totem dell’articolo 18 e il tema del lavoro per spazzare via la sinistra del centrosinistra, con i suoi riti, i suoi eredi esangui e i suoi pater patriae dal caratteristico cinismo togliattiano. Lo sappiamo che la partita non è finita, e sappiamo che non è questione di contenuti, tant’è che non ci sono manco i testi dei provvedimenti e di legge delega si discute, sappiamo anche che non è nemmeno il momento di governare: chissenefrega di abili individualità e raffinati tecnici al Governo, serve invece un Gabinetto di Guerra per prendere il potere, dove la fedeltà al capo sia il valore e non importa se la fedeltà è la virtú dei mediocri (quando va bene, e comunque non ditelo a mia moglie). Poi si vedrà’…
Diciamocelo, o la lettura è questa e quindi essere antirenzioni snob o filorenziani con la matita appuntita e’ roba da Corriere dei Piccoli e però le cose avrebbero un senso; oppure, se cosí non è, Matteino è una sbrodola di imbevibile caffè francese.
Io invece credo che Junior sia in gamba e intelligente, ha mangiato pane senza sale con politica e potere sin da piccolo, è culturalmente il frutto politico primigenio del ventennio (sí lo so, anche se non è “quel ventennio” è comunque un ventennio piuttosto sventurato). E qui sta l’unico vero busillis della storia: il tempo e la conoscenza. Lo sa Matteino che non reggiamo, che cioè nonostante il miglior italiano del cinquantennio, Mario Draghi, qui siamo consumati nell’anima e nel corpo, essendo nell’anima molto peggio perché se consumata preclude la speranza di futuro? Il congiungimento tra la creatività individuale e le virtù collettive sta esattamente nel sapere della politica. Il dubbio è che Matteino insediatosi infine incontrastato al Ministero della Magia, arrivi con i Maghi dell’Ordine della Fenice, con auror e animagus in pompa magna, e trovi noi babbani ARS tutti ormai stecchiti dai Dissennatori (ultima concessione generazionale e fine della riflessione). Per questo scrivo anche duramente su di lui, perché o ci si salva insieme o si finisce male.
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