Governo
La questione morale? Solo a telecamere spente
Forse inconsapevolmente, o forse no, ieri il segretario provinciale dei giovani PD di Napoli, Marco Sarracino, ha accusato Matteo Renzi di “chiudere gli occhi sulla questione morale” interna al suo partito. Che la questione morale esista è fin troppo evidente. Che Renzi faccia finta di non vederla, chiudendo gli occhi, invece non mi pare uno scenario realistico.
Al contrario, è molto preoccupato dei contraccolpi che ne derivano sull’immagine del partito, e soprattutto sull’immagine del Segretario-Premier. Non a caso ha provato a detronizzare Marino a Roma in tutti i modi, così come ha approvato il decreto di sospensione di De Luca in tempi abbastanza rapidi. Renzi sa bene che mai come oggi il contrasto “Noi-Loro”, l’amico-nemico di Schmittiana memoria, è prima di tutto un contrasto tra onestà e disonestà e tira dentro con un effetto “palla di neve” tutta la politica di professione. E più di ogni altro ne è colpito il partito che ha maggiori responsabilità di governo, nazionale e locale.
Dunque, Renzi non chiude gli occhi su quell’argomento. Piuttosto, direi, spegne le telecamere. Esattamente come fa, quando può, su ogni “rogna” politica da affrontare. Ci sono due modi di fare politica: uno visibile e uno invisibile. Quello visibile è marketing puro, pubblicità. Quello invisibile è realpolitik.
Ieri, all’assemblea del PD c’erano le telecamere accese e gli occhi dell’opinione pubblica puntati sul suo lungo monologo (e ancor di più sull’intervista al TG2). In un caso come questo, non esiste che si “deturpi” l’immagine affrontando la “questione morale” che, inevitabilmente, avrebbe calamitato l’attenzione dei media e condizionato gli interventi successivi. Quando c’è una telecamera, c’è una sola strategia possibile: stimolare i consumi per piazzare la propria offerta politica. E allora giù con lo shock fiscale: stop a IMU e Tasi sulla prima casa, riduzione dell’IRES, riduzione dell’IRPEF e aumento delle pensioni minime.
Questo è il menu di oggi, a telecamere accese. Ovviamente senza spiegare come sarà realizzabile tutto questo ben di Dio (le “famose” coperture). D’altronde, come diceva Baudrillard, la pubblicità è al di là del vero e del falso. Di conseguenza, lo sono anche gli spot politici. Non conta la verità, conta la credibilità. E non quella del prodotto (manovra fiscale), ma quella della marca (Renzi). Tanto basta per galvanizzare i suoi “fedeli” – dato che credere a una proposta del genere senza coperture è semplicemente un atto di fede – e per “accendere” gli animi degli infedeli, altrimenti detti “gufi” o piagnoni.
Per la “questione morale” telecamere e microfoni non servono, anzi sono dannosissimi. Come lo sarebbe stato andare in Liguria dopo l’alluvione, o presentarsi in conferenza stampa dopo che la polizia aveva manganellato gli operai in piazza a Roma. Non a caso quel giorno mandò il ministro Guidi a fronteggiare i giornalisti (l’avete più vista in TV?). L’immagine del brand non si deturpa associandolo a qualsivoglia negatività. Va difeso strenuamente solo con immagini positive.
Allora, caro Marco Sarracino, chiedi un appuntamento a Renzi, siediti a un tavolo con lui, Orfini e tutti i “moralizzatori” e prova a mettere in agenda la questione morale. Ma non pretendere che se ne discuta in assemblea, almeno fino a quando ci saranno telecamere accese, giornalisti in giro e tanti delegati pronti a spifferare tutte le rogne possibili ai quattro venti. Se non è questo il partito democratico che immaginavi, temo che tu abbia sbagliato partito. Ma soprattutto, temo tu abbia sbagliato secolo.
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