Governo

Io sto con il ministro Boschi

27 Dicembre 2017

Lasciata cadere un po’ di polvere sulle polemiche seguite all’audizione di Ghizzoni presso la commissione d’inchiesta sulle banche, mi permetto un sassolino di fine anno: non credo ci sia nulla di eccezionale nel caso Boschi, anzi mi pare che abbia agito secondo logiche normali per il nostro paese.

Quanto poi dette logiche siano disfunzionali e inappropriate per un paese civile è altro discorso.

​Premessa 1
Premetto che mi è abbastanza chiaro che un ministro non dovrebbe adoperarsi per le sorti della banca del suo collegio elettorale e men che meno per la banca dove suo padre ha un ruolo rilevante.
Mi è altresì chiaro che un ministro dovrebbe poi astenersi dal negare i suddetti comportamenti, se di fatto invece si sono concretizzati e, men che meno, nella prospettiva che esistano poi oggettivi ed evidenti riscontri di detti comportamenti (no le sfumature tipo “non era pressione”  o “si stava informando” le lasciamo agli azzeccagarbugli) Last but not Least mi è anche evidente che, in un contesto in cui la parola credibilità vuol dire qualcosa,  un politico che incorre negli incidenti appena esposti dovrebbe dimettersi.

Premessa 2

Sì, il titolo è un po’ paraculo ma l’argomento del post è meno banale e forse un filo più polemico di quanto possa apparire in principio, chi ha voglia e tempo lo scoprirà leggendo.

Svolgimento

Fatte le dovute premesse, se lasciamo perdere le censure opportunistiche e l’etica col culo degli altri, il comportamento di Maria Elena Boschi è stato perfettamente razionale e coerente con il sistema nel quale si è trovata ad operare.

L’Italia è un paese dove

  • gli interessi politici nella gestione delle banche sono una costante storica (per maggiori info citofonare MPS),
  • il salvataggio di banche malate a spese di altre sane o dello stato è stata la norma fino all’arrivo delle perfide normative europee, (che pure quando sono arrivate nei casi di crisi più rilevanti MPS e Venete si sono “adeguate alla cultura locale”)
  • l’opacità nella rappresentazione dello stato di salute economico finanziaria degli istituti di credito é tale da rendere molto difficile anche a chi avesse le competenze e volontà di farsi un’idea ragionevole, figuriamoci a un giovane ministro (no, non scriverò mai ministra e invito chi è sensibile a questi aspetti a non leggermi) in ben altre faccende affaccendato
  • il consenso elettorale è abbastanza inelastico rispetto alla condotta, alla credibilità e alla reputazione dei politici per varie ragioni che non è il caso di riprendere (a Berlusconi mancava di nominare senatore un cavallo eppure ha governato 20 anni* e state in campana se al prossimo giro non ritorna in sella)

Dunque se è normale interessarsi delle proprie lobby (figuriamoci della famiglia e del territorio),  se alla fin fine l’anima della politica italiana consiste nel fare uso privato della cosa pubblica, se poi in particolare le banche son da sempre terreno di Risiko (talvolta anche Rosico) politico, se tanto lo zoccolo duro di chi vota il PD di queste cose se ne frega (gli altri sono sempre peggio) e un’altra ragionevole quota di elettori si tura il naso che tanto le alternative sono peggiori perché il ministro Boschi (si lo faccio apposta) avrebbe dovuto comportarsi diversamente?

Non sto dicendo che ci siano giustificazioni logiche o etiche al comportamento tenuto (rileggete le premesse se non siete convinti) sto dicendo che il comportamento è stato perfettamente razionale date le circostanze e il contesto. Sto dicendo che ha fatto quello che tutti i ministri e presidenti del consiglio fanno tutti i giorni, quello che gli elettori sistematicamente tollerano e su cui i giornalisti continuamente tacciono. Ovvio che questo non è un attenuante (due torti non fanno una ragione) tuttavia dovrebbe aiutarci a dare la giusta dimensione al “caso”: in un momento in cui il partito di riferimento e il patron di questo partito sono deboli, amici, nemici  e fratelli/coltelli si abbandonano all’indignazione.

Quello che di solito è normale in un paese indegno, diventa di punto in bianco indegno, neanche fossimo un paese normale.

Quei giornalisti fantastici, che vivono e lavorano in un posto dove, in genere,  la linea editoriale la detta il manuale Cencelli, si scoprono paladini della verità e guardiani della rettitudine della moglie di Cesare, solo dopo essersi accertati che Cesare sia per terra esangue, che mentre era al potere non era mai il caso di contraddirlo troppo.

Gli elettori che a forza di turarsi il naso hanno perso l’olfatto scoprono miracolosamente che, oltre al meno peggio esiste anche la linea della decenza, ben svegliati tenetelo presente quando tornerà la tentazione di abbassare volutamente l’asticella perché in fin dei conti siete convinti che la merda degli altri sia sempre più puzzolente.

Che poi del senno di poi sono piene le fosse: Ghizzoni era uno che pensava di garantire l’aumento di capitale tossico su cui è poi generosamente intervenuto Atlante, perché stupirsi dell’idea che potesse salvare Etruria? Abbandonandoci al pettegolezzo contro fattuale cosa sarebbe successo se la banca in questione avesse avuto un sponsor politico di maggior peso? Sarebbe stata digerita insieme alle frattaglie di Capitalia  per poi smaltire le scorie nella maxi cessione di sofferenze FINO? Qualcuno si sarebbe chiesto qualcosa se le 4 good banks (non è ironia mia, le chiamavano così per distinguerle dalla Bad bank…) fossero state 3?

I comportamenti che tutti oggi censurano non sono in alcun modo difendibili, tuttavia sarebbe molto bello se gli stessi pesi e le stesse misure fossero applicati un pò più spesso: non resterebbe molto in piedi.

Lo confesso in chiusura, non sto esattamente con la Boschi, sto contro tutti quelli che si indignano come se ci fossero differenze così radicali rispetto agli altri. Se l’onorevole Boschi non si dimette o se Renzi la difende non sono loro due l’anomalia o l’eccezione, sono solo l’ennesima conferma di cosa è il sistema Italia e come sono fatti i suoi degni rappresentanti.

@massimofamularo

*mi hanno fatto giustamente notare che il buon mister B non ha governato 20 anni, tuttavia piuttosto che correggere ho preferito aggiungere questa piccola nota: non credo sia rilevante per quanto tempo sia stato effettivamente al governo (che in concreto sarà anche meno della metà di quanto ho scritto),  quel che conta è il periodo durante il quale ha dominato la scena politica e, visto quel che ci aspetta, con un ventennio ho sbagliato per difetto.

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