Governo
La finta novità
A fine anno, o a inizio anno nuovo, si fanno i bilanci dell’anno appena trascorso, in genere. E si brucia la Vecchia (o il Vecchio) per la notte di san Silvestro, almeno dalle parti dell’Emilia Romagna. Bisognerà bruciare ben altro per difendersi dal gelo imminente anche perché il gas così come l’elettricità sono rincarati ben al di sopra delle possibilità della maggior parte delle persone.
Però c’è qualcuno che prende appunti e poi magari li circonderà di disegnini, come fiori, funghetti, cuoricini, uccellini. Nuvolette di fumo, forse. Anziché disegnare lo scheletro di un albero con un avvoltoio in cima. Rispecchierebbe meglio la realtà e commenterebbe gli appunti con un’immagine più appropriata. Un avvoltoio, esatto. Tale si dimostra essere questo governo di Destra, di una destra estranea alla moderazione, di una destra accecata dal risentimento per essere sempre stata considerata come una palla al piede del Paese, una destra che si è ridicolizzata da sé a causa dei suoi riti psicofascisti, che ha scelto una donna, malgrado lei voglia essere nominata al maschile, per la sua rivincita. E può dire ad alta voce, in Italia e nel mondo, che è il primo presidente del consiglio dei ministri di sesso femminile nella storia della Repubblica, noi sì, la Sinistra mai.
Ma, come disse saggiamente Natalia Aspesi qualche tempo fa, “Tra una donna fascista e cretina e un uomo democratico e intelligente, non avrei dubbi” (https://www.huffingtonpost.it/entry/barbero-poteva-evitare-ma-io-non-mi-sento-insultata-dalle-sue-parole_it_6174284ce4b079111a57ee5c/), perché non per forza essere donna significa essere meglio, basta guardare i risultati delle prime ministre inglesi, persone orrende che hanno fatto assai male alla Gran Bretagna, tant’è che l’ultima è durata quando una farfalla impazzita, per non parlare delle ex ministre dell’istruzione che abbiamo avuto noi, soprattutto di destra, ma anche di sinistra e dal manto pluristellato, un disastro su tutti i fronti.
Non c’è nulla da fare, l’avvoltoio si comporta così perché è un rapace, non si può sperare alcunché, è la sua natura, non ci sono avvoltoi gentili. Stiamo aspettando con ansia cosa proporranno le sinistre, quelle vere, soprattutto chi, ma non mi pare che ci siano delle grandi menti. Come mai ci si è ridotti a questa pochezza o siamo noi anziani che la percepiamo come pochezza, forse, avendo conosciuto persone di grande levatura nel passato della nostra Repubblica?
Forse è semplicemente una mediocrità epocale del sistema occidentale che si sgretola perché è tarlato e nessuno, dai tempi del dopoguerra, ha capito che direzione abbia preso? Anche se, devo dire, che un sistema occidentale, pur in difficoltà, mi sembra preferibile a sistemi orientali dove se una donna porta una ciocca di capelli fuori dal velo viene torturata e uccisa dalla polizia morale. O forse qualcuno quella direzione del sistema occidentale l’ha capita fin troppo ed è stato fatto fuori proprio perché l’illusione andasse avanti finché fosse stato possibile, in modo da non turbare l’attesa messianica di una qualche serendipità? Ma se la serendipità significa Elon Musk o tipi come loro si salvi chi può.
Io vorrei un altro Pasolini, uno veramente attrezzato che ci metta di fronte agli errori e ai loro orrori e che mostri delle vere vie d’uscita da questo camminare come sonnambuli sempre sull’orlo dell’abisso, senza mai sapere, ma sempre immaginandolo, il momento in cui il cornicione si sgretolerà.
È questa continua tensione che molesta la creatività, che fa fuggire le persone alla ricerca di qualcosa di perduto, sia esso il tempo, o i luoghi, o le memorie, o le possibilità di costruire il proprio futuro, senza necessariamente adottare il futuro di altri che a noi potrebbe anche non andare bene.
Da siciliano ho una certa attitudine alla speculazione mentale, cosa che forse ci proviene da antenati greci. I siciliani fanno dei grandi sogni, e architettano grandi cose, inventano, riescono a captare in anticipo cose che avverranno altrove anche a distanza di anni. Poi però, vuoi per inerzia, anche indotta, vuoi per impossibilità a fare tutto da sé, vuoi perché non ci siano strutture e persone che credano in idee, in progetti, in avventure, non si realizza alcunché. Pur tuttavia, il siciliano, anche solo per aver pensato a un grande progetto, e pure articolato, se da un lato è frustrato per la mancata realizzazione del suo sogno, dall’altro si sente appagato dal solo fatto di aver concepito quel sogno, perché sa che, alla fine, non è dipesa da lui stesso la mancata realizzazione del progetto e, anzi, che lui ne era capacissimo.
Mi è capitato in passato di concepire progetti non ancora realizzati, allora, in Sicilia, nonostante ci fossero condizioni naturali e ambientali perfette per costruire a poco a poco quel progetto, ma poi l’indolenza, la lentezza e l’inerzia, profondamente radicate nella cultura isolana, delle persone che avrebbero dovuto partecipare, in quanto funzionari pubblici, hanno avuto la meglio e tutto è rimasto com’era per molti lustri. Poi, dopo molto tempo, qualcun altro ebbe la stessa idea e lo realizzò ma non nel modo in cui lo avevo pensato io, e ne venne fuori un surrogato. Oggi l’unico progetto che la politica fa per la Sicilia è la novità piena di ragnatele del Ponte sullo Stretto.
Spostando il discorso a livello nazionale, in questi ultimi vent’anni la maggior parte dei progetti non supera la fase di ideazione. Non c’è supporto da parte di intellettuali, perché degni di questo nome non ce ne sono, né di funzionari con un minimo di visione che non sia il proprio tornaconto personale o del loro padrone. E molti vanno via dall’Italia impoverendola. Per di più si susseguono governi insulsi, formati da politici insulsi, trentenni rampanti che in breve diventano quarantenni ormai rampati, usati e gettati, senza aver concluso niente di meglio, anzi stratificando un peggio. E, la cosa peggiore, dissipando il tempo. E si è visto con la smania della rottamazione e delle ruspe cosa sia successo. Magari, ruspando qui e là e spianando, uno pensa: adesso ci si costruirà qualcosa di meglio. Macché. Il piacere di rovinare, come quando un bambino rompe i suoi balocchi, no? Poi si lamenta che il balocco è rotto e frigna. Così sono coloro, il pinocchio di Rignano in primis, il capitan de’ capitani in secundis, le calende romane in tertiis, e poi tanti altri guastatori in quartis et cetera.
Ovviamente il piacere ricavato da questi sabotaggi, per coloro, dev’essere straordinario e pure furbo, perché coloro conservano bene la loro poltrona e quella dei loro famigli, anche se ogni tanto qualcuno di questi ultimi resta ferito o esce dal gioco. Poltrone assai ben remunerate dai cittadini, in quanto coloro sarebbero i nostri rappresentanti in Parlamento. Per fortuna, per un gioco di numeri, non si vedranno, almeno in questo nuovo anno, facce di deputati o senatori che tanti danni hanno fatto al paese. Magra consolazione.
Il nuovo, nuovo si fa per dire, governo ha proposto alcuni tra i peggiori rappresentanti possibili, da cui non possono essere generate che cose ulteriormente peggiori. Forse non sono peggiori solo agli occhi dei Fratelli d’Italia, così coesi sui loro valori nazionalisti e religiosi, che non si rendono conto di quanto il paese sia assai più avanti di loro e molto più in contatto col resto del mondo di quanto non mostrino di essere quei rappresentanti del popolo, ancorati a una visione assolutamente provinciale di qualsiasi cosa, indegna di un paese moderno. Quest’arretratezza culturale e metodica li rende nefasti e non passa giorno senza una conferma di quest’inadeguatezza incancrenita. Le ultime uscite del ministro sul tutor per ogni classe di allievi sembrano uno scherzo di carnevale in anticipo, confermando che non è la persona più adatta da mettere all’istruzione, facendo quasi rimpiangere la Azzolina, che peraltro era pure docente di scuola superiore e quindi un pochino avrebbe dovuto intendersene. Nessuno che affronti veramente l’integrazione degli allievi stranieri, che cominciano a diventare una realtà corposa nella composizione delle classi, per esempio.
Ma l’inadeguatezza è palese a tutti i livelli. L’uscita sulla caccia in aree urbane lasciata a qualsiasi tipo di cacciatore e non a personale specializzato quali possono essere i forestali è indice non solo di una totale assenza di buonsenso, ma anche di incapacità di programmare una vera gestione del territorio da parte dello Stato, lasciando ai privati i regolamenti di conti colla selvaggina invadente, che, comunque, è un problema serio.
L’anno nuovo nasce già vecchio.
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