Governo

In risposta alla barbarie di un Paese che dimentica… di Titti Ferrante

2 Ottobre 2023

Vede, Titti, io credo che sia ancora più semplice di ciò che lei descrive con tristezza e consapevolezza.

La barbarie di un Paese che dimentica e confina in un cassetto la storia

Il male, almeno ciò che noi consideriamo male, non perché sia innato nell’uomo, spesso è la soluzione più rapida in quanto è favorito dall’egocentrico istinto di sopravvivenza dell’uomo come animale, non come creatura pensante. Poi, che sia bene o male lo stabilisce l’uomo stesso in base alla sua scala di valori del momento.

Di certo il declino dell’intelligenza naturale e l’affacciarsi di quella artificiale significa, metaforicamente, che l’uomo ha abdicato alla prima e che preferisce delegare sempre più i grandi problemi che gli si pongono in maniera via via crescente a un’entità che lo libera dalle responsabilità di scegliere.

Gli intellettuali degni di questo nome, in grado di decifrare la realtà e di indicare delle strade, dei viatici, sembrano eclissati. Quando finirà l’eclisse forse riappariranno, FORSE, e magari faranno sentire le loro voci sagge, com’è stato dopo la seconda guerra mondiale. Nel frattempo, durante il buio dell’eclisse totale, succederà di tutto e non ci sarà modo di fermarlo, proprio perché non c’è la volontà di farlo, da parte di chi è in maggioranza o in opposizione a sua volta, e proprio perché i nostri politici attuali, al 90%, mancano totalmente di spessore intellettuale. Il restante 10% è messo a tacere dalla massa ignorante dei colleghi, ubi maior minor cessat. Il caso Renzi è eclatante: il segretario del PD, che ha portato le percentuali di un partito a risultati mai visti prima, si è poi rivelato per ciò che era, dopo aver illuso il popolo della sinistra che potesse veramente esserci un rinnovamento e una rottamazione a fin di bene. Poi il suo gioco onanistico di arrivismo e di personalismo, dei suoi cerchi magici familiari, è risultato palese ed è andata come sappiamo. Oggi non ci crede più nessuno a una rinascita e sarà difficilissimo recuperare i delusi. Già molti delusi si sono rivolti altrove oppure si sono chiusi nel solipsismo, rassegnati che il tempo è ormai perduto. Questo che il parlamento sia dimezzato o meno: ciò che conta non è il numero dei parlamentari, come pretenderebbero quegli altri scappati di casa dei cinque stelle, ma la qualità delle persone, e nemmeno l’uno vale uno perché non fa altro che ripercorrere la via dell’individualismo, onanistico anche in questo caso. E infatti si è visto dove molti ex cinque stelle siano andati ad approdare, ingrossando le fila della Lega e delle destre, soprattutto. Questo perché non si era né di destra né di sinistra, seh, vabbè.

Certo, noi scriviamo, noi lasciamo i messaggi nelle bottiglie nell’oceano dell’informazione mediatica, ma non possiamo fare di più. Non certo io che, anche se vorrei spesso gridare e portare striscioni, non posso nemmeno andare in piazza a manifestare perché per me la deambulazione è assai difficile. Ma bisogna che le persone leggano, e che leggano anche le persone (gli elettori, soprattutto) in disaccordo con noi, che riflettano sui danni che possono fare mettendo una crocetta qui o là sulla scheda elettorale. Ciò presuppone anche che l’intelligenza naturale, quella di cui parlavo prima, sia stata coltivata e sviluppata nel corso del tempo. Presuppone anche che nel PD (dico PD solo perché sembra l’unica forza strutturata che si pone come progressista, i cinque stelle si sono dimostrati incapaci di analisi e soluzioni e, soprattutto, senza una vera struttura affidabile, con quella scioccherella che parlava delle sirene e quell’altro mancamentato che mandava i diari del passeggino dall’America Latina) e contorni si sveglino e riescano a comprendere che c’è un paese diverso da quello che immaginano e che la deriva è già stata intrapresa da diverso tempo, senza che il PD e i suoi contorni si siano mossi più di tanto per arginare. Elly Schlein da sola può far poco, anche se bisognerebbe andare a scovare porta a porta l’elettore scontento e ridargli fiducia, cosa che presupporrebbe una specie di esercito della salvezza fatto di volontari in grado di pensare, parlare, tradurre e comunicare le soluzioni alla gente ormai contagiata dal disagio generale. Non facile, per niente. ma ancora possibile.

Meloni, nana bianca (forse bionda, di certo finta) in un universo di nane scialbe, è il capro espiatorio di una classe politica che porta i topolini italiani, in blocco, ad annegare, come il pifferaio di Hamelin. Lei è un’inetta tanto quanto gli altri, incapace di capire ciò che la circonda, vivendo perennemente nel suo guscio di 10 cm. Che parli le lingue straniere significa poco se non legge le grandi letterature straniere, che qualcosa potrebbero insegnarle, ma dubito che colei legga qualcosa che sia più impegnativo della lista della lavanderia. Poi magari ha letto il Proust in originale e noi non lo sappiamo, ma se lo ha fatto non sembra averne capito molto, da ciò che dice e da ciò che fa. Basterebbe aver letto i saggi del Pasolini, in italiano. Ma dubito fortemente che, anche se li avesse letti, appunto, ne abbia compreso qualcosa.

Se dalle opposizioni non si leverà un grido unanime e un’azione altrettanto unanime, non ci sarà mai una soluzione. A meno che la soluzione non la prendano in mano i cittadini pensanti. Ma non sarebbe una soluzione veramente democratica e potrebbe anche sfociare in disordini sanguinolenti. Se è in contatto con Elly Schlein, le invii sia il suo articolo che il mio. Io la Schlein (e non mi pento di aver messo “la” prima del nome) non la conosco.

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