Ambiente
La mia barca se ne va, la gente si separa, e io dimentico
Alluvione di Palermo nel 1931
È un po’ come i bambini che litigano, quando devono giustificarsi davanti agli adulti che li sorprendono: danno la colpa sempre all’altro.
La colpa delle inondazioni, al sud al centro e al nord Italia, è del cambiamento climatico. Tutto è colpa del cambiamento climatico. Ovviamente cambiamento climatico causato dalle emissioni di biossido di carbonio, che produce il riscaldamento che scioglie i ghiacciai, sommerge le coste e causa i capricci meteorologici.
La colpa è sua, è sua, è sua! E, ovviamente, c’è poco da fare, anche perché se gli stati non rispettano il protocollo di Parigi è inutile lottare.
Ora, se ci fossero ancora le punizioni corporali, a queste persone che strillano codeste minchiate sarebbe il caso di propinarle in abbondanza. Non ho sentito che poche voci, e di geologi, soprattutto, che sono tra le persone più competenti, levarsi su altre considerazioni. E i geologi dicevano, più o meno, sì, può darsi che il cambiamento climatico c’entri pure per l’estremizzazione dei fenomeni, ma la causa principale è che il territorio è fragile per costituzione e i governi non hanno fatto che pochissime opere per migliorarlo, per contenere gli eventuali danni, per offrire all’acqua in eccesso delle vie di fuga lontano dai manufatti dell’uomo e dai centri abitati.
Meno male, almeno qualche testa che pensa c’è ancora. Gli amministratori locali e nazionali invece, spesso persone assolutamente non all’altezza del ruolo per cui erano pagati, hanno fatto pochissimo o nulla. Sono passati governi su governi, di tutti i colori, ma i problemi sono rimasti sempre gli stessi, anzi si sono acuiti per l’inattività dei suddetti. Tanto c’è il cambiamento climatico, la colpa è sua. E il martellamento mediatico su un cambiamento climatico apocalittico, senza mai approfondire realmente come vadano le cose a livello locale e quali siano le caratteristiche di un territorio e gli abusi che su questo territorio siano stati compiuti, è così generico e superficiale che mi irrita veramente tanto. Si tende a creare un’entità che sta sopra le nostre teste, da un lato minacciosa e dall’altro misteriosa, che viene solamente alimentata dall’anidride carbonica e, nutrendosene, si gonfia sempre più. E questa rappresentazione mitologica del cambiamento climatico impressiona le menti più fragili e irragionevoli, attivisti ambientali compresi, spesso giovanissimi, che magari non sanno nulla di geografia astronomica e di geologia ma si nutrono di slogan e di apocalissi prossime venture. Romantico.
E intanto si autorizzavano strade, urbanizzazioni, si lasciavano impuniti abusi in luoghi dove anche un bambino avrebbe capito che era pericoloso costruire, anzi si condonava, non si facevano opere di contenimento, di rimboschimento, di riorganizzazione territoriale, dal momento che si sa da parecchio che oltre il 70% del territorio nazionale è a rischio. Per colpa di nessuno, è proprio la morfologia ad essere così. E i geologi lo sanno e lo dicono. Ma le cassandre non fanno piacere a nessuno finché non arriva la piena e si porta giù tutto, trovando la strada spianata per delle comodissime piste di asfalto e cemento, formando dighe coi detriti e debordando ovunque, invadendo scantinati dove non dovrebbero starci, eccetera. E poi ci si meraviglia. La colpa è del cambiamento climatico, non si sono mai viste cose così, almeno io non me le ricordo: questa è la scusa. Ecco dov’è lo sbaglio: il tempo, nella breve vita di un uomo, è percepito in un arco molto limitato, mentre andrebbe misurato nei secoli, nei millenni, e quindi il territorio (e il clima) andrebbe studiato forse con altri criteri. Il fatto che uno non se lo ricordi non significa che non possa essere avvenuto innumerevoli volte nel passato, ma è questo il messaggio che passa: io non me lo ricordo e quindi è colpa del cambiamento climatico di questi ultimi anni.
