Governo

La via elitaria della piazza stride con il populismo del centrodestra

2 Giugno 2020

“Abbiamo scelto di manifestare in sicurezza perché non conosciamo ancora la curva dei contagi dopo la riapertura e perché non vogliamo dare alibi a un governo che non aspetta altro che poter scaricare la responsabilità dei suoi fallimenti su di noi”. Così diceva Giorgia Meloni annunciando il flash mob silenzioso del 2 giugno.

Ora, le cose sono andate un po’ diversamente. Annullate le distanze di sicurezza, abbandonate le mascherine, etc. etc.  Faccio da sempre fatica a contestare le piazze. Anche quelle meno vicine al mio pensiero. E fatico anche a redarguire i militanti di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia che sono scesi in piazza a Roma. Però ai loro leader qualcosa bisognerà pur dire. Anche perché adesso ai giovani e meno giovani che andranno sui Navigli, chi glielo va a spiegare che stanno mettendo a rischio la salute di tutti, delle nonne, dei nonni, e via con i parenti più stretti. Ma qui, al di là di qualsiasi giudizio politico sulle parole d’ordine lanciate nel giorno della Festa della Repubblica, quello che bisognerà pur dire a questa destra populista è che l’atteggiamento assunto, ossia “in piazza andiamo noi, voi state a casa” ha qualcosa di fastidiosamente elitario.

Come fai ad invocare le elezioni contro il “mostro” e poi pretendere di farlo solo tu e i tuoi amici più stretti? (oggi si direbbe congiunti). Come fai a promuovere una politica che si gioca sempre sul filo della demagogica, richiamando il “popolo” ad ogni piè sospinto e poi pretendere che il medesimo stia dietro le finestre in un’attesa voyeuristica? Quando decidi di andare in piazza, non c’è più nessuna gerarchia. Ci vai tu, e vengono pure i tuoi. E ha voglia Tajani a spiegare che “Nessun intento divisivo, vogliamo fare proposte concrete per dimostrare ai tanti italiani in difficoltà che non sono soli”. I cortei son cortei. Cosa si potrà mai pretendere dalla piazza? Essa fa il suo dovere, poi ci sono le tavole rotonde, i consessi intellettuali, il Parlamento (seppure assomigli sempre più alla piazza) per fare l’approfondimento. Ma in piazza scatta la “rabbia” e dopo tre mesi di lockdown i “vaffa” non si contano.

Nessuno scandalo per carità, ma fa un po’ ridere La Russa che afferma: “Non era quello che avevamo pensato”. A dire il vero pensare che politici di lungo corso come i promotori siano caduti in un errore di ingenuità, risultata poco credibile. Che ci sia stato una sorta di compiacimento, non possiamo giurarlo, ma che il richiamo della piazza strida con un’idea elitaria di partecipazione, questo sicuramente sì. “E vengo anch’io? (No, tu no!) Ma perché? (Perché no!)”

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