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LA GENERAZIONE BIM BUM BAM HA FATTO BOOM?

11 Dicembre 2014

Abbiamo appena iniziato e abbiamo già fallito? Siamo definitivamente condannati a essere controtempo come sostiene Alessandro Aresu nel suo Generazione Bim bum bam? Confesso che alla questione generazionale non ho mai pensato né come categoria sociologica né come chiave ermeneutica. Ho sempre creduto più alle dinamiche individuali, al merito e al destino personale; né mai mi sono sentito parte di una comunità di intenti o di sorte, che sia.

Eppure leggo e rileggo di quel “Renzi che è in noi” che è diventato uno dei tratti della riflessione di Jacopo Tondelli e non riesco a sottrarmi all’idea che un poco abbia ragione. Che la nostra, la mia generazione, costretta a bagnomaria dalla classe dirigente dei nostri padri e dei nostri nonni, abbia ora la micidiale tentazione di scadere in un “ghe pensi mi” autoreferenziale e pure un po’ spocchioso, giustificato per il vero dallo sfacelo che ci attornia, ma troppo superficiale per non meritare un briciolo di riflessione.

Bauman, che adesso va tanto di moda, ma che già anni fa mise a fuoco il postmoderno di quello scorcio di fine 900 e di questo stralunato inizio degli anni zero, ci direbbe che siamo una generazione post ideologica e perciò pragmatica e che, nella frenesia di questo frullatore sociale che ci è toccato in sorte, abbiamo sviluppato una sorta di sincretismo valoriale come risposta al senso di insicurezza che ci attanaglia, per non dire della massiccia dose di inventiva sociale come risposta a una crisi epocale.

Adesso che siamo noi, quelli di Lady Oscar e di Jeeg Robot d’Acciaio,  finalmente al potere, ci guardiamo indietro un po’ disgustati del pantano che ci hanno rifilato i sessanta-cinquantenni, ché almeno i settanta-ottantenni fanno l’Italia e tanto basti, e al contempo siamo talmente consapevoli di questo “tocca a noi” da nascondere sotto il tappeto il rischio mica troppo peregrino di fare cilecca.Non siamo i primi che han studiato, per rimaner su trame gucciniane, ma siamo di sicuro i primi che si son trovati con il culo a terra dopo che i nostri genitori ce l’avevano tenuto al caldo, e adesso che che ci siam presi l’occasione, rischiamo di bruciarla per ansia da prestazione.

Cari compagni d’annata (anno più anno meno), diciamocelo che Renzi ha rifilato a tutti un cerino in mano e tanti alibi in meno. L’arrembante sua scalata, cinica e feroce quanto si vuole, ci ha costretto a fare i conti con quello che vogliamo fare e che vogliamo essere. Generazione liquida, ma al momento di decidere, di fare, serve una solida pazienza e un poco di umiltà. Perché se è vero che di cialtroni è stata piena la classe dirigente di ieri, la nostra non è da meno, perché nel mentre non è cambiato niente, né metodo di selezione, né meccanismi di ascesa sociale; e di meritocrazia sono più pieni i nostri discorsi che i posti di lavoro.

E va da sé che in coda abbiamo dei ventenni che tra social network ed esperienze internazionali sgomitano non poco. Ed è sufficiente chiacchierare con qualcuno di loro per capire che noi siam già vecchi e privilegiati e che, se ci va grassa, ne abbiamo una di chance da giocarci e sta solo a noi far sì che il boom che si sentirà sia trionfo e non tonfo.

@matteocolle

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