Poi, se si va a indagare nelle cronache dei secoli passati magari si scopre che le inondazioni ci sono sempre state, anche in quei luoghi. Solo che, siccome il territorio una volta era assai meno popolato, i danni erano stati meno evidenti. Oggi che la densità abitativa è centuplicata è ovvio che si noti qualche dannuccio in più. Ma nonostante tutto si deve ricostruire, nello stesso posto, anziché prima cercare di sanare i problemi che si ripresenteranno alla prima occasione, distruggendo nuovamente i beni appena sanati. Sembra infantile eppure è così.
E poi, vogliamo dirlo? Forse non è sempre colpa degli ingegneri. Gli ingegneri vengono chiamati dagli amministratori che chiedono determinate cose, forse sono gli amministratori che chiedono cose sbagliate e gli ingegneri non fanno altro che eseguire la volontà del committente.
Il Cambiamento Climatico, una specie di entità incontrollabile senza padroni, che fa comodo a tutti, serve, appunto, per scaricarsi la coscienza dalle proprie responsabilità e per illudere le persone meno attrezzate di comprendonio che c’è una fatalità nel mondo.
Senza dubbio c’è un’inevitabile parte di fatalità ma la maggiore percentuale delle responsabilità è umana, e non è probabilmente solo quella di emettere troppa anidride carbonica bensì quella di non aver salvaguardato il territorio con opere necessarie e fattibili, dietro investimenti di un certo spessore, naturalmente. Perché, per un politico, è più facile evitare i problemi, tanto il politico resta in carica poco tempo, casomai i problemi saranno del successore. Il politico di turno deve accontentare i suoi elettori, deve dar loro ciò che vogliono, anche se magari va contro la salvaguardia della salute comune e del territorio.
E il Cambiamento Climatico al di sopra delle parti alla fine incarna quell’ansia da soprannaturale che coinvolge la maggior parte delle persone.
Sentire i politici dire costantemente che ci vuole un “piano” per monitorare il territorio sa di presa in giro, perché codesti “piani” non vengono fatti mai o, se vengono fatti, non vengono quasi mai rispettati. Il mio pensiero va immediatamente al Ponte sullo Stretto (o sul “Canale di Sicilia” come lo chiama quell’altro squinternato del Capitano di venture), progettato su faglie tettoniche, su colline argillose e coste sottomarine fragili, esposto pure a venti fortissimi e quindi a vibrazioni e risonanze, ma che deve rappresentare la più grande sfida dell’uomo. Però, per lui è “green”, forse perché sarà dipinto di verde… Ma porca miseria, pensate a sanare il territorio prima di tutto. Sulle colline di Messina non è cambiato niente da quando ci fu l’alluvione qualche anno fa, quando si portò via un paese costruito nel canalone. Nulla è cambiato, nulla è stato fatto e quindi nulla è migliorato. Ma ci vuole il ponte per grandeur, per far vedere agli elettori che ci saranno 100.000 posti di lavoro. E per mantenere la poltrona al calduccio.
E così per migliaia di altre infrastrutture, ponti, strade, muri, villaggi, anche costruiti male, che si sbriciolano come giocattolini sotto la furia degli elementi.
Il bello è che, è evidente a tutti, basta guardare i video che vengono mostrati in televisione: le case allagate, molte pure nuove, sono costruite ben al di sotto degli argini dei fiumi. E chi ha dato il permesso di costruire sotto gli argini? Prima o poi il fiume esonda, è solo una questione di tempo, l’acqua segue la legge di gravità e va inevitabilmente verso il basso. Poi ti vengono pure a dire, come ha dichiarato Musumeci, che non si è mai vista tanta acqua insieme e che nessuna opera di prevenzione sarebbe mai bastata. Le alluvioni del Polesine e quella di Firenze quindi non hanno insegnato niente e sono avvenute chissà quando. E di alluvioni nella Val Padana e altrove è piena la Storia.
