Governo

La rivincita degli ultimi della classe

9 Dicembre 2018

Forse non è un caso che i due governi più competenti della storia della II Repubblica italiana siano anche quelli più criticati e osteggiati da una parte significativa del Paese. Mi riferisco al Governo Prodi I (1996-1998) e al Governo Monti (2011-2013).

Il primo ha avuto l’innegabile merito di traghettare l’Italia nella moneta unica, mettendola quindi al riparo dalle scellerate politiche economiche che nei decenni precedenti avevano causato quel disastro finanziario di cui ora stiamo pagando dazio. Senza le strette maglie della UE, infatti, oggi la situazione sarebbe di gran lunga peggiore: con una Lira iper svalutata, il nostro Paese sarebbe fuori dalla Storia. Si sa, il Governo Prodi I non ha potuto completare la sua opera perché caduto sotto i colpi del fuoco amico della stessa coalizione di cui faceva parte, il centro sinistra. Gli stessi che all’epoca fecero saltare il tavolo, qualche tempo fa hanno avuto il coraggio di presentarsi come il nuovo che avanza sotto il nome altisonante di Liberi e Uguali, facendo leva sul fatto che gli italiani dimenticano tutto molto velocemente. Il 3% che sono riusciti a rosicare a marzo è anche un ottimo risultato per coloro che hanno spianato a più riprese la strada a Silvio Berlusconi (a cominciare dalla Bicamerale di D’Alema, eminenza neanche tanto grigia dietro LeU), che poi ha portato alla situazione di naufragio e deriva in cui ci troviamo oggi.

Il Governo Monti, più recente e ricordato con ancor più rancore, riuniva in sé una squadra di tecnici di indubbia competenza. Fu un Esecutivo di scopo e frutto della codardia di chi la politica la fa di mestiere, perché ciò che occorreva fare per dare continuità al Paese nel breve e, soprattutto, nel lungo periodo era estremamente impopolare. Tuttavia, ci si dimentica che gli stessi che allora in Parlamento votarono le leggi proposte da quel Governo, oggi si scagliano contro quei provvedimenti a scopi elettorali. La stessa espressione che spesso si utilizza per etichettare il gabinetto montiano, “il Governo dei professoroni”, cela un’insofferenza tutta italiana nei confronti della competenza. Si può essere in disaccordo con la professoressa Fornero e la sua riforma, ma non si può negare che l’ex Ministro avesse le competenze necessarie per ricoprire il suo incarico. Anzi, forse era anche ultra-qualificata. Al contrario, per esempio, della sottosegretaria Castelli, che infuoca i salotti televisivi, esponendo grafi del Sole 24 Ore che non è in grado di leggere, tanto da obbligare l’insigne quotidiano finanziario a spiegarglielo e ribadire quanto cercava di ribattere il professor Padoan: non sono i mutui già in essere ad aumentare, ma i nuovi che verranno stipulati ad avere un costo più elevato per chi li contrae.

L’attuale Governo fa dell’ignoranza e dell’incompetenza una bandiera. E quindi esce allo scoperto quel sentimento di rivalsa di una parte consistente del popolo italiano che vive di piccole invidie, di minuscole gelosie nei confronti dei successi degli altri. Per questa ragione piace, perché molti la considerano la vendetta dell’ignoranza sulla competenza, la rivincita di quelli che andavano male a scuola, come di recente ha sintetizzato Paolo Virzì. Un esempio ormai popolare è il Ministro del Lavoro, incarico che in passato ricoprì proprio Elsa Fornero: Luigi Di Maio non solo non ha titoli che dimostrino che abbia competenze nel diritto del lavoro e la previdenza sociale, ma non ha nessuna esperienza lavorativa rilevante e, tanto meno, una traiettoria politica di medio/lungo corso con incarichi di “gavetta”. La politica deve essere pensata come un mestiere e, quindi, per arrivare a ricoprire posizioni manageriali come quella di un ministro è scellerato e scriteriato affidarsi a chi ha alle spalle un percorso breve, ancorché significativo, ma pur sempre intrapreso a margine di effettivi meriti e competenze.

Altro esempio è l’attuale Ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, diplomato ISEF e laureato in Scienze Motorie, che giudica e destituisce dal suo incarico Roberto Battiston, un astrofisico di fama internazionale. Non che l’ex direttore dell’Agenzia Spaziale Italiana fosse intoccabile, ma la destituzione arriva come un fulmine a ciel sereno, senza ragioni logiche e non suffragata da eventuali motivazioni di carattere tecnico/scientifico. È questo l’emblema di una dimostrazione di potere da parte di chi è meno competente.

Non è da meno il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, assicuratore ex ufficiale dell’Arma dei Carabinieri, senza alcuna esperienza nel settore che dovrebbe amministrare, che a proposito della ricostruzione del Ponte Morandi arriva ad affermare che Genova tornerà grande, questione di mesi, al massimo anni. Come se il principale porto italiano, già pesantemente sotto pressione per la spietata concorrenza degli scali del Nord Europa, possa permettersi una tale approssimazione. Sembra quasi che il Ministro non capisca che dalle sue parole e dalle sue dichiarazioni possano dipendere le decisioni d’investimento di importanti aziende sul porto di Genova. Ciò che dovrebbe capire Danilo Toninelli, e con lui gran parte dell’attuale Governo, è che nel momento in cui parlano a un microfono o condividono qualcosa sulle reti sociali non lo fanno a titolo personale, ma in rappresentanza dello Stato italiano. E, quindi, di tutti noi.

Infine, l’ultimo esempio lo dedico al capogabinetto del Ministero della Famiglia, Cristiano Ceresani, che ha dichiarato che il riscaldamento globale sarebbe causato da Satana in persona. Se fosse una battuta detta per stemperare un dibattito acceso si potrebbe anche soprassedere, ma purtroppo pare che di ironico l’onorevole Ceresani non avesse nulla e sull’argomento avrebbe anche scritto un libro dai toni apocalittici.

In un Paese con un bassissimo numero di laureati, una cultura scientifica praticamente assente e dove i comici (per non parlare degli allenatori di calcio) occupano il posto che altrove occupano filosofi, giornalisti e scrittori, non deve sorprendere che si veda la competenza con ostilità e che, quindi, si mandi a governare chi riesce a dare voce all’ignoranza diffusa. Tuttavia, questa reciprocità alla lunga porta al naufragio: l’incompetenza di chi governa, infatti, potrebbe essere solo apparente, una bella vetrina da mostrare al popolino per prendere voti. Una società tenuta nell’ignoranza e nella superstizione è più facilmente controllabile e malleabile, non sviluppa gli anticorpi che dovrebbero combattere il virus della dittatura. Anzi, va alla ricerca di un Capo a cui delegare ogni responsabilità, anche quella più pesante di dover pensare con la propria testa, liberamente. Oggi più che mai in Italia manca un nocciolo duro di intellettuali e di giornalisti che smuovano quella parte di Paese che si sente soffocata e rassegnata dallo strapotere dell’ignoranza e dell’incompetenza. È desolante vedere come l’appello lanciato da Roberto Saviano qualche mese fa, una chiamata a tutti coloro che avessero una ripercussione mediatica anche minima a farsi avanti e metterci la faccia in difesa di quegli ideali di base che dovrebbero rendere una società sana e civile, sia caduto nel vuoto.

 

(Immagine di copertina: someecards)

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