Governo
Le trappole in cui rischia di cadere il Governo nel dopo Brexit
I mercati sono stati sorpresi da Brexit. Tanti investitori erano andati lunghi dopo il truce assassinio di Jo Cox e sono stati colti di sorpresa dall’esito delle votazioni. Le vendite conseguenti alla sorpresa sono copiose, guidate dalle coperture che i grandi asset manager globali stanno attivando contro il rischio di Euro break-up. Non si possono vendere i titoli di Stato perché la BCE li sta comprando e quindi ci si copre vendendo opzioni put “deep of the money” (con prezzo di esercizio molto a sconto rispetto ai livelli attuali) sui titoli finanziari. Volumi pazzeschi (ad esempio Intesa ha fatto i volumi più alti della sua storia venerdì). Risultato: sui titoli finanziari siamo quasi ai livelli della crisi dell’estate del 2011 (mai che si possa godere un’estate serena in questo paese…), mentre i titoli di Stato non mostrano tensioni particolari.
Il timore di un Euro break-up guidato da venti populistici sembra eccessivo. La Spagna lo ha dimostrato nelle votazioni di questo fine settimana togliendo voti a Podemos ed in Italia il Movimento 5 Stelle capisce che i toni estremisti non pagano in termini di voti e conferma di non aver mai messo in discussione la permanenza dell’Italia nell’UE (Di Maio dixit). Il problema per la tenuta dell’Euro resta prevalentemente economico, almeno per ora. Gli effetti recessivi sul Regno Unito rafforzeranno gli incentivi per gli altri paesi a rimanere nell’Unione. Ma a differenza della politica, una recessione potrebbe causare problemi economici seri. I tassi sono a zero da tanto tempo e nonostante questo la domanda langue, perché come Richard Koo insegna, in questi casi la leva monetaria non basta e serve la spesa pubblica. Non è una buona scusa per i nostri governanti per spendere e basta, perché in Italia la spesa andrebbe più che altro riqualificata, però la spesa pubblica serve se l’Europa vuole sopravvivere. A cominciare da quella tedesca che ha il surplus commerciale più grande di quello della Cina, e deve nasconderlo. Apparentemente il surplus è indice di virtù, ma in realtà è dannoso, indicativo di un disequilibrio non sano, ed andrebbe punito/tassato come un eccessivo deficit. E questo i tedeschi lo sanno.
In questo quadro per il nostro Governo i guai si stanno accumulando. Le scelte sbagliate stanno per presentare il conto. Scelte dovute alla debolezza degli architetti che hanno supportato il nostro Presidente del Consiglio ed all’arroganza con cui sono state perseguite.
L’ILVA innanzitutto. Guerra, prima di andare da Eataly, aveva proclamato un’iniziativa risolutiva, aveva previsto che si sarebbero recuperati i soldi dei Riva ed aveva messo il suo Rosini a gestire le operations. Invece ora si rischia un pesante downsizing di uno dei più efficienti impianti in Europa (sono altri quelli che dovrebbero chiudere secondo una corretta politica economica). Le banche hanno perso tutti i loro crediti, dei soldi dei Riva ancora non si sa se arriveranno, e il contribuente italiano rischia cause per esproprio senza giusto indennizzo. Spero di sbagliarmi ma si possono stimare al minimo 6.000 occupati in meno con effetti proporzionali sull’indotto (servirebbero 8-8,5m di tonnellate di produzione per salvaguardare i livelli occupazionali).
Poi le quattro banche “salvate”(si fa per dire) a fine anno. Gli elettori nel bacino che ha sostenuto inizialmente Renzi sono stati trattati non proprio bene. I danni sui tassi delle obbligazioni e le capitalizzazioni di mercato delle banche italiane sono stati evidenti a gennaio, per molti miliardi di euro, ma il conto non è finito. Si dice che qualcuno tra i fondi di private equity (Apollo, Lone Star, Apax e Blackstone) abbia promesso un’offerta sino a 0,5x del patrimonio netto, tanto che anche il prof. Penati si è ingolosito. Le offerte vincolanti sono state chieste per 8 luglio. La data è impossibile rispettarla per un’offerta vera ma quando le offerte veramente vincolanti arriveranno si scoprirà che saranno più vicine a 0,2x il patrimonio netto che a 0,5x. Cosa faranno i burocrati che hanno gestito questa vicenda? A vendere a questi prezzi non si tratta solo di buttare via un altro miliardo di euro ma anche di dare l’ennesimo segnale sbagliato sul valore settore bancario nostrano. Ed anche dopo questa operazione si possono stimare 3.000 esuberi.
Infine l’acciaieria di Piombino, in Toscana, a casa del nostro Premier. Affidata a Rebrab, magnate algerino che commercia frutta e verdura che ha promesso di impiegare tutti gli oltre 2.000 dipendenti. L’unico vero acciaiere che si era presentato (Jindal) diceva che al massimo si poteva stare in piedi con 700-750 dipendenti. Il risultato per ora un disastro: se si inseguono i sogni, prima o poi il conto della realtà arriva. Tante promesse ma i laminatoi sono stati fermati per assenza di materie prime. I sindacati sperano che Rebrab riavvii i laminatoi questa settimana ed acquisti il forno elettrico. Temo che finirà male anche lì.
In questo quadro non facile per Renzi, i tedeschi per pagare il conto (con i soldi accumulati grazie agli sbilanci macroeconomici che noi stiamo pagando) vogliono prendere il controllo politico dell’Europa e se lo stanno negoziando con i francesi che chiedono contropartite in cambio (hanno anche loro il Front National in casa…). Dai colloqui diplomatici filtra una delle richieste inquietanti: dopo Telecom i francesi non vorrebbero ostacoli nella loro campagna di acquisti in Italia. In particolare su Generali. Ce la venderanno bene, come una aggregazione alla pari in cui Mediobanca/Unicredit e gli altri capitani coraggiosi conteranno molto. Storielle per chi ci vuole credere (come Piombino, l’ILVA e le quattro banche). Ma poi la realtà è che noi con i francesi non conteremmo nulla.
Quindi non si capisce perché dovremmo essere noi merce di scambio tra i nostri vicini di casa. Renzi si dovrebbe chiedere, quando controlleranno la stampa e diversi gangli essenziali finanziari del paese (banche ed assicurazioni), quale sarà il suo vero potere decisionale. Rischia di fare la fine di un banchiere famoso che pensava di usarli pro domo sua per non essere scalato e che poi da capo di sé stesso ha capito di essere diventato un dipendente di lusso. Che può anche essere licenziato.
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