Governo
Il Salvatore umbro e la grassa coalizione
Del nuovo Presidente sappiamo ormai tutto. Che si è trasferito in Umbria, dove compra il pane, cosa confessa al parroco del paese, cosa ordina di solito al ristorante. Da umbro apprezzo molto del suoi gusti, ma ciò che non apprezzo è quanto successo negli ultimi settanta giorni.
Se di fronte alla formazione di questo governo gli iscritti Cinque Stelle avessero votato NO oggi saremmo ancora immersi in una crisi di governo. E con quale maggioranza sarebbe nato il governo Draghi? Con il solo supporto di Salvini, Berlusconi, Azione, IV e Pd? Non scherziamo. A proposito, da ieri l’account twitter di Matteo Salvini ha ricominciato a pompare messaggi trionfalistici esaltando l’hashtag #governodraghi.
No, per fortuna gli iscritti Cinque Stelle stavolta si sono mostrati più maturi di chi questa crisi l’ha tenacemente provocata per fini personali, grazie ai 18 fedelissimi piazzati in Senato, e nonostante il fallimento di una scissione che ormai porta verso Forza Italia.
Si parla di un team di esperti per riscrivere il Next Generation Eu. A sentire i nomi gira che ti rigira sono sempre gli stessi (Colao, Franco…), gli stessi che aveva immaginato il governo Conte, o in alcuni casi amici e colleghi universitari di cui si parla dall’autunno.
Non siamo più un paese molto cattolico, eppure alla difficile politica del governo, delle responsabilità, delle scelte e delle riforme, preferiamo quella del Salvatore, che oggi si chiama Mario Draghi, e nel quale siamo costretti ad avere fiducia pena il default del Paese. Anche perché stavolta il Salvatore avrà con sé, oltre a una larga e grassa coalizione, 209 miliardi di euro in un sacco di iuta riportati dal governo precedente. Incrociamo le dita che il Salvatore non incontri qualche Giuda.
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