Governo

Il trasformismo, un’arte tutta italiana

10 Febbraio 2021

“Se c’era un Dio da discutere
Adesso, non c’è più
Sei troppo ingenuo da credere
Che un Dio, sei tu”

 

Ce le ricordiamo tutti le immagini che ritraevano Salvini al Papeete in versione cubista, o quando dopo aver cenato all’hotel Rinascimento, apprezzava il caciocavallo molisano, immagini divenute meme su cui si è scatenata la critica divertita verso chi si presta a pubblicizzare la sua vita tra gente normale perché lui è uno di noi comuni mortali, la rappresentazione del populismo nella sua forma più becera.

Resosi artefice di una crisi di governo nel momento in cui sembrava raccogliere la maggioranza dei consensi, facendo del motto prima gli Italiani il suo cavallo di battaglia, si è assistito ad un lento e progressivo spegnersi del lume salviniano che ha cercato, almeno fino a poco tempo fa, di essere almeno coerente col suo programma di governo. Imputato di aver negato il soccorso ai migranti a mare, si è dovuto difendere dalle accuse di sequestro di persona a Palermo per il caso della Open Arms e a Catania per il caso Gregoretti.

Oggi, che di migranti si parla meno, e che bisogna entrare a far parte della gestione dei fondi che l’Europa mette a disposizione, Salvini in preda ad una grave forma di amnesia che lo porta a ritrattare sul suo passato antieuropeista, sovranista, euroscettico, dopo aver fino alla settimana scorsa considerato il Ricovery Fund non un’opportunità ma una trappola per contrarre nuovo debito, oggi, ha dato il via libera ai suoi 29 eurodeputati per votare il regolamento del Recovery Plan nella sessione plenaria del Parlamento europeo dopo un’astensione durata due mesi.

Il racconto della sua inversione di marcia è scontato: farsi voce di tutti quei industriali e piccoli imprenditori del Nord Est che dopo la battuta d’arresto ricevuta in seguito all’avvento della pandemia, si aspettano una rappresentanza delle loro esigenze, delle loro necessità per poter sopravvivere e rifiorire.

Una narrazione che lo vede nei panni del buon padre di famiglia, che si dà qualche pizzico sulla pancia pur di riempirla la pancia dei suoi figli. La verità è che Salvini è un trasformista, uno che pur di non finire nel cono d’ombra ha reputato fosse necessario un repentino cambio d’abito. Ed eccolo qui, con vesti nuove; mi chiedo, a questo punto, che fine faranno le sue sbandierate felp

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