Governo
La maledizione del potere (e di Renzi Matteo)
Renzi Matteo è stato colto dalla maledizione del potere. Chi ne aveva ancora qualche dubbio l’avrà fugato nelle ultime settimane. Si tratta di una maledizione non grave, ma pericolosa, ben nota, che si ripete nella storia da secoli e nella politica italiana, europea e mondiale da sempre, salvo rare eccezioni (forse tra queste c’è Pepe Mujica, forse Al Gore, forse ci sarà Angela Merkel).
La maledizione del potere trasforma la propria immagine, colpisce chi ha governato, chi ha avuto l’opportunità di sentirsi il primo, chi ha esercitato il potere. È successo a Schroeder Gerard, un tempo Gerard Schroeder, osannato Cancelliere della SPD, di cui oggi non resta in Germania che l’immagine di un ex politico antipatico a capo di un consorzio per il gasdotto di Gazprom. È successo a Berlusconi Silvio, un tempo Silvio Berlusconi, l’arciitaliano, paladino delle casalinghe incollate alla tv, che oggi, con un piede fuori dalla politica, cerca di preservare un 8-9% di fedelissimi. È successo a D’Alema Massimo, un tempo Massimo D’Alema, leader del Pds poi Ds, erede di una storia importante, quella del PCI, acclamato nelle sezioni degli anni 90, che per un periodo ha tentato la via dell’influecer del piccolo partito, per stabilizzarsi, oggi, in un più logico ruolo di opinionista. Potremmo continuare con altre parabole: Bossi, Fini, Aznar, Sarkozy, Zapatero, Blair….
La maledizione del potere è nella natura della politica, di chi lo gestisce per anni, e soprattutto di chi concentrato in trattative, compromessi e strappi perde di vista la realtà, ma soprattutto è di chi non capisce che uscire dalla scena in modo dignitoso è di per sé un atto politico, di chi, non sottraendosi all’attrazione del potere e di un certo protagonismo, viene rapito e indebolito come Superman dalla criptonite.
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