Governo

Il segreto motivo per cui molti, domenica, voteranno NO

2 Dicembre 2016

C’è un motivo per il quale molti, domenica 4 dicembre, voteranno NO che non è stato rilevato da quasi nessun analista che ho potuto leggere sulle pagine virtuali de Gli Stati Generali (fatta eccezione per Luigi Ferrajoli) né, in verità, da quasi nessun altro mezzo d’informazione. Tutt’al più l’ho visto mischiato, dunque non ben evidenziato, fra le tante altre ragioni che potrebbero convincere a votare NO.

È evidente a tutti che quanto affermato da Romano Prodi per spiegare il suo voto consenziente non è solo vero, ma perfino sacrosanto: meglio mordere un osso che un bastone. Infatti mi spingo a dire che chiunque arrivi a considerare il Referendum costituzionale di domenica prossima come un insolito metodo per scegliere chi guiderà il Paese per i prossimi anni, cioè una specie di elezione eterodossa, sempre che il suddetto “chiunque” sia in possesso di meccanismi di scelta ben oliati che gli suggeriscano di non affidarsi a improbabili avventurieri, preferirebbe votare SÌ.

Tuttavia c’è una questione di principio che non andrebbe sottovalutata, in una Repubblica che ha visto approvare la propria Costituzione dalla maggioranza assoluta dei propri rappresentanti (ricordiamo che nel 1947 i voti favorevoli furono 453 a fronte di 62 contrari), l’unica Costituzione che la Repubblica italiana abbia mai avuto: non è lecito usare il testo costituzionale a tali scopi.

Perché altrimenti è perfettamente immaginabile che nel prossimo futuro, e non fra settant’anni come ama dire Matteo Renzi, il preferito di turno dal popolo italiano possa usare un’altra riforma costituzionale, migliore o peggiore in questo caso non importa (perché stiamo parlando di un principio) per convalidare il favore di cui gode tra i cittadini: il metodo per arrivare a un simile scenario è già stato improvvidamente suggerito in questi mesi: o votate questa mia Costituzione o mi dimetto.

Una Costituzione, in altre parole, non dovrebbe servire per scegliere chi governa un Paese, appunto perché dovrebbe stargli al di sopra. E questo resta valido anche per chi reputa l’attuale maggioranza di governo la miglior alternativa possibile in questo momento. Semplicemente ha commesso l’errore, l’attuale maggioranza di governo, di credersi talmente migliore delle altre (un errore comprensibile considerando l’identità di tali “altre”) da poter cambiare ciò che può essere mutato solo con l’assenso di chi non la pensa come lei.

In questo modo si potrebbe pensare che la Costituzione sia una legge tra le altre, una di quelle leggi che si possono approvare per decreto, o ricorrendo alla questione di fiducia. Una questione di fiducia che, sia detto per inciso, è già stata posta molte volte per arrivare fino al punto in cui siamo arrivati, un punto in cui ci viene detto che se la riforma non sarà approvata il Governo potrebbe addirittura cadere.

Forse è un vezzo un po’ troppo ardito anche per la miglior maggioranza di governo possibile in questa povera Italia massacrata dal cinismo e dalla banalità, due tare che non ci permettono di vedere al di là del nostro naso, e dunque di scorgere i rischi che potremmo correre nel medio e lungo periodo per salvarci (o credere di farlo) nel breve.

 

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