Beni comuni
La crisi da coronavirus, i bonus del governo e il grano salis che ci manca
Adesso tutti a dare addosso ai parlamentari che hanno richiesto il bonus di 600 euro per la partite iva. Nella lista di chi avrebbe fatto domanda per il bonus figurano anche consiglieri comunali e regionali. A qualcuno è taccato, a qualche altro no. Intanto l’INPS fa sapere che i beneficiari dei bonus sarebbero 4.100.000, e di questi 2.000 sarebbero politici di vario livello. Immediatamente parte la raffica dei distinguo, fino a chi dice che la domanda l’avrebbe fatta per suo conto il commercialista, tranne poi rivendicare la mossa come uno stratagemma per fare uscire il topo dalla tana. E la tana sarebbe il fatto che i bonus a pioggia non fanno bene a nessuno, che questa gestione della crisi da coronavirus è stata a dir poco inefficiente. Sui giornali però si legge anche la replica del governo, occorreva fare presto e per evitare di allungare troppo i tempi si è deciso di non mettere paletti alle misure economiche di sostegno che sono state varate da marzo in poi. Io dico che sarebbe bastato un po’ di granu salis da parte di governanti e governati per limitare quello che sta succedendo: se non si voleva utilizzare l’Isee sarebbe bastato richiedere un’auto-dichiarazione sulla situazione patrimoniale di chi stava presentando richiesta di sussidio. Poi, lato governati, sarebbe bastato porsi una domanda, tipo: io ho veramente bisogno di un bonus per comprare la bicicletta o il monopattino elettrico, per andare in vacanza o per pagare la baby-sitter? Io me la sono fatta più volte, ho pensato che occorre davvero un po’ di responsabilità da parte di tutti e così ho fatto aggiustare la bicicletta che ho da qualche anno e che comunque mi piace tanto.
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