Governo
Il veto su Conte ha senso fino a un certo punto
Diciamoci la verità: il veto su Conte ha senso fino a un certo punto.
Nella narrazione sulla discontinuità, di cui il Segretario Zingaretti ha fatto un cavallo di battaglia, la caduta della testa del Presidente rimasto in carica per il disbrigo degli affari correnti è un fatto assai simbolico ma, in un discorso di politica reale, conta poco. A differenza di quanto invece pesi nel Movimento Cinque Stelle, al cui interno, la permanenza in carica del professore è il necessario punto di equilibrio tra tensioni avverse che, diversamente, deflagrerebbero in tutta la loro potenza.
In altre parole, nel perimetro della realpolitik, la “questione Conte” è assai più cruciale per i pentastellati che non per i democratici.
D’altronde, nell’ottica di un “governo politico” (esistono davvero governi non politici?), è del tutto legittimo che sia il Movimento a rivendicare la carica apicale del futuro governo; ciò considerato, tolto Conte, il Partito Democratico riuscirebbe a trovare un punto di caduta seriamente preferibile nella trattativa con i 5 Stelle?
Zingaretti, del cui acume non abbiamo ragione di dubitare, sa benissimo che digerendo il “male minore” Conte, guadagnerebbe uno spazio sostanzioso di agibilità politica nella trattativa, potendo incentrare l’interlocuzione intorno alla pretesa di discontinuità sulla questione più scottante e davvero non contrattabile per il PD ed il suo elettorato: il superamento e la neutralizzazione dei decreti sicurezza.
Nel fisiologico “do ut des” di queste ore, spazzato via il veto di cui sopra, il PD potrebbe richiedere la calendarizzazione, in tempi certi, delle discussioni intorno alle nuove politiche migratorie e di sicurezza, bilanciando così la richiesta (e già ottenuta) blindatura del taglio dei parlamentari. In questo modo Zingaretti avrebbe la forza di ottenere una de-leghizzazione effettiva della genesi del nascituro Esecutivo.
Un’ultima considerazione s’impone.
Credo che il vero ostacolo alla nascita del Governo demo-grillino sia la narrazione pubblica degli opposti inconciliabili che si è insinuata presso entrambi gli elettorati in questi anni, difficilmente resettabile d’emblée, in così poco tempo. Non è un caso che nelle ultime ore stia montando la protesta social dei simpatizzanti, specialmente grillini, contro l’innominabile intesa.
Chi d’insulto ferisce, d’insulto perisce.
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