Governo
La finanziaria dei cittadini
Il governo del cambiamento promette una finanziaria basata su un principio rivoluzionario. I vicepresidenti Di Maio e Salvini l’hanno orgogliosamente esposto martedì sera in tv. Non importa quanto costa, non importa se funziona: importa dare ai cittadini quanto i cittadini desiderano. Desiderano “Flat tax”, “Reddito di cittadinanza”, “Pace fiscale”: glieli daremo. Questo si chiama mantenere le promesse.
Ed eccolo qui il principio rivoluzionario. Ti ho promesso in campagna elettorale cose che suonano convenienti e a costo zero, come un reddito dignitoso anche se non hai mai lavorato. Ti ho promesso che avrei condonato le tasse che non hai pagato e i contributi che non hai versato. Ho promesso a tutti indistintamente pensioni minime che per la quasi totalità degli attuali lavoratori under 40 avercene; e poi schiaffi in faccia al grande business, investimenti pubblici e assunzioni pubbliche; ti ho promesso anche di ri-nazionalizzare Alitalia e per coerenza te la darò.
Perché io sono il Governo del Cambiamento, un’altra cosa rispetto al mondo di prima. Io Governo del Cambiamento non guardo i numeri, me ne frego dei miliardi di denaro pubblico che ti faccio perdere ogni giorno (a te, cittadino) perché i mercati non si fidano di me. Me ne frego dei dati, le stime, le valutazioni d’impatto e – appunto – di quanto costi ai cittadini italiani la reputazione del governo italiano. Me ne frego!
Il Governo del Cambiamento ha un solo stakeholder: i cittadini. E una sola missione: esaudirne la volontà. Il principio – va dato atto – è geniale, e stupisce davvero nessuno ci abbia mai pensato prima. Il Governo del Cambiamento si sottrae preventivamente alla accusa di incoerenza dando conseguenza alle promesse elettorali. Nulla potrà intromettersi tra promessa ed esecuzione della promessa.
Quella che siamo abituati a considerare realtà è in realtà una proiezione manipolata, una finzione orchestrata dai nemici dei cittadini. Quella realtà non esiste. Governare modello Trump, ma torniamo a noi.
La realtà è quello che vogliono i cittadini. Il Ministro Tria lo deve capire. Lui è il Ministro dell’Economia del Governo del Cambiamento, deve applicare il principio del cambiamento e – se è bravo – piegare la realtà alla volontà. Tria deve insomma immaginarsi come uno che dopo aver inviato il CV per una candidatura di lavoro va su Amazon, riempie il carrello delle cose che desidera da tempo e paga con un clic con carta revolving, nella convinzione che la candidatura andrà a buon fine e che presto avrà uno stipendio con cui ripagare l’enorme debito nel frattempo contratto. E questo sebbene quel CV fosse l’ennesimo inviato, senza successo.
I condottieri del cambiamento Di Maio e Salvini simulano la certezza che i provvedimenti assistenzial-condonisti promessi ai cittadini sortiranno l’effetto moltiplicatore del Pil. Su questa simulata certezza si basa il rischio che il Governo si assume (ovvero che fa assumere ai contribuenti italiani) per mantenere le promesse: aumentare le spese molto più delle entrate, dunque aggiungere nuovo debito all’enorme debito. Si genererà una crescita tale – è la simulata certezza – per cui ci mangeremo presto il nuovo debito e addirittura parte del precedente. In tutto questo siamo certi che i mercati ci seguiranno, si fideranno ciecamente.
Il Governo del Cambiamento non ha un progetto economico. Né ce n’è bisogno perché la ratio è invertita: è la “qualità della vita dei cittadini” l’unità di misura indicata dal Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico. La certezza di Di Maio e Salvini quindi non è che il Pil esploderà ma che quando le cose non andranno come atteso, potranno contare sulla soddisfazione degli italiani per il rispetto degli impegni elettorali leghisti e 5 Stelle. Potranno continuare a dare la colpa ai cacadubbi dei poteri forti che hanno sguinzagliato i mercati contro il Cambiamento.
Il pubblico si fida di Di Maio e Salvini. Si fida quando questi gli dicono di non fidarsi di chiunque si opponga al loro volere, chiunque formuli dubbi o evidenze che minino la certezza che da oggi il domani è un mondo migliore.
Ci ha provato persino il conduttore meno temibile del mondo, Giovanni Floris, nella sua prima puntata della nuova ennesima stagione, a formulare domande precise, riportare i lucidi vaneggiamenti dei due Vicepremier al piano della logica. Non c’è riuscito e il pubblico ha applaudito la promessa-che-diventa-realtà del mondo migliore.
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