Perfino a Palermo e a Modica, nell’arida Sicilia, ci furono, nella prima parte del Novecento, delle forti alluvioni, dovute all’interramento dei fiumi e, nel caso di Palermo, dall’ingombro dell’alveo e della foce del Papireto, soprattutto colle macerie della seconda guerra mondiale (!). Ma non si è fatto alcunché per evitare queste cazzate, nemmeno successivamente, anzi si è fatto il contrario, si sono cementificati ettari ed ettari di terreno impedendo allo stesso di assorbire la pioggia e regalandole, al contrario, fantastici toboga su cui scorrere e raccogliersi. Inoltre, soprattutto nell’immaginario collettivo, sia della gente comune che della politica, non c’è mai la consapevolezza che ogni territorio è diverso dall’altro, con peculiari caratteristiche che ne differenziano la fragilità o la resistenza, e che è attraverso questa consapevolezza che bisogna prendere provvedimenti. Non ci si può basare solamente sul fatto che per un certo numero di anni non ci siano state precipitazioni abbondanti per sottovalutare la pericolosità di terreni franosi o fragili per alri motivi e costruirci sopra come se niente fudesse, direbbe Svanitella Svanitè.
Ricordiamo che l’art. 115 del d.lgs 152/2006 ci dice che la trasformazione del suolo e soprassuolo prevista nella fascia dei 10 metri dalla sponda dei fiumi può avvenire solo per ragioni di pubblica incolumità. E davanti alla pubblica incolumità non esistono restrizioni né vincoli. È inutile farsi scudo dicendo “ma io non potevo farlo”. L’ art. 163 del D.lds 50/2016 blinda i lavori di somma urgenza. Si deve fare prevenzione continua e basta. Dal 2016 sono passati sette anni…
https://www.mondodiritto.it/codici/codice-dell-ambiente/art-121-codice-dell–ambiente-piani-di-tutela-delle-acque.html Le norme ci sarebbero, ma quanti le hanno seguite e le seguono? Niente, i politici pensano ai “piani” sempre dopo che succedono i disastri. Dovrebbero dimettersi in blocco e rimborsare lo stipendio, magari lasciando il campo a scienziati e tecnici non manovrati dalla politica, gli unici in grado di capire la Terra e i suoi problemi, perché almeno, quelli, hanno studiato.
Quell’altra invece è preoccupatissima per la crescita zero della demografia del popolo italiano. Ma se è proprio a causa della sovrappopolazione che il territorio è stato invaso da nuove costruzioni, in disordine quasi ovunque! Ma ringrazia che la popolazione diminuisca. E quell’altro ancora che tuona sulla sostituzione etnica… ma ritiratevi e restituite i vostri stipendi, perché sono soldi rubati ai cittadini, incompetenti!
Gli italiani sono veramente stupidi o forse anestetizzati. I francesi, che pure hanno degli atteggiamenti a volte detestabili, se si sentono truffati dallo Stato, insorgono. Guarda che cosa è successo per la riforma pensionistica. Noi, invece, che facciamo? Subiamo e portiamo in processione le statue dei santi o delle madonne piangenti per risolvere le disgrazie. E continuiamo a farci ipnotizzare dal primo cretino che fa delle promesse, chiunque, di qualsiasi parte politica. Che infatti non mantiene mai. Vedi tutte le promesse fatte nell’ultima campagna elettorale dal signor Meloni e dai suoi famigli: si è rimangiato tutto, dalle accise sui carburanti al resto. E mai nessuno, mai, che proclami: la prima cosa che faremo sarà mettere in sicurezza il territorio, perché il territorio è la casa di tutti, italiani e non. Dalla sicurezza e salvaguardia del territorio deriva anche la sicurezza degli impianti agricoli, industriali, civili, che rendono il territorio produttivo e abitabile, il territorio che è la nostra ricchezza. Invece no, “prima gli italiani”, primi in che cosa? A essere fregati.
E poi giù colla demagogia: 100.000 euro di multa a chi usa parole straniere! Aiutiamoli a casa loro! Rave party solo se pagano! Io sono Giorgia, sono cristiana e sono una madre! Niente sostituzioni etniche! L’utero in affitto è la nuova barbarie! I matrimoni gay sono una schifezza! E così via, urlando problemi che non esistono ma che sono fatti esistere perché vengono creati da loro stessi. Naturalmente tutto questo polverone per ignorare i veri, enormi problemi del Paese, come, appunto, il suo territorio fragile, peggiorando, peraltro, gli altri problemi sociali.
Facciam basta, direi. E spero che dicano basta anche tutti gli sfollati delle Marche e della Romagna, che non hanno alcuna colpa di ciò che è successo come non va addossata tutta al Signor Cambio Climatico.
E ringraziamo i volontari, che suppliscono con enorme generosità alle insufficienze della Protezione Civile, come fu per le alluvioni di Venezia e di Firenze. E spero che davanti a queste catastrofi anche quelli non direttamente coinvolti incomincino a riflettere che sono stati ingannati, non solo dagli attuali politici ma anche dai precedenti, che magari cancellano piani di salvaguardia del territorio per far quadrare conti dissestati per altre ragioni, stornando soldi sciaguratamente da un piano a un altro. Tutti siamo stati ingannati e tutti pagheremo per le colpe di altri perché i soldi per le ricostruzioni li tiriamo fuori noi. La colpa è della politica e degli amministratori del territorio, naturalmente. Il cambio climatico, che può avere un ruolo da comprimario in tutto questo sfacelo, è solamente usato come comodo capro espiatorio perché non esiste una persona fisica di riferimento a cui presentare una denuncia in Procura.
La visione fatale della tragedia greca, il fato a cui nemmeno gli dèi possono sottrarsi. Mentre per l’inattività degli amministratori che non hanno fatto nulla o quasi, magari intascando quattrini su studi a cui non è stato dato un seguito, e dei politici che non hanno controllato se non sono stati addirittura complici, le pene ci sarebbero. Costoro, al contrario del Signor Cambio Climatico, hanno dei nomi e cognomi, si rintraccino, si indaghino, si processino e, se colpevoli, si confischino loro i beni, anche agli eredi, nel caso non fossero più al mondo. Le confische serviranno a pagare, almeno parzialmente, le spese di ricostruzione del territorio, che, non dimentichiamolo, è la casa dell’uomo. Vorrei sentire dire questo dalla Schlein, da Bonaccini, li vorrei vedere furibondi, dalle massime cariche dello Stato, dai ministri attuali, dai parlamentari tutti.
Musumeci dichiara che gli integralismi ambientali sono nocivi, ed è anche vero, ma non è forse più nociva l’inerzia degli amministratori? E lui che è stato presidente della Regione Sicilia, di quest’inerzia, dovrebbe saperne parlare abbastanza bene visti i frequenti disastri idrogeologici dell’isola e le smanie dei ponti sugli stretti e la mancata manutenzione del territorio con una rete stradale da regie trazzere borboniche. Invece parole parole parole, non vuole polemizzare, elude le domande dei giornalisti, incolpa gli integralisti del cambio climatico, e, naturalmente, una gestione inadeguata ai tempi del territorio da parte di chi c’era prima, eccetera. La colpa sta sempre altrove e in un altro tempo, è la voce della politica. E poi c’è l’abusata “cabina di regia”, dove evidentemente si girano dei film dell’orrore, o, meglio, disaster movie, appunto. E basta, Musumeci, basta con queste cabine di regia, peggio mi sento se poi il regista è il capitano, non si può più sentire la cabina di regia.
E basta pure coi palazzinari, direi. Di cemento ce n’è fin troppo, si recuperino le case che ci sono e si distruggano quelle che stanno dove non dovrebbero stare, ci sono torrenti e fiumi il cui letto è stato urbanizzato. Basti pensare a Ischia e a quello che è successo poco fa, le case lì erano di troppo. Ci si ripiantino gli alberi in quei territori desertificati a monte, si pensi a costruire (bene) bacini che raccolgano le acque che cadono con tale abbondanza e che sarebbero utili per i momenti di siccità. L’Italia è il paese europeo dove piove di più e dove l’acqua si perde.
E si costruiscano gli stabilimenti e le abitazioni più in alto perché evidentemente i fiumi non sono così sicuri: ricordiamoci che 30 anni fa, il 5 novembre 1994, il Talloria inondò con tre metri di fango lo stabilimento Ferrero ad Alba, forse troppo ottimisticamente costruito lì nei pressi. Forse perché il terreno costava poco, non so… Anche lì, fu grazie ai volontari che l’azienda si ricostruì. Ma sarà stato risolto il problema delle fughe dell’acqua nel caso di un’altra futura inondazione?
Oblivion. Mon bateau part, s’en va quelque part/ les gens se séparent, /j’oublie, j’oublie.
Aggiungerei, se me lo permettete: Piove! Governo ladro…
Devi fare login per commentare
Login