Governo
La pacchia è finita?
“Bisogna saper perdere
Non sempre si può vincere
Come vuoi e quando vuoi”
Era il 1967 quando Lucio Dalla e i Rokes urlavano al mondo l’inno della rassegnazione composto da Cini e Cassia. Bisognerebbe farne una colonna sonora costante per i nostri politici, soprattutto gli ultimi che si gettano volontariamente a capofitto nella figura del perdente, quasi godendo in un cupio dissolvi. Ma i nostri eroi nascono solo nel 1973 e nel 1975 e quindi non hanno conosciuto l’inno quando si è manifestato per la prima volta.
Ma sarà davvero così? Soffermiamoci sul soggetto di poco più anziano, il più in voga al momento, perché attualmente il più esposto, il più ravvisabile e colui che cela più di un enigma psicologico nei suoi comportamenti umorali e assoluti. Come mai un uomo così determinato, sebbene vanesio fino al midollo, circondato da un apparato di marketing da far paura, avendo individuato un elettorato numeroso e becero, sanguigno, umorale, se lo lascia sfuggire così, sapendo che l’elettorato italiano cambia bandiera senza pensarci due volte a favore dei vincenti e non dei perdenti? Lui stesso è stato un vincente, dovrebbe quindi saperlo. Cosa gli è sfuggito o, meglio, cosa ci è sfuggito, cosa appare dall’esterno in questa figura da epopea brancaleonica e cosa si potrebbe nascondere spostandosi di un metro per vedere meglio cosa c’è dietro la sagoma di cartone da tiro a segno?
Proviamo a vedere cosa potrebbe essere successo. La prima impressione è che la famosa rana abbia voluto diventare grande come il bue gonfiandosi a dismisura e poi scoppiando. Ma non c’è alcun bue all’orizzonte, anzi, solo altre ranocchie gracidanti. Forse il voler essere la rana regina? Il soggetto potrebbe anche voler comunicare questo, nella sua ansia di selfie e di specchi magici che, moltiplicando all’infinito la sua immagine sorridente, sono obbligati a ripetergli che solo lui dev’essere la rana più bella e brava del reame: milioni di like. Ma ci dev’essere qualcos’altro. Forse il rendersi conto che tutto ciò che prometteva in tempi felici a un elettorato arrabbiato e stufo è irrealizzabile perché colui, nonostante gli studi che si direbbero specifici, non conosce un fico secco della legislazione italiana e internazionale e quindi ogni sua decisione e ogni legge proposta da ministro è potenzialmente priva di alcun valore perché incompatibile col sistema legislativo? Potrebbe anche essere, vista la posizione assunta nei confronti del ministro dal TAR del Lazio e dalla sua intoccabilità, perfino dai ministri, che sono anch’essi soggetti alla legge della Repubblica sulla cui Costituzione hanno giurato. Potrebbe anche essere, visto che dei sindaci hanno confermato le richieste d’asilo di alcuni immigrati, contro la famosa legge fortemente voluta ed esibita dal ministro dell’interno. Pensava il ministro, probabilmente, a un parlamento mantovano, reliquia di un passato bossiano di cui ormai tutti si sono dimenticati, e a leggi che sono solo nella sua testa. Potrebbe essere? Forse che sì, forse che no.
Potrebbe anche essere stato il rendersi conto di aver ormai esaurito il repertorio delle sue boutades e quindi sarebbe stato costretto a improvvisare, cosa di cui è incapace, e si è visto nella risposta all’arringa del presidente del Consiglio dei ministri oggi in Parlamento? Forse che sì, forse che no.
Potrebbe essere che a furia di impersonare Giovannin senza paura alla fine basti vedere la propria ombra per spaventarsi a morte e, appunto, morire? Il signor S. deve aver visto finalmente l’ombra fatidica di sé stesso e, probabilmente, ne ha avuto orrore perché si è palesato il suo bluff. Dopo tanto vociare, dopo tanto strepitare, dopo tanto sciorinare odî sui social network, lo specchio magico gliene restituisce un po’, perché anche gli specchi, se supersfruttati, possono far sciopero e cominciare a dire cose che non si vorrebbero sentire.
E così, l’ombra fatale si è mostrata nello specchio retrovisore e il signor S. è andato nel panico. E quando si va nel panico si commettono sciocchezze perché si perde l’orientamento e si crede a false strade, troppo fidando in un sostegno che in realtà non c’è, stando tutto nella mente del soggetto, troppo occupato a fare il piacione, senza riflettere a ciò che si dice e a ciò che si fa.
Oppure ci sono disegni decisi altrove e qualcuno ha ordinato al signor S. di farsi da parte, perché ormai l’utile idiota è sfuggito di mano. Pur avendo vinto delle elezioni europee, votato dai suoi ammiratori (e ammiratrici), in realtà avendo sbagliato amicizie, forse per intelligenza medio-bassa e troppa autostima, non viene minimamente considerato da nessuno e non riesce a formare alcun gruppo, manco coi suoi cosiddetti “amici” in Europa, altri sciroccati sovranisti e pure più radicali di lui. Una vittoria di Pirro, cioè inutile. Costruire su una vittoria di Pirro un successo domestico alla fine risulta patetico, e qualcuno glielo deve aver fatto notare, ma quando la giornata che è di ventiquattr’ore e se ne usano venticinque per scattare selfie e circondarsi di tipi da spiaggia, senza andare a importanti riunioni in Europa, su argomenti peraltro a colui cari, bensì privilegiando le gite fuori porta, per esempio in Russia, non si ha proprio il tempo di osservare la realtà e di rifletterci su. Certi fisici e certi filosofi dicono che il tempo non esiste e quindi il nostro capitano, forse per far finta di essere informato, ha deciso di non prenderlo in considerazione in quanto categoria inesistente. Salvo poi scontrarsi colla realtà, dove il tempo è ben scandito, tanto che le borse di tutto il mondo aprono in un orario e chiudono in un altro, diverso a seconda del fuso orario.
Può essere che gli abbiano fatto notare che un vicepremier non conta un granché perché ci sono cariche più alte della sua? E lui per stizza abbia avuto voglia di mandare all’aria tutto, voglio questo, voglio quello, voglio i pieni poteri, voglio far cadere questo e talaltro, e così via? L’erba voglio non cresce nemmeno nel giardino del re e la democrazia rappresentativa ha delle regole che il signor S., pur avendo studiato Scienze politiche e Storia fermandosi a cinque esami prima della laurea, come riporta il suo cv, ignora o finge di ignorare. Certo, bisogna anche vedere cosa e come si è studiato, la laurea in sé può significare poco se si dimostra di non sapere un pipi. Forse che l’erba voglio stenti ad attecchire lo sta realizzando oggi amaramente, riportato alla realtà da un elettrochoc parlamentare o da un inaspettato diserbante. I selfie si sono archiviati da sé, restano lì a disposizione di tutti, tutti possono vedere le gesta di Giovannin senza paura. Tutte le sue parole di odio, le sue fette di pane nutellato, l’arancino, mai una parola sulla cultura del nostro paese, mai una citazione di uomini che hanno fatto grande l’Italia, artisti, filosofi, storici, scrittori, musicisti, scienziati, politici. Giusto qualche rara scolastica citazione manzoniana, nulla di più. Nulla di costruttivo né degno di encomio. Solo odio, discriminazioni, sante famiglie (le numerose famiglie del ministro S. che grado di santità hanno?), rosari esibiti, agitati e baciati, come se nel nostro paese non esistesse che quello, e chissà che non abbia ragione. Chissà anche quale sarà l’ultimo libro letto dal signor ministro S. Nessuno glielo ha mai chiesto in un’intervista? Forse, per lui, ci vorrebbero ventisei ore in un giorno per poter consacrare un pizzico di tempo alla riflessione e allo studio, ventiquattro per giocare al capitano senza tema contro i mulini a vento e almeno due per nutrire il cervello. Ma essendocene solo ventiquattro l’ora è fuggita (forse anche il cervello è in fuga da parecchio ma pochi, soprattutto tra i suoi sostenitori, se ne sono accorti) e la legge del Paese dei Balocchi, inesorabilmente, spinge le orecchie d’asino verso l’alto, come ha già fatto per altri personaggi del passato. O forse, dopo aver conosciuto il lusso e i fasti romani colui dovrebbe abbandonare tutto e tornare al suo quartiere d’origine, come il figlio cambiato della famosa favola di Pirandello, perché è lì, presso la sua vera madrepatria, che troverà una sua pace e potrà obliare le sue ossessioni d’onnipotenza. Flagellandosi, giorno dopo giorno, col rosario a nove code all’ombra della madunina che protegge l’Europa. Auguri vicepresidente!
© agosto 2019 Massimo Crispi